Licenziato, povero e poi promosso a responsabile della crisi

Il gioco di prestigio degli sciacalli del neo liberismo

Si può perdere il lavoro per tante ragioni. L’azienda chiude per causa di Equitalia o per effetto della crisi. Chiude per l’ingordigia dei proprietari o per l’incapacità dei suoi manager. Chiude per causa delle tecnologie che ti sostituiscono. E tu, tu non ci puoi fare niente. Vai a casa, quella casa che tanto hai desiderato fino a rischiare per un mutuo di 25 anni. Licenziato. Hai due figli a scuola, tua moglie lavoricchia con quella ditta di pulizie il cui titolare fa orecchie da mercante alla fine del mese.

L’ansia degli avvisi di pagamento a cui non riesci a far fronte. L’umiliazione di dover spiegare ai tuoi figli che lavoro fai, i parenti e gli amici che spesso non ti capiscono o fanno finta di niente.

Provi a cavartela. Ci sarà pure qualcosa da fare altrove. Sei bravo nel tuo lavoro di magazziniere ma potresti fare il portantino, il manovale, qualunque cosa, purché la tua dignità sia salva e la tua famiglia sia salva. Ci provi, resisti. Tre anni e la casa l’hanno presa quelli della banca. Tre anni e non sai come fare, cosa fare. Oggi sei povero. A 45 anni sei nel vortice della tristezza. La disperazione non ti appartiene ma la tua vita sembra aver consumato ogni speranza.

Dall’altra parte della tua vita, dall’altra parte della tua storia, c’è chi ha fatto chiudere la tua azienda. Quelli che hanno de localizzato l’attività, che hanno deciso di tartassare il tuo titolare, che hanno causato la crisi, o quelli che nonostante i compensi milionari hanno combinato pasticci. Dall’altra parte della tua vita ci sono i banchieri, i signori dell’alta finanza, c’è la politica, lo spread, i mercati, la competizione, i profitti. E mentre tu attraversavi l’inquietudine che ti ha portato alla Caritas, loro si arricchivano comunque e di più. Mentre tu subivi le umiliazioni di un mondo che non ti appartiene loro giocavano in borsa, pagavano sprechi, tangenti e ricche prebende.

Tutti loro non sanno che cosa significa essere poveri. Tutti loro però in qualche modo intuiscono che la tua povertà va risolta. Tuttavia, c’è lo spread, ci sono i mercati, c’è il debito pubblico, ci sono le regole dell’UE, c’è il rischio recessione. Quindi? Non possono aiutarti. Un reddito minimo di sopravvivenza lo chiamano assistenza mentre le loro prebende le chiamano onorari, compensi, investimenti nelle risorse umane. Un reddito di sopravvivenza è assistenzialismo mentre i default aziendali, i titoli tossici, le speculazioni finanziarie sono rischi del sistema. Tu non vuoi un reddito di sopravvivenza, tu vuoi un lavoro.

Sai però che fin quando non avrai un lavoro devi mangiare. Tuttavia, non possono darti da mangiare, ne va di mezzo l’economia dell’intero Paese. Ma soluzioni ce l’hanno quei signori dello spread? Sì. Le stesse soluzioni di sempre che nulla hanno mai risolto. Investimenti, rilancio dell’occupazione, detassazione, crescita, tagli alla spesa pubblica, competitività, rigore, austerità. Le stesse parole di quando la povertà colpiva sempre più persone e la ricchezza cresceva nelle mani di pochi.

Non possono darti da mangiare. E ti chiedi perché? Semplice: lo spread, il debito pubblico, il rischio recessione, le regole europee, i mercati. E allora ti fai un’altra domanda: io che c’entro? Già, me lo chiedo anch’io. Resta il fatto che i soldi per te sono assistenzialismo mentre le loro prebende, le loro speculazioni, la loro accumulazione di ricchezza sono crescita economica. Hai capito? Siamo all’eterno conflitto tra l’ingiusta ricchezza e l’ingiusta povertà. I ricchi vogliono vincere sempre ma stai tranquillo, la Storia sa indignarsi e il futuro ha sete di giustizia.