Il no al deposito di scorie nucleari non sia propaganda elettorale

Il M5S di Montalbano: "Da considerare l'abitudine dei partiti tradizionali, Pd in testa, alle dichiarazioni preventive di comodo"

Prendiamo atto della posizione espressa di recente dal sindaco Piero Marrese sulla questione delicata del Deposito unico nazionale di scorie nucleari. 

A leggere i criteri di esclusione e di inclusione stabiliti per localizzare un’area per il deposito nazionale di rifiuti nucleari, solo tre aree li rispecchiano appieno: l’interno della Sicilia, che ha però 7 milioni di abitanti, l’interno della Sardegna, che ha però investitori internazionali lungo tutte le sue coste, e l’area dei Calanchi della Basilicata.

Regione che, tra i criteri di inclusione, si trova ad avere l’arretratezza di infrastrutture, la densità abitativa bassa (con una povertà diffusa che porta l’area a essere soggetta a ricatti di ogni genere, determinata proprio dalle scelte economiche del partito del nostro sindaco, il Pd, negli ultimi 3 decenni), la stabilità dei calanchi rispetto ai rischi sismici e persino le giuste distanze richieste per il deposito dal mare e dalle rotabili più importanti. 

Requisiti importanti perché il deposito non deve essere costruito in aree alluvionabili e sismiche e perché porta in sé la necessità di costruire una “cittadella scientifica” totalmente ex novo, insieme a tutte le strutture necessarie, viabilità circostante compresa. Dunque, anziché riadattare ciò che c’è, per questi signori del nucleare è meglio fare tutto ex novo, cosa che fa molto pensare a una regione come la Basilicata per la scelta finale.

Due anni fa, l’amministrazione del sindaco Marrese ha approvato con ritardo la delibera proposta da “Scanziamo le Scorie”, per prendere le distanze proprio dal deposito di scorie nel nostro territorio e in Basilicata, mentre ora, a ciel sereno, se ne esce con una dichiarazione pubblica e personale.

Per noi del M5S è anche preferibile che il primo cittadino si sia espresso personalmente sul no al deposito perché, a differenza del 2003, oggi le amministrazioni locali, Regione e Comune, hanno molto potere decisionale, in tema di nucleare, per rimandare al mittente il deposito, opponendosi per semplice incompatibilità del deposito con le vocazioni dell’area. 

Le disposizioni concordate con l’Europa prevedono che l’ultima parola spetti al territorio, ma questo ha anche una doppia faccia: come viene ascoltato il no al deposito, stesso valore avrebbe un eventuale sì al deposito enunciato da un governatore o da un sindaco. 

E dato che non è ancora il momento della decisione finale, resta da considerare l’abitudine dei partiti tradizionali, Pd in testa, alle dichiarazioni preventive di comodo, poi rimangiate dai fatti, soprattutto sotto le elezioni. E a novembre, in Basilicata, lo ricordiamo, si vota per le regionali.

Giovanni Ronco, consigliere comunale M5S Montalbano Jonico