Storia di un leccapiedi. Al diavolo don Vincenzo e quelli come lui foto

Lo ripropongo perché nulla è cambiato. Nella speranza che qualcosa cambi

Eccoti, mio vecchio amico. Adesso sei nel pieno delle tue libertà individuali. Puoi fare tutto ciò che vuoi. Non sei costretto agli orari di lavoro. Non devi più viaggiare ogni giorno per tutte le settimane. Da domani potrai dormire, svegliarti quando vuoi. Curare il tuo amato orto e gustare quei pomodori che hai sempre desiderato. Niente veleni, solo acqua e natura.

Ricordi? Sei anche nonno, amico mio, nonno di quel nipotino bellissimo tutto suo padre che è tuo figlio. Sei orgoglioso della tua famigliola. Tua moglie tra un anno sarà libera come te.  Nell’ultimo anno ha ottenuto lo scatto di carriera per una pensione più ricca. Ancora qualche mese di sacrificio e poi anche lei ad abbracciare ogni ora del giorno il nipotino. Non avevi la terza media e ti hanno assegnato il posto alla sovrintendenza. Grazie a don Vincenzo, sia benedetta la sua anima. Tua moglie grazie sempre a don Vincenzo ha ottenuto quel posto alla Provincia.

Avete tirato su famiglia. La casa in cooperativa, bellina, costata un po’ troppo, che per avere il terreno edificabile è dovuto intervenire don Vincenzo. La figliola piccola è ancora all’università, le manca la tesi. Per mantenerla negli studi, va via più della metà dello stipendio di tua moglie. Ma per i figli si fa questo e altro, vero amico mio? Come quando hai dovuto fare la campagna elettorale per il fratello di don Vincenzo. Dovere tuo. Come quando hai dovuto curare il giardino della mamma di don Vincenzo, per tanti anni. Dovere di riconoscenza. Come quando hai dovuto far passare quella pratica di autorizzazione, in area archeologica, per l’impianto di cherosene dell’amico di don Vincenzo.

Dovevi pensare a tuo figlio, appena diplomato e disoccupato. Di studiare non ne voleva sapere e ormai aveva già quasi un bimbo nella pancia della ragazza. Quel tuo nipotino tutto suo padre. Il tuo ragazzo don Vincenzo lo ha fatto assumere all’Acquedotto, prima in giro a registrare le cifre dei contatori e poi alla scrivania a fare chissà cosa. Ci pensa papà a te, dicevi al ragazzo, ricordi? Adesso tu sei in pensione, la pensione che credi ti abbia fatto avere don Vincenzo. E ti ricordi quando don Vincenzo ha fatto il salto della quaglia dalla sinistra alla destra? Anche tu hai cambiato “idea”, perché don Vincenzo ha sempre ragione ovunque sia politicamente schierato.

Dopo tanti anni, devo farti una domanda. Ma tu, saresti mai riuscito a lavorare, a farti una casa, a mettere su famiglia senza la mano di don Vincenzo?  Forse no, tuo malgrado. Però hai messo tuo figlio nelle stesse condizioni. Lui non sarebbe all’Acquedotto senza la raccomandazione di don Vincenzo. Quel “ci pensa papà a te”, ha rovinato un altro papà. Mi auguro che tuo figlio eviti di perpetuare questa assurda catena. Spero che un giorno lui dica a suo figlio, il tuo bel nipotino, “fa la tua strada e gioca le tue carte, ama la libertà e fatti valere”. Ma per favore, amico mio, tu non metterci becco.

Decine di migliaia di persone come te hanno calpestato il futuro dei nostri figli. Per il pane di oggi hanno bruciato il grano di domani. Tu forse non hai colpe, hai fatto tutto per il bene della tua famiglia. Ma sappi, amico mio, che quel benessere della tua casa è costato il malessere di tanta gente. Non è così che si vive da uomini, non è così che si guarda negli occhi di quel bel bambino tutto suo padre.

Ora guarda nei miei occhi e metti le tue mani sul palmo delle mie mani e ascolta. Mentre tu vivevi la tua vita banale in questa banale città, don Vincenzo si arricchiva e accumulava potere. Lui è morto adesso, ma i suoi figli non vanno in giro a registrare le cifre dei contatori. Vanno in giro per il mondo a registrare gli incassi dei loro affari. Raccomandano poveracci come te, per avere consenso e dominio. Guardami negli occhi e promettimi che tuo nipote non avrà a che fare con altri don Vincenzo. Guardami, possiamo essere ancora amici io e te, ma per favore manda a fare in culo don Vincenzo e tutti quelli come lui.

Già pubblicato il 12 luglio 2012 su Basilicata24.it