Piero Lacorazza, il nuovo che avanza per la cena

Mentre lui era segretario di partito, presidente della provincia, consigliere regionale, presidente del consiglio regionale, la Basilicata affondava fino al baratro morale, economico, sociale e politico dell’ora presente

Piero Lacorazza è il simbolo vivente del trasformismo strategico degno dei politici più raffinati. Da giovane promessa dei Ds, passando per la stagione del Partito Regione, finito nelle istituzioni con diversi incarichi di rilievo, si ostina oggi a nascondere i segni di una vecchiaia politica che ne avrebbe viste e fatte di tutti i colori.

Usa creme mediatiche per nascondere le rughe di questa inesorabile vecchiaia.

Quando è stato uomo fidato di Folino e di Bubbico si è stracciato le vesti per difendere tutto l’indifendibile di un sistema che stava radicandosi nelle viscere della Basilicata.

Quando è stato presidente della provincia di Potenza ha combinato pasticci contro il tenente Di Bello. E non ha mai risposto alle domande relative alle vendite del patrimonio immobiliare di Santa Maria. Ha difeso le scelte di sviluppo legate al petrolio, specie quando auspicava la nascita di una filiera produttiva delle trivelle in Basilicata.

Piero, si poneva, allora, una domanda intelligente: Perché non creare in Basilicata aziende che costruiscono le trivelle? Poi ha visto la mala parata e si è tuffato nell’ambientalismo dell’ultim’ora, contro le trivelle che voleva venissero costruite in Basilicata per creare lavoro e sviluppo.

Poi ha capito che nel Pd, soffocato dal dominio pittelliano, era necessario fare l’oppositore, crearsi uno spazio autonomo, fare il contestatore alle scelte di potere della maggioranza del partito di maggioranza. È arrivato persino a promuovere ricorsi contro autorizzazioni a trivellare rilasciate dal suo partito quando lui era in quel partito.

E adesso dov’è? Si è costruito lentamente un orticello dei misteri, un campo di oblio della sua storia politica personale, nella speranza che la sua faccia possa apparire una novità esclusiva.

Piero tuttavia è un politico di razza, capace di manipolare la realtà a proprio presunto vantaggio, ottimo dispensatore di specchi taroccati offerti ai visitatori della sua pagina Facebook e dei suoi tour “Basilicata Prima”.

Lui è un abile equilibrista di togliattiana memoria, un monumento alla doppiezza. Un po’ drammaturgo, un po’ attore, un po’ spettatore.  E negli ultimi tempi è diventano un esperto di riciclaggio: prova a lavare sé stesso per presentarsi tutto nuovo ad un pubblico che, lui crede, rincoglionito.

Per carità, non abbiamo nulla contro la persona Piero Lacorazza. È un uomo che, a modo suo, ha avuto coraggio e ha manifestato una, seppur strabica, coerenza. Il personaggio politico Piero tuttavia appare oggi oltremodo plastificato, impacchettato in una improbabile novità che fa a cazzotti con la realtà.

Siamo sempre in attesa di sapere quale lavoro abbia mai fatto Piero, quale sarebbe la sua professione prevalente con cui si guadagna da vivere all’infuori della politica e quali esperienze abbia mai vissuto oltre il nido caldo delle istituzioni che gli hanno pagato lo stipendio fino ad oggi. E questo perché un politico che ha tutte le soluzioni in tasca per garantire un roseo sviluppo alla Basilicata, qual è Lacorazza, deve pur rendere conto del fatto che le sue presunte soluzioni emergano soltanto adesso in tutta la loro impetuosità.

E questo perché mentre lui era segretario di partito, presidente della provincia, consigliere regionale, presidente del consiglio regionale, la Basilicata affondava fino al baratro morale, economico, sociale e politico dell’ora presente. Per carità, non per colpa sua. Da solo non ne sarebbe stato capace.