L’appello di don Giuseppe Di Tolve ai lucani: “Cancelliamo l’omertà e rispolveriamo le nostre coscienze addormentate”

Il giovane sacerdote di Pisticci" Questa bellissima, ma anche maledetta Madre Terra, grida vendetta"

Genti lucane,

il 29 settembre prossimo, per la nostra regione Basilicata e per noi lucani, sarà una data memorabile per un duplice motivo: infatti, oltre ad essere una giornata liturgica importante – perché in tale data celebreremo la Solennità degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele ed invocheremo la loro potente protezione per un futuro di speranza – a Pisticci Scalo a partire dalle 9:30 ci sarà una marcia per la vita per innalzare il nostro grido di Dignità in quanto persone umane che non possono essere manipolate dai potenti invisibili e corrotti.

Questa Marcia sarà apartitica perché prevede la presenza di cittadini di buona volontà, anche se ci auguriamo ci siano anche e soprattutto le Istituzioni Civili ed Ecclesiastiche, perché ognuno dovrebbe spogliarsi delle proprie vesti e partecipare al bene del futuro di questa Madre Terra Amata (fino a che punto?) e soprattutto martoriata.

In questo contesto, spero ci siano anche le “sentinelle del futuro”, cioè i ragazzi e i giovani, i quali, se non desiderano migrare oltre il confine regionale, ma rimanere  legati ai loro affetti, è necessario siano spronati a difendere il loro diritto alla salute, al lavoro e al patrimonio ambientale.

E’ soprattutto nei momenti difficili che siamo chiamati ad amare la “casa comune” nella quale viviamo e ad unirci per prendercene cura. Sebbene sia certo che la realtà attuale della nostra regione è motivo di preoccupazione ed è sotto la spada di Damocle, con questa lettera vorrei invitarvi a riflettere, a cercare, a discernere, ad agire e ad apprezzare il vostro impegno per la vita, per l’ amore.

Bisogna crederci nel dare l’anima ad una Basilicata sfiatata e, a mio avviso e sulla base di alcune riflessioni, questa è l’occasione giusta per la rinascita.

Cosa si nasconde dietro l’affare selvaggio dell’energia eolica in Basilicata? Il vento soffia ma possono infuriarsi gli affari. Il popolo lucano ha il sacrosanto diritto-dovere di sapere se è a vantaggio o meno per il suo futuro. In questo caso, è evidente che alcune organizzazioni malavitose calabre vogliono gestire alcuni colossi della bella ma svenduta Lucania.

Basta ad una Basilicata groviera petrolifera, perché il petrolio non ha portato nessun beneficio alla nostra popolazione lucana, ma solamente alle multinazionali. Sappiamo bene, come il Re Nero,  che non è solo benzina, ma anche plastica, tessuti sintetici ed energia elettrica, è il bene più prezioso del mondo, ma anche quello che crea più conflitti. Le risorse naturali della terra sono in tutto ci  che leggiamo, guidiamo, indossiamo e mangiamo ogni giorno e rappresentano l’origine della straordinaria catena di approvvigionamento globale, ma anche una “maledizione” per molti paesi che le producono, dove sembrano essere direttamente in rapporto con un drammatica riduzione di libertà, pace e giustizia. E se l’eco dei conflitti, delle ingiustizie e delle disuguaglianze pu  sembrare lontana e flebile, occorre pensare che tutto ci  che spendiamo ogni giorno, per riempire il serbatoio o fare la spesa, rischia di renderci sostenitori di alcuni degli uomini più pericolosi del mondo, quegli stessi uomini che rappresentano per noi una grande minaccia. Dietro le quinte del Re Nero c’è un meccanismo nascosto che ostacolerà la nostra democrazia e sviluppo.

Mi vengono in mente le parole di Plinio il Vecchio: Cerchiamo ricchezze nel profondo delle viscere della terra, dove gli spiriti dei morti hanno la loro dimora, come se la parte sulla quale camminiamo non è abbastanza generosa e produttiva … Ma quello che è nascosto sottoterra – quello che non si trova immediatamente – ci distrugge e ci porta allo sprofondo. Di conseguenza, la mente vacilla al pensiero degli effetti a lungo termine che si avranno dall’estrazione delle risorse della terra e dal pieno impatto dell’avidità. Quanto innocente, felice e quindi agiata potrebbe essere la vita umana se desiderassimo nient’altro che quello che si trova sulla superficie della terra.

Dobbiamo difendere a spada tratta l’oro blu, perché, dopo l’aria, è uno dei due beni più preziosi che abbiamo, e, tra l’altro, in grande abbondanza. E’ urgentissimo far diventare realmente pubblica la gestione lucana creando un’azienda speciale pubblica ed un ente di governo pubblico che si occupino solo della gestione e della tutela della tanta buona acqua e che contrastino l’inquinamento, la privatizzazione strisciante ed il perverso fenomeno di accaparramento delle sorgenti, in atto in tutto il Mezzogiorno.

E poi sarebbe necessario far emergere chi ha seppellito e inquinato nelle nostre terre. Perché i fondi concessi per le bonifiche di Tito Scalo e della Val Basento non si sono spesi per tale scopo? E che fine hanno fatto?

Desideriamo esprimerci affinché questo angolo di terra non sia ferito e divorato dalla brama del profitto, dello sfruttamento e della distruzione che il “dolce consumismo” vorrebbe realizzare. Riusciremo a convertire ci  che è marcio oppure la putredine continuerà a comportarsi da acerrimo nemico di sorella terra, acqua, vento, dei fratelli uomini e delle sorelle donne, trasformando questa terra in una valle di lacrime?

Papa Francesco dice sempre: “Dio ci perdona sempre, l’uomo qualche volta, la Natura mai”. E allora, considerato che non si vuole scoperchiare la pentola che bolle, scaviamo nei nostri cuori e bonifichiamo in primis le nostre coscienze, chiedendo perdono dei nostri peccati. Convertiamoci, perché un giorno verrà il giudizio di Dio! Il biocidio di vittime e gli ammalati di cancro di questa bellissima, ma anche maledetta “Madre Terra”, gridano ancora vendetta e spingono ad un invito alla denuncia e al perdono per cercare di far emergere la verità probabile dell’avvelenamento del territorio.

Dati aggiornati dello studio Sentieri, a cura dell’Iss (Istituto superiore di Sanità), hanno rilevato che nel periodo 2006-13 vivere in aree Sin (Siti d’interesse nazionale), come quelle di Tito e della Val Basento, ha comportato una mortalità più elevata del 5% e un aumento di tumori maligni pari al 9, in esseri umani da 0 ai 24 anni. Non solo: vivere nei siti contaminati da amianto, raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche ha prodotto un rischio di morte più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale. Tutto ci , nel periodo citato, si è tradotto a livello nazionale in un eccesso di mortalità pari a 11.992 persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio.

Il dato riguarda solo le aree contaminate nelle quali è attivo il registro tumori e fa riferimento a 28 siti sui 45 totali. In Basilicata, come è noto, il registro tumori non risulta aggiornato (Come mai? A tal riguardo si può  dare una spiegazione?) e tali cifre, dunque, interpretate per analogia, non devono creare allarmismo ma certamente far riflettere.

La sorveglianza epidemiologica nelle aree contaminate deve essere basata possibilmente su metodi e fonti informative accreditati: solo così si potranno monitorare i cambiamenti sanitari in relazione a sorgenti di esposizione a classi di inquinanti specifici per verificare l’efficacia di azioni di risanamento.

Qualcuno ha il barbaro coraggio di affermare che gravi sofferenze non ce ne sono state. Se ognuno di noi non si fa carico di badare alle piccole dolorose storie di ogni giorno, in che razza di umanità viviamo?

La vera battaglia è sui temi fondamentali come la vita e la dignità delle persone. Non facciamoci appesantire dalla mediocrità e dalla noia. Non rassegniamoci alla monotonia del vivere quotidiano, ma coltiviamo progetti di ampio respiro, andando oltre l’ordinario.

Dobbiamo avere il coraggio di dare voce anche a queste piccole grandi storie, essere capaci se lo vogliamo di suscitare in noi il desiderio di voler rimanere sempre dalla parte dei più fragili, di chi ha bisogno.

Sforziamoci di essere protagonisti degli accadimenti contemporanei, non lasciamoci rubare il coraggio, e, per dirla con Papa Francesco, non lasciamoci rubare la speranza. Dobbiamo cancellare l’omertà e rispolverare le nostre coscienze addormentate.

Non lasciamoci condizionare dall’opinione dominante, ma restiamo fedeli ai principi etici e troveremo il coraggio di andare anche controcorrente, anche perché il diritto alla salute è un diritto fondamentale. Ma a chi dobbiamo chiedere questo cambiamento? Alle Istituzioni, alla Politica? Nonostante dobbiamo essere una spina propositiva al fianco della politica e delle istituzioni per chiedere ci  che è la loro parte, ricordiamoci, per , che c’è una parte di Responsabilità che ci chiama in gioco tutti e nessuno deve sentirsi escluso. Basta con quelli che chiedono sempre agli altri di fare, perché c’è una responsabilità che appartiene a ciascuno di noi.

Ci vogliono più consapevolezza e più conoscenza per capire che ogni ferita inferta alla terra è una ferita inferta a noi stessi. L’indifferenza è la prima prova di suicidio ed omicidio tra noi ed i cittadini che non reagiscono sono i primi responsabili. Senza il popolo le battaglie non si fanno.

Adesso ci è chiesto di sacrificare la vita alla verità’ perché la volpe cambia il pelo, non i costumi. Concludo con una frase del noto oratore latino Cicerone che diceva esattamente “Come avrai seminato, così mieterai”.

 Don Giuseppe Ditolve Vicario parrocchiale “Cristo Re” – Pisticci