Eolico selvaggio. Licenziato l’architetto che chiedeva il rispetto della legge

L’arroganza del business e della politica in una vicenda dai contorni inquietanti

E’ il 5 ottobre 2017 quando l’architetto Giuseppe Lo Tito, responsabile Area Tecnica del Comune di San Chirico Nuovo, scrive alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata, al Presidente della Giunta Regionale Basilicata, all’Assessore all’Ambiente ed Energia della Regione Basilicata e al Dirigente dell’Ufficio Energia Dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata.

I fatti

Scrive a proposito del parco eolico tra i Comuni di Tolve e San Chirico Nuovo, autorizzato nel maggio 2013 dalla Regione Basilicata alla Serra Energie srl.

E scrive che la dicitura “Tale assetto idrologico di superficie viene confortato dall’assenza di pozzi e sorgenti nelle aree impegnate dalle macchine” non corrisponde a verità. Da buon tecnico, Lo Tito fa rilevare che “il progetto risulta essere in contrasto con lo stato dei luoghi, ricadendo ben due piazzole di posizionamento delle pale eoliche, e in particolare il numero TV3 e SC6 a ridosso o sopra fontane quali quella del Barone nel comune di San Chirico Nuovo e quella di Serra di Lenne nel Comune di Tolve”, ed evidenzia che i resti archeologici presenti nell’area “determinano un’eccezionale rilevanza della fontana del Barone, in quanto dimostrano il suo utilizzo dai tempi antichi, (civiltà pre-lucana)”.

Per queste e altre situazioni anomale rilevate l’architetto Lo Tito chiede l’emanazione di alcuni specifici provvedimenti idonei a tutelare lo stato dei luoghi per salvaguardare le acque superficiali e l’aspetto archeologico del sito. In particolare, alla Soprintendenza Archeologica chiede l’emanazione del vincolo archeologico per tale area a tutela del sito; al Presidente e alla Giunta regionale la revisione dell’autorizzazione unica rilasciata con deliberazione di Giunta regionale n. 558 del 24 maggio 2013 e alla dirigente dell’Ufficio Energia del Dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata il controllo del rispetto di tutta la normativa, ivi comprese le distanze dalle strade comunali, in considerazione del fatto che la pala SC6 risulta posizionata a ridosso dell’incrocio di due strade comunali.

Lo Tito con la stessa nota ritira il parere favorevole espresso in sede di Conferenza di servizio per le inesattezze riportate nella relazione del progetto del parco eolico per la tutela delle acque superficiali, e per la sicurezza stradale.

L’architetto riscrive nei mesi successivi agli organi istituzionali, inviando segnalazioni anche al sindaco e ai carabinieri. In una segnalazione, quella del 10 aprile 2018, Lo Tito risponde anche a un cittadino che, con una nota pec del 15 marzo 2018 aveva segnalato la realizzazione della base di una pala eolica a ridosso della strada comunale “Carbonara” e aveva lamentato che la distanza non garantiva la sicurezza del transito dei veicoli. Anche in tale nota l’architetto Lo Tito conferma le sue precedenti comunicazioni e segnala, inoltre, il mancato rispetto della fascia di protezione del sito archeologico presente al foglio 6 del territorio comunale di San Chirico Nuovo. Ribadisce che l’asserita “assenza di pozzi e sorgenti nelle aree impegnate dalle macchine”, contenuta nel progetto “era ed è chiaramente non corrispondente al vero” ed evidenzia, ancora una volta, che ben due piazzole previste (in particolare la numero TV3 e SC6) ricadono a ridosso o sopra fontane quali quelle del Barone, nel comune di San Chirico Nuovo, e di Serra di Lenne, nel Comune di Tolve. Rinnova la richiesta di emanazione dei provvedimenti da parte delle autorità competenti.

Anche questa lettera è inviata anche al sindaco e ai carabinieri. Ma nulla accade sul piano amministrativo. Anzi i lavori procedono senza sosta.

A lui invece succede di tutto

Giuseppe Lo Tito diventa oggetto di otto procedimenti disciplinari.

Una vicenda kafkiana e dai contorni oscuri. Una crociata contro un uomo perbene che ha sempre lavorato per l’interesse generale e dell’Ente in cui presta servizio da trent’anni.

Al responsabile dell’Area Tecnica, che detiene una posizione apicale, viene impedito l’accesso agli atti, viene impedito di partecipare alle riunioni convocate alla Regione Basilicata, viene impedito di muoversi in autonomia ma solo se accompagnato da un vigile urbano. Intanto l’architetto denuncia altre anomalie nelle procedure amministrative del Comune. E intanto, per causa di un conflitto ormai palese con il Sindaco, subisce ulteriori umiliazioni e limitazioni.

Gli contestano assenze ingiustificate, quando invece sono giustificate e spesso non si tratta nemmeno di assenze. Gli contestano omissioni di provvedimenti.  Non gli vengono riconosciute le ferie, gli viene negato l’accesso all’intranet del Comune e non può visionare documenti del suo ufficio.  E che dire delle richieste di ferie gestite direttamente dall’organo politico anziché da quello amministrativo?

All’architetto viene contestata l’assenza ingiustificata dal lavoro anche quando subisce un incidente tornando a San Chirico Nuovo da una riunione istituzionale alla Regione Basilicata. Quel giorno, il 7 novembre 2018, Lo Tito al km 3 della strada provinciale 38 è vittima di un sinistro che provoca la foratura di due gomme e la rottura di un cuscinetto dell’ammortizzatore (tutto documentato). Per questa ragione arriva in ritardo nella sede Municipale.

L’altra contestazione per abbandono del posto di lavoro “senza effettuare alcuna timbratura” quando, arriva il 12 novembre 2018, quando per un malore è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’Ospedale S. Carlo di Potenza mediante elisoccorso (con l’elicottero atterrato a 20 metri dalla sede municipale e alla vista di tutti i dipendenti del Comune).

Allo stillicidio partecipa anche il Comune di Tolve, ripescando vecchie pratiche (Lo Tito non lavorava a Tolve già da tre anni) e richiedendo provvedimenti disciplinari nei suoi confronti al Comune di San Chirico Nuovo.

L’architetto Lo Tito viene licenziato e il medico subisce un attentato

Nel marzo 2019 l’epilogo. Lo Tito viene licenziato l’8 marzo con addebiti fantasiosi e con una procedura anomala: il provvedimento non gli è stato neanche comunicato. Il 26 marzo una bomba distrugge l’auto del dottor Nicola Straziuso, il cittadino che aveva chiesto spiegazioni sul parco eolico denunciando lo scempio della Fontana del Barone e che aveva chiesto l’accertamento dello stato dei luoghi a cui il solo Lo Tito aveva risposto.

I lavori del parco eolico sono terminati. Tuttavia, resiste la speranza che le autorità competenti facciano chiarezza su tutta la vicenda.