Morte dell’ex generale Guido Conti, la famiglia chiede di riaprire il caso

Dopo la richiesta di archiviazione. Il 17 novembre 2017 fu trovato senza vita ai piedi del monte Morrone

Dopo la richiesta di archiviazione i familiari dell’ex generale dei Carabinieri Guido Conti, trovato morto il 17 novembre 2017, chiedono di riaprire le indagini. La Procura di Sulmona aveva aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Il legale della famiglia Conti ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione. La notizia è riportata dal giornale on line Il Germe.

Elementi ancora da chiarire. Secondo i familiari dell’ex generale la morte è ancora da chiarire poichè ritiene incompatibile con il profilo psicologico del generale l’ipotesi di suicidio. Nell’opposizione all’archiviazione- scrive Il Germe.it, il legale della famiglia Conti evidenzia una serie di elementi ancora da chiarire: telefonate ricevute e fatte, messaggi e chiamate perse, che non sono rientrati negli elementi di indagine o non sarebbero stati sufficientemente approfonditi. Così come da chiarire ci sono le telefonate fatte al suo telefono da un’utenza intestata al comando dei carabinieri-forestali di Roma, numero che la procura non ha accertato a chi fosse in uso. E poi ci sono le dichiarazioni fatte a sit da alcuni testimoni che non combacerebbero con gli elementi raccolti e con i tabulati telefonici. Il telefonino dell’ex generale mai ritrovato. 

Spunta una data-secondo Il Germe.it -che potrebbe fare da spartiacque: l’8 novembre del 2017, quando dopo un vertice alla questura di Potenza, raccontano alcuni testimoni, Conti si sarebbe sentito abbandonato dagli amici in divisa.

Non convince la posizione del corpo e non sarebbe stata approfondita la presenza di Porche Cayenne che alcuni testimoni dicono di aver visto nella zona in cui  è stato rirtovato il corpo (chiusa al traffico) proprio intorno alle 17,30, orario nel quale si fa risalire la morte del generale.  Il Gip, sulla base dei nuovi rilievi mossi dalla famiglia, dovrà decidere se respingere la richiesta di archiviazione della procura e ordinare nuove indagini.

La morte, 17 novembre 2017. Poco prima delle 21 il corpo senza vita del generale Conti viene ritrovato nella sua Smart ai piedi del Monte Morrone nel comune di Pacentro. In auto due pistole. Era uscito di casa al mattino senza dire dove andasse e intorno alle 12 la famiglia non riuscendo a mettersi in contatto con lui aveva allertato conoscenti delle forze dell’ordine prima di fare una denuncia per scomparsa.

Le dimissioni dall’Arma. L’11 ottobre 2017 la notizia dell’addio all’Arma dei Carabinieri. Il 1 novembre il nuovo incarico alla Total Italia Spa come addetto alla sicurezza ambientale. Il 15 novembre le dimissioni da quel nuovo incarico che lui stesso aveva annunciato, senza rivelare il nome dell’azienda, in un post sul suo profilo facebook.

La telefonata anonima al quotidiano on line Primadanoi.it poche ore prima della sua morte. Alle 15 del 17 novembre 2017 una telefonata anonima giunta nella redazione del quotidiano on line abruzzese e registrata dalla segretaria telefonica, annunciava che Conti aveva lasciato l’incarico alla Total. Qualcuno con la voce camuffata parlava di disaccordi con l’amministratore delegato della multinazionale petrolifera, Francois Rafin. A fare quella telefonata, si è scoperto dopo, è stato un dipendente della stessa Total il quale dopo essere già stato ascoltato come persona informata sui fatti il 20 novembre, esce allo scoperto e il 23 novembre ammette di aver fatto quella telefonata utilizzando un’applicazione per non rendersi riconoscibile. «L’ho fatto – racconterà l’uomo agli inquirenti – perché ero rimasto molto colpito dalle dimissioni di Conti, di cui ero venuto a conoscenza il 16 novembre tramite un mail interna aziendale”.

Il mistero delle dimissioni da Total. Ad un amico Conti qualche giorno prima della sua morte avrebbe confidato che il suo incarico alla Total sarebbe durato «un paio d’anni, non di più». Invece dopo nemmeno 15 giorni rassegnerà le dimissioni. L’amministratore delegato di Total, Rafin, ascoltato sui presunti contrasti di cui si parlava nella telefonata anonima al giornale Primadanoi.it agli inquirenti riferirà che nulla di anomalo era accaduto.

Le inchieste condotte. Conti, 58 anni, abruzzese originario di Sulmona, ha diretto ogni tipo di reparto nel Corpo forestale dello Stato. E’ stato infatti Comandante distrettuale ad Avezzano e Sulmona, Capo del Nucleo Investigativo di L’Aquila, Comandante Provinciale di Pescara, Comandante Regionale dell’Umbria, Coordinatore del Parco Velino Sirente, Docente e Comandante Battaglione Allievi nelle Scuole di Cittaducale e Sabaudia. Sue le inchieste sulla discarica più grande d’Europa a Bussi  e dell’acqua avvelenata, l’inchiesta “Mare Monti” sulle strade fantasma in Abruzzo e l’inchiesta  sul G8 a L’Aquila e Roma oltre che l’inchiesta “Cabina di Regia” che portò all’arresto tra gli altri dell’ex Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo sulla truffa alla Thyssenkrupp di Terni con decine di arresti e avvisi di garanzia, o sui maxi traffici di rifiuti in Umbria con più di 290 persone coinvolte e deferite, Iron 1 e Iron 2.