Gas radioattivo oltre soglia nella scuola per l’infanzia di Lagonegro foto

I genitori chiedono che siano garantiti diritto alla salute e diritto allo studio

Esprimono enorme sconcerto e grande preoccupazione i genitori degli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria che frequentano l’Istituto comprensivo di Lagonegro (PZ), dopo la decisione del vice sindaco Giovanni Santarsenio di chiudere sine die il plesso scolastico di Rione Rossi, con l’ordinanza sindacale adottata ieri 8 aprile  a margine dell’assemblea che si è svolta nella sala consiliare del Palazzo di città per discutere del “caso radon”.

Si tratta di  sforamento ripetuto del gas radioattivo delle soglie di legge, riscontrato dalle rilevazioni effettuate nei mesi scorsi dall’Arpa di Basilicata in diversi locali e ambienti dell’istituto comprensivo. Mossi esclusivamente dalla volontà di ricevere opportune rassicurazioni dalle istituzioni preposte e competenti, chiedono che venga garantito ai loro figli il diritto allo studio e, soprattutto, pretendono che bambini e ragazzi siano messi in condizione di frequentare le lezioni senza pericolo alcuno per la loro salute.

I genitori riuniti in assemblea esprimono con chiarezza le loro preoccupazioni: “In attesa che vengano eseguite le bonifiche richieste dall’Arpa, vogliamo essere sicuri che i nostri figli non siano sottoposti a nessun rischio andando a scuola, poiché la stessa Oms conferma che l’esposizione al radon prolungata nel tempo, anche ai livelli minimi che sono stati ampiamente superati in questo caso, può causare gravi problemi”. E aggiungono: “Dopo il dislocamento dei bambini della scuola dell’infanzia in una nuova sede individuata dalla dirigente, vogliamo risposte alle nostre domande per i ragazzi più grandi che, invece, dovrebbero rimanere nell’edificio di Rione Rossi. Ancora, vogliamo sapere se i nostri bambini sono stati e continuano a essere esposti a rischi per la loro salute e chiediamo il monitoraggio e l’eventuale bonifica di tutti gli edifici scolastici, per fugare ogni dubbio in tal senso.

“Siamo venuti a conoscenza di questa situazione dal dirigente scolastico in persona – concludono nella nota stampa- dopo una comunicazione ufficiale dell’Arpa e una nota dello stesso tenore che risale addirittura al febbraio 2018”. I genitori lamentano anche difetti di comunicazione tre enti e probabili mancanze da parte delle amministrazioni coinvolte nella vicenda.