Confapi: “Si metta settore edilizio al centro dell’agenda politica”
La Confederazione italiana della piccola e media industria privata ha partecipato all’indagine conoscitiva sull’applicazione del Codice dei contratti pubblici
Confapi ha partecipato, il 18 dicembre scorso, nella sede dell’Ottava Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) all’indagine conoscitiva sull’applicazione del Codice dei contratti pubblici, rappresentata da Giorgio Delpiano, vice presidente Confapi Aniem e dal lucano Rocco Di Giuseppe, della Giunta nazionale Confapi Aniem.
“Il nostro Paese – dichiarano i rappresentanti dell’associazione – lamenta un ritardo infrastrutturale notevole, che implica l’adozione di provvedimenti finalizzati ad accelerarne la realizzazione di nuove nonché l’ammodernamento di quelle già esistenti. Interventi ritenuti strategici per rendere competitive le nostre imprese e per far crescere l’intero Paese”.
Rispetto alla necessità di investire in infrastrutture fondamentali per la crescita e nella manutenzione del territorio “è indubbio – secondo Confapi – che bisogni rimettere il settore edilizio al centro dell’agenda politica, quale vero motore del Paese. Si pensi che le costruzioni rappresentano l’8 per cento del Pil nazionale e che 1 miliardo di euro investiti nel settore è capace di generare effetti pari a 3,5 miliardi e creare 15.500 posti di lavoro”.
Il nuovo Codice degli Appalti nato per favorire anche l’accesso delle Pmi ai grandi appalti si è rivelato di tale complessità da non permettere di iniziare opere con fondi già stanziati e ha finito per stremare l’intero comparto: Confapi condivide gli obiettivi di lotta alla corruzione e di riaffermazione della legalità e trasparenza, ma è altrettanto convinta della necessità di una sua completa revisione, come promesso dal Governo.
È l’Istat a certificare, nel primo semestre 2018, l’ulteriore calo dell’occupazione nelle costruzioni (-2,7%), contro un aumento dell’1,2% di tutti gli altri settori economici. I dati dell’Osservatorio delle casse edili registrano un decremento complessivo, a giugno 2018, del 2% delle ore lavorate, dell’1,2% di lavoratori impiegati e del 3% di imprese attive. L’obiettivo dell’intervento di riforma del Codice Appalti deve essere quello di garantire l’efficienza del sistema dei contratti pubblici e procedere ad una vera semplificazione del quadro normativo e ad una equa diminuzione degli oneri in capo alle imprese, che pesano in maniera maggiore sulle PMI.
A questo scopo, in attesa della realizzazione dell’albo dei commissari e del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, riteniamo prioritario garantire una semplificazione delle procedure di affidamento dei lavori, soprattutto per gli appalti di importo contenuto, spesso privi di interesse transfrontaliero e di complessità tecnica. Un’idea, secondo Confapi, potrebbe essere fissare una soglia fino a 150.000 euro entro la quale sia consentito il ricorso all’affidamento diretto.
L’applicazione del CCNL di settore deve, infine, diventare un requisito fondamentale per evitare fenomeni distorsivi in gara, derivanti proprio dall’utilizzo di contratti collettivi meno onerosi di quelli dell’edilizia.