La doppia morale del Gruppo consiliare Pd della Basilicata

Di Bello: "Dovrebbero rispettare l'art 97 della Costituzione"

Termini come “allibiti per decisioni assurde” sono stati usati per commentare la decisione del Riesame nel confermare il divieto di dimora al presidente della Regione Marcello Pittella ad opera del gruppo consiliare della regione Basilicata del Partito Democratico.

Il  sottoscritto Giuseppe Di Bello, Tenente della Polizia Provinciale di Potenza, fu raggiunto nel 2010 da un provvedimento di sospensione a seguito di una denuncia partita dal Pd di Basilicata e precisamente dal Vice Presidente della Giunta Regionale di Basilicata, Vincenzo Santochirico, cui fece seguito una indagine della Procura della Repubblica di Potenza.

Quella denuncia fece scaturire una sentenza di condanna in primo grado a mesi 2 e giorni 20 di reclusione, beneficio di non menzione della pena e non luogo a procedersi perché incensurato. Oggi dopo ben 6 processi e ben 2 vittorie in Cassazione dal 6 dicembre 2018 si è messa la parola fine ad un fatto che ha fatto discutere e anche tanto. Ciò che il sottoscritto vuole sottolineare è l’incoerenza di certi esponenti politici del Pd in seno al Consiglio Regionale, ovvero com’è possibile dichiararsi allibiti rispetto ad una decisione da loro ritenuta assurda ovvero la riconferma del divieto di dimora in capo al Presidente Pittella e contemporaneamente fingere di non vedere non una ma due sentenza a mio favore della Cassazione ovvero della 5^ sezione (come quella che ha deciso il caso Pittella) annullamento del 2015 e della 2^ sezione sull’annullamento del 2017 e non leggere neppure la parola fine decretata dalla Corte d’Appello di Napoli il 6 dicembre del 2018?

Com’è possibile fare le affermazioni che sono state fatte circa il loro essere abituati per cultura a rispettare le sentenze, quando ad un lavoratore non solo non sono state rispettate nei fatti le Sentenze a lui favorevoli della suprema Corte di Cassazione ma non è stato dato ascolto neppure alle decine di interrogazioni che vanno dal Parlamento Europeo, al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati al Consiglio Regionale di Basilicata ed al Consiglio Provinciale di Potenza?.

E quando i consiglieri regionali parlano di persecuzione ad personam, quando si parla di due pesi e due misure con dirigenti imputati in processi per reati di grave allarme sociale contro la pubblica amministrazione i quali spesso nei loro ruoli si ritrovano sotto processo per gli stessi reati in altri processi ad esempio il disastro ambientale Fenice e Petrolgate, senza che questi siano mai stati raggiunti da alcun provvedimento, al punto di dover subire azioni dal proprio ex Comandante del Corpo attuale dirigente della Regione Basilicata che era essa stessa raggiunta da rinvio a giudizio ed a giudizio per abuso d’ufficio in associazione per concorsi truccati. 

Se i Consiglieri del PD e la direzione stigmatizza l’atteggiamento del riesame e lo fa con estrema decisione il sottoscritto ultimo tra gli ultimi cittadini di questo Stato Nazione stigmatizza l’atteggiamento di questo Partito con chiare responsabilità sulla mia vicenda sin dall’inizio perché fatta nell’ambito dell’attività Istituzionale durante la legislatura da rappresentanti PD con Presidenza PD e maggioranza assoluta PD che dopo ben 9 anni 2 vittorie in Cassazione e la parola fine dettata dalla Corte d’Appello di Napoli non hanno sentito il dovere come dice la nota a difesa di Marcello Pittella di restituire ad un Ufficiale della Polizia Provinciale, mai raggiunto in precedenza da alcun provvedimento neppure verbale tutto quanto sottratto ingiustamente a partire dalla ricostruzione della carriera, alle perdite economiche stipendiarie, alla discriminazione subita ingiustamente con una macchina del fango concentratasi su una persona la cui unica colpa è stata quella di avvertire nel rispetto della Costituzione Italiana e della Convenzione di Århus di Copenaghen i cittadini su temi che interessano universalmente tutti quali la qualità delle acque ad uso umano e potabile.

Non è una questione di semplice buon esempio prima di lanciare strali verso chiunque, ma colpisce la mancanza di rispetto dell’Art. 97 della Costituzione sul principio di imparzialità che dovrebbe essere quotidianamente attuato da chiunque eserciti una funzione politica perché eletto democraticamente dai cittadini e perché ha prestato giuramento  alla Costituzione. Se da un lato si invoca l’assenza di gravi indizi di colpevolezza sul Caso Pittella dall’altro si finge di non vedere quanto sancito dalla Cassazione sulla mia persona “Interesse pubblico perseguito finalizzato a far conoscere un problema di grave allarme sociale, nessun danno alla pubblica amministrazione, nessun danno all’autorità giudiziaria, nessun interesse personale e incensuratezza della persona” questi i motivi non di uno ma ben 2 annullamenti di Cassazione ed infine della chiusura definitiva di qualcosa di assurdo che non avrebbe dovuto mai avere inizio.

Giuseppe Di Bello, tenente Polizia Provinciale Potenza