Ora o mai più. Spunti per un dibattito sullo sviluppo della Basilicata in vista delle prossime elezioni d’autunno foto

Pietro De Sarlo e Michele Finizio lanciano le basi per una discussione sul programma di Governo regionale

Abbiamo firmato insieme questo lungo approfondimento, partendo dalle nostre esperienze e competenze diverse ma complementari, frutto del costante dialogo che abbiamo avuto in questi anni sul futuro della nostra terra, per fornire un contributo di riflessione e di contenuti utili al dibattito in  vista delle prossime elezioni regionali. Nella speranza che si apra una discussione a tutto campo nel Movimento 5 Stelle e tra il Movimento 5Stelle e le altre sensibilità sociali e politiche rappresentate dai gruppi, movimenti, associazioni, cittadini che vogliono costruire un’alternativa a Pittella e al Centro Destra. Ci siamo concentrati su alcuni temi dello sviluppo e dell’occupazione.

 Alcuni dati di realtà

Rispetto alla media OCSE in Italia la percentuale degli occupati sulla popolazione in età da lavoro è del 57% contro il 70 % della media OCSE e il 75% della Germania.

Questa percentuale scende drammaticamente al Sud dove è di molto inferiore al 50%.

In altri termini mancano in Italia opportunità di lavoro per una quota consistente di italiani, circa 7 milioni di occupati in meno e rispetto alla Germania a parità di condizioni, pari a più dell’11% della popolazione italiana. Più di 4 milioni sono concentrati al Sud.

In Basilicata su una popolazione in età da lavoro di 373.000 unità abbiamo solo 189.000 lavoratori. Per raggiungere quella quota del 75% mancano all’appello circa 90.000 posti di lavoro!

Ora possiamo nascondere la testa sotto la sabbia come ci pare ma o si mette mano allo sviluppo del Mezzogiorno o dovremmo rinunciare quasi del tutto allo stato sociale: pensioni, welfare e, cari amici, anche alla solidarietà e al reddito di cittadinanza.

Il mantra dominante di questi anni è stato solo la riduzione delle spese perché abbiamo un consistente debito pubblico. La drammatica eredità ricevuta da questo governo, come certifica l’Istat, è che questa folle politica neoliberista ha dal 2010 a oggi diminuito la capacità di ripagare il debito e in aggiunta ha raddoppiato disuguaglianze e povertà.

È il frutto amaro dell’aver confuso cause con effetti. Le spese pubbliche sono una funzione diretta dei servizi necessari ai cittadini, ossia sono proporzionali al numero di abitanti e alla dimensione del territorio e non al Pil.

Se abbiano un numero di occupati dell’11% inferiore a quelli che dovrebbero essere gli occupati in Italia appare chiaro che non possiamo permetterci questo stato sociale. Per contro, facendo una semplificazione forse eccessiva ma utile a comprendere le cause di questa situazione, se lavorassero tutti avremmo un livello di Pil annuo superiore strutturalmente dell’11% rispetto all’attuale e potremmo ripianare il debito, sostenere il welfare e permetterci pure qualche sfizio!

Vi risparmiamo i dati socioeconomici specifici della Basilicata che sicuramente conoscerete.

Dunque è questa la domanda vera da cui non si può scappare: è possibile lo sviluppo del Mezzogiorno e, quindi, della Basilicata?

Su questo occorre essere molto chiari: a parità di infrastrutture fisiche, amministrative culturali e sociali, no.

E allora la prima questione riguarda le infrastrutture

La portualità del Mediterraneo, e specialmente al Sud, ha bisogno non solo di investimenti, minimi e in gran parte già fatti, per accogliere le innovazioni mondiali nella logistica ma, soprattutto, di infrastrutture ferroviarie adeguate per portare le proprie merci da Taranto, e Gioia Tauro, al nord est e al nord ovest europeo e per consentirgli di scavalcare gli Appennini e le Alpi.

Tra le altre cose questi investimenti gli altri paesi industrializzati li hanno già realizzati anni fa, mentre noi continuiamo ad affidare i nostri trasporti a automezzi su gomma che inquinano l’aria e intasano le nostre autostrade.

La realizzazione di queste ferrovie sarebbe sufficiente per lo sviluppo? Assolutamente no. Perché oltre alle infrastrutture di lungo raggio occorrono le infrastrutture e la logistica di prossimità ai porti per realizzare industrie manifatturiere che potrebbero beneficiare di questa prossimità.

Questa visione è fondamentale per la Lucania che costituisce l’entroterra naturale per lo sviluppo del porto di Taranto. (continua nella pagina seguente)