L’eolico, la Lega e i sentieri del vento in Basilicata

La Solon Spa e la confisca dei beni a Vito Nicastri

Dove portano le strade lucane dell’eolico? Continuiamo la nostra inchiesta seguendo nuove tracce.

Un passo indietro

Antonio Altomonte è Commissario straordinario, di nomina leghista, dell’Eipli dall’ottobre 2018. In alcuni ambienti politici, si sarebbe parlato di nomina favorita dal fatto che Altomonte, già assessore al Comune di Tolve, sarebbe amico, padrino di cresima e testimone di nozze del senatore leghista e sindaco di Tolve Pasquale Pepe. Amico lo è di certo. E il Comune di Tolve è al centro di numerosi parchi eolici.

Antonio Altomonte, abbiamo già scritto in un’altra inchiesta, sarebbe azionista della Heracles Investiment Fund Sicav P.L.C. registrata a Malta il 16 febbraio 2016. Sembrerebbe trattarsi di una società di investimento a capitale variabile. E’ anche azionista, insieme ad altri imprenditori lucani, della Cuprum Twenty Nine LTD registrata a Malta il 20 marzo 2014. Tutte e due le società sono su Offshore leaks database dell’International Consortium of Investigative Journalists, il famoso Paradise Papers. Andiamo nel dettaglio e trattiamo il percorso societario di Altomonte per inquadrare meglio il personaggio che sembra essere un nodo della rete dei commercialisti della Lega di cui parla un’inchiesta del Fatto Quotidiano del 23 aprile scorso. Andiamo nel dettaglio anche per capire altre cose.

La Heracles Investiment Fund Sicav P.L.C. 

La Heracles Investiment Fund Sicav P.L.C. è costituita il 16 febbraio 2016 nella giurisdizione di Malta. Azionisti sono Antonio Altomonte e Vito Tarricone. Quest’ultimo risulterebbe essere o essere stato anche rappresentante giudiziario, rappresentante legale e direttore. L’indirizzo connesso a Vito Tarricone è a Muro Lucano.

Una precisazione va fatta a proposito delle società offshore. Una persona indicata come azionista spesso non ha alcun potere reale sull’azienda. Questa è una pratica comune nelle strutture finanziarie offshore per nascondere l’identità del vero proprietario.

Cuprum Twenty Nine LTD e la Betsi LTD

Sicuramente alla data del 20 marzo 2014 azionisti della Cuprum Twenty Nine LTD, società di servizi finanziari non quotata registrata a Malta sono Antonio Altomonte, Vito Tarricone e Gerardo Tarricone. Altomonte a quella data registra un indirizzo a Tolve, mentre Vito Tarricone un indirizzo a Muro Lucano. Gerardo ha un indirizzo londinese.

Azionisti della Betsi limited, costituita il 2005 e registrata a Malta, sono tra gli altri, Giuseppe Tarricone, la T&T Finanziaria srl con sede nella zona industriale Balvano-Baragiano e la Media System Technologies srl, che si occupa di gestione ed esercizio di agenzie di scommesse, corse cavalli, giochi scommesse online con sede nella zona industriale Balvano-Baragiano.

Soci della T&T Finanziaria, in liquidazione il cui liquidatore è Antonio Altomonte, erano la Penta Holding srl al 30% e la Birra Lucana srl, poi Drive Beer srl, al 70% (Quest’ultima della famiglia Tarricone). Presidente del Consiglio di amministrazione e amministratore delegato della Drive Beer srl è Antonio Altomonte. Proprietario al 100% di Drive Beer srl è Penta Holding srl di proprietà dei Tarricone.

Socio unico della Media System Technologies srl proprietario al 100% con un capitale di 1,5 milioni di euro è il Gruppo Società Tarricone Holding srl alla data del 23 ottobre 2018. La Holding dei Tarricone svolge, tra l’altro, attività di partecipazioni in società, operazioni finanziarie, mobiliari, immobiliari e di credito al pari della Penta Holding srl sempre di loro proprietà.

La Tarricone Holding partecipa le società Gioco 2000 srl, Medusa srl, Saep SpA, Servizi Telematici srl, Betflag SpA, Media System Technologies srl, Aliopharm srl.

A seguito di indagini della Procura di Potenza i fratelli Tarricone, nel 2013, sono prima arrestati poi scarcerati e in seguito, dopo il processo, assolti. Tra i reati ipotizzati la frode fiscale e la bancarotta fraudolenta. Si parlava, allora, di una maxi-evasione da 40milioni di euro. Nella stessa inchiesta finisce il fascicolo di un’altra indagine legata alle forniture nelle carceri della Seap Spa, quando il ministro della Giustizia era il leghista Roberto Castelli. Tra le persone più direttamente coinvolte Giuseppe Magni, tre volte sindaco leghista di Calco, ma soprattutto consulente, dal 2001 al 2004 del ministro Castelli, per l’edilizia penitenziaria.

Atlantis investimenti e il filo sottile con la Welfare Company

Antonio Altomonte è anche socio con Vito Tarricone, almeno fino alla data del 29 maggio 2018, della Atlantis Investimenti srl con sede legale a Milano. La Società ha un capitale sociale di 20mila euro di cui, alla data del 2 febbraio 2016, l’1% di proprietà di Altomonte. La Atlantis, inattiva, è una società finanziaria e di investimenti. Consiglieri di amministrazione sono Giorgio Viva e Giorgio Garonne Tangorra, commercialisti in Roma. Giorgio Viva sembrerebbe sia stato presidente di inWelfare. inWelfare nasce a Roma nel 2016 per occuparsi di welfare aziendale e integrativo. Nel 2018 si associa a WelfareImpresa, l’Associazione di Confindustria Federvarie, che operava nel settore dei servizi di welfare aziendale. Tra i fondatori di WalfareImpresa, Welfare Company, Poste Welfare Servizi, Unisalute, QUI! Group, Repas, Più Buono, Assiteca, Pulsar Risk e Olimpia Agency. Welfare Company, dichiarata fallita il 28 febbraio2019, e QUI! Group, dichiarata fallita il 6 settembre 2018, sarebbero di proprietà della famiglia Fogliani di Taurianova (Rc) ma stabilita a Genova. Una famiglia che sarebbe stata indicata dalla Dia (direzione investigativa antimafia), nel 2002, nella mappatura della ‘ndrangheta in Liguria, per «operazioni di reinvestimento di denaro di illecita provenienza».

La Solon Spa e la confisca dei beni a Vito Nicastri

Antonio Altomonte è, dal luglio 2010 e almeno fino a ottobre 2018, consulente esterno della Solon Spa dove svolge attività gestionali-amministrative, amministratore di società veicolo, consulente per la ristrutturazione del debito. La Solon spa è socia, insieme alla Nica Holding Spa di Vito Nicastri, della Solagri srl. Le quote della Nica Holding spa nella Solagri furono confiscate, insieme ad altri beni immobili e mobili per un valore di 1,3 miliardi di euro. La confisca, nel 2013, fu disposta dal Tribunale di Trapani su proposta della Dia di Palermo. Nicastri già allora era sospettato di essere vicino, se non addirittura prestanome, del boss Messina Denaro. La Dia di Palermo in un comunicato stampa del 3 aprile del 2013 scrive: La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo ha ultimato l’esecuzione del provvedimento di confisca di beni, emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Trapani-Sezione Misure di Prevenzione (Presidente dott. Piero Grillo) che ha riguardato il patrimonio di Vito Nicastri, 57enne alcamese, affermato imprenditore nel settore della produzione alternativa dell’energia elettrica, segnatamente fotovoltaico ed eolico. La misura di prevenzione patrimoniale scaturisce dalla proposta d’iniziativa del Direttore della Dia, Dirigente Generale di PS Arturo De Felice, che, attraverso articolate indagini economico-patrimoniali nei confronti dell’imprenditore alcamese, ha consentito di ricostruire il fitto reticolo patrimoniale degli ultimi trent’anni e di rilevare, altresì, l’esistenza di una consistente sperequazione tra i beni posseduti ed i redditi dichiarati. L’attività imprenditoriale del Nicastri è quella dello sviluppatore, figura professionale tipicamente italiana che consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari. Il resto della vicenda Nicastri è sulla cronaca di questi giorni.

Le strade lucane dell’eolico portano altrove

Portano in Germania, dove la ndrangheta si è infilata negli affari dell’energia rinnovabile. Portano in Campania, a soprattutto in Calabria dove ormai molte inchieste dimostrerebbero l’infiltrazione criminale negli affari eolici. L’ultima, Via col Vento, della Procura di Catanzaro.  Con accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose e induzione indebita a dare o promettere utilità, il gup del Tribunale di Catanzaro Claudio Paris ha rinviato a giudizio otto dei nove imputati coinvolti nell’operazione antimafia.

In Basilicata non si tratterebbe soltanto di figure che si propongono da “collante” tra mondo imprenditoriale e cosche mafiose. Non si tratterebbe soltanto di una specie di delegati della ‘ndrangheta nel settore della costruzione dei parchi eolici, ci sarebbe molto di più.

Fine della puntata. Alla prossima