Mafia. La Basilicata fa ancora in tempo a salvarsi

Esistono segnali forti di sviluppo della capacità criminale dei clan sia nella fascia jonica sia nelle terre del petrolio

Andiamo al dunque. Vi risparmiamo i richiami agli ultimi anni. Se avete tempo, nell’archivio del giornale trovate articoli, editoriali, inchieste dedicati ai fenomeni criminali in Basilicata.

In alcune zone della regione la criminalità organizzata ha ormai assunto una connotazione politica, nel senso che cerca il potere e il consenso sociale. Ciò accade soprattutto nell’area della val d’Agri, della valle del Sauro e nella fascia jonica. E si caratterizza come fenomeno della società locale, localmente concentrato, cresciuto nell’attività di protezione-estorsione e ramificato nel mercato degli stupefacenti. Il salto politico avviene quando si sviluppa un capitale sociale a uso e consumo dei clan.

A un certo punto il funzionamento di questi gruppi si è avvalso di risorse relazionali. Il meccanismo dell’estorsione-protezione, oltre a essere uno dei canali di arricchimento dei clan, costituisce un efficace meccanismo per affermare e rendere operativo nel tempo il controllo del territorio. E’ tutto qui il salto.

Il carattere locale rappresenta una condizione che ramifica e allo stesso tempo frammenta il crimine non solo a livello territoriale ma anche in relazione alla tipologia di affari. Estorsioni, spaccio, appalti, usura nella fascia jonica. Estorsioni, appalti, intermediazione di manodopera, prostituzione nelle terre del petrolio. Riciclaggio, spaccio di droga, prostituzione nell’hinterland potentino. Nella fascia jonica esiste già un’autonomia locale dei clan, mentre nella val d’Agri, nella valle del Sauro e nell’hinterland potentino è ancora forte l’influenza di camorra e ndrangheta. Questi gruppi non hanno ancora strutturato relazioni organizzative tra loro, anche se esisterebbe un “ambiente negoziato” entro cui si muove “un’anarchia organizzata.”

Nella fascia jonica e nella terra del petrolio tuttavia, il fenomeno mafioso può essere già letto in termini di capitale sociale e richiamare l’attenzione sulla capacità e sulle risorse relazionali dei criminali. I clan in quella zona stanno accumulando capitale sociale che traggono dalle relazioni instaurate con altri attori. Cominciano a sviluppare una capacità di networking che gli permette di fare da mediatori, patroni, protettori in strutture relazionali di natura diversa che essi riescono a utilizzare per i propri obiettivi.

I criminali arrestati nei giorni scorsi nel Metapontino hanno dimostrato di avere una loro “liturgia”, legami interni molto stretti e legami deboli, a densità variabile, con ambienti esterni.

Esistono segnali forti di sviluppo della capacità criminale dei clan sia nella fascia jonica sia nelle terre del petrolio. Il passaggio dal controllo dei traffici illeciti al controllo delle attività economiche, legali e illegali, che si svolgono sul territorio è un rischio reale.

In quelle aree le attività dell’enterprise syndicate si possono così intrecciare con attività tipiche del power syndicate. In questo caso, oltre a un uso efficace della violenza, l’organizzazione criminale cercherà di perseguire alcuni obiettivi quali per esempio, come già accaduto a Tempa Rossa, trovare qualche forma di gestione del mercato del lavoro.  Ciò potrebbe avere come conseguenza anche la creazione di un’area di consenso e di collusione in grado di tutelare l’organizzazione dall’intervento repressivo. Altri obiettivi conseguenti e necessari potrebbero essere dare visibilità al potere dei clan, predisporre attività di copertura per i membri impegnati in attività illecite, costituire rapidi canali di riciclaggio e sistemi di relazione a garanzia dell’impunità.

Se questi obiettivi saranno raggiunti, i criminali avranno il controllo. Questo scenario renderebbe necessari altri strumenti di “gestione del territorio”, tra i quali l’arruolamento di manodopera criminale, la corruzione di funzionari pubblici, la conquista del consenso popolare da usare come scambio politico nelle competizioni elettorali. In ultimo l’instaurazione sistematica di scambi con la sfera politica.

Per intrecciare relazioni di questo tipo, lo strumento privilegiato dai gruppi mafiosi è, più che la violenza, la corruzione, la quale, come scrive Luciano Violante, «è per sua natura silenziosa, crea un clima di complicità, favorisce la mimetizzazione, consente di conseguire l’utile desiderato con rischi minori, mina dall’interno le istituzioni».

Dunque, questi scenari sono possibili e rappresentano un rischio reale nella misura in cui i segnali sono da tempo abbondanti e chiari. La lotta “militare” alla Mafia, lo abbiamo già detto in altre circostanze, spetta alle forze dell’ordine. Com’è noto, questo non basta. Occorrono un fronte sociale di contrasto alla mafiosità e un cordone di protezione civile intorno alle vittime del ricatto mafioso.

Per farlo con efficacia bisognerebbe: a) allontanare la politica e i politici che agiscono una pedagogia e una cultura ai limiti della legalità e che alimentano il mercato nero del consenso (clientele, favori, raccomandazioni); b) l’associazionismo sociale, le organizzazioni di volontariato, i partiti e i movimenti, insieme con i Comuni e le istituzioni scolastiche, devono creare gruppi locali di contrasto alla mafiosità e di sostegno alle vittime secondo il modello dei gruppi di protezione civile (formazione, promozione culturale, capacità di mobilitazione) ed essere i tutori territoriali della legalità. Denunciare illeciti amministrativi, favoritismi ingiustificati, connivenze; c) le associazioni imprenditoriali, le organizzazioni sindacali, le istituzioni regionali, devono controllare, denunciare e contrastare comportamenti illegali nella gestione degli appalti e del mercato del lavoro. Una rete regionale di contrasto alla mafiosità e al potere delle organizzazioni criminali va creata prima e non dopo che il territorio sia invaso dalla Mafia.

E’ evidente che, insieme ad azioni collettive di questo tipo, occorra una politica di sviluppo che crei lavoro, che restituisca trasparenza alle istituzioni. Una politica capace di ripristinare la fiducia tra i giovani. Continuare con i concorsi truccati, con le raccomandazioni, con il clientelismo, con i privilegi, con l’opacità negli atti amministrativi è un modo per produrre mafiosità e agevolare la strada alla Mafia.