Dopo i post omofobi il cast di “Barbie Time” ci fa riflettere sulla diversità e l’accettazione dell’altro

Lunga intervista con attori e regista dello spettacolo in scena questa sera a Matera

Il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Per trattare il tema abbiamo deciso di intervistare il cast di “Barbie Time”: spettacolo teatrale (in scena questa sera a Matera) che tratta l’identità di genere riflettendo sulla diversità, l’accettazione dell’altro e gli affetti familiari. 

Lo vogliamo fare, soprattutto, per rispondere ai post omofobi scritti per discriminare la foto dell’articolo di “Foggia Reporter” dal titolo “Barbie Time, uno spettacolo contro i pregiudizi”. Insulti come “Vaffanculo culatoni de merd”, “Schifo quest’immagine”, “Fa schifo solo a guardare questa immagine”, “Queste iniziative contro l’omofobia, come ogni forma di ostentazione ed esibizionismo hanno come unico risultato quello di ottenere l’effetto contrario. Non se ne può davvero più, la sessualità è una cosa privata e ognuno faccia della propria sessualità il c***o che vuole, basta che non rompe le palle al prossimo”.

Il regista Guido Del Vento è l’unione e la sinergia dei personaggi, lasciamo spazio alle sue parole: “Io c’ero quando l’omosessualità era considerata ancora una malattia mentale. Sono trascorsi quasi 30 anni e purtroppo c’è ancora chi ne parla come qualcosa che va contro natura, minaccia e indebolisce la società.  Io amo le diversità e il valore individuale dell’essere umano, ognuno di noi è speciale perché unico. Il 17 maggio è un’occasione per ricordare di non abbassare la guardia contro l’ignoranza e la diffidenza”.

Lo spettacolo si chiama “Barbie Time” perché è un momento all’interno del quale ognuno di noi può scoprire la libertà di essere se stesso. Nel caso di Stella sogna di diventare la Barbie”.

Quando di parla di omosessualità/transessualità – continua il regista – non viene quasi mai descritto il percorso che devono affrontare le famiglie: un percorso di accettazione non facile. I genitori, magari, hanno creduto e immaginato un figlio diverso, invece, si trovano a scoprire che il proprio figlio è “altro”, un altro non sbagliato ma differente da quello pensato. Per questo nello spettacolo si mette in risalto la figura genitoriale in quanto tale, un po’ il tentativo di esorcizzare i genitori e vederli semplicemente non come delle figure che non devono mai sbagliare nei confronti dei propri figli ma delle persone che fanno ciò che possono”.

La caratteristica di questo spettacolo – conclude Del Vento – è un lavoro verso la verità. Non abbiamo voluto creare un cliché ma concentrarci sui personaggi che hanno delle reazioni di scena molto veri e reali rispetto la situazione”.

La protagonista dello spettacolo è Stella, nata Gerardo, interpretata dall’attore lucano Antonio De Stefano: “Stella è una donna apparentemente molto forte. Essere Stella-racconta Antonio- è come entrare in mondo particolare: da un lato una profonda aderenza alla realtà e dall’altro vivere come se non ci fosse un domani. Stella è ingombrante, forte, egocentrica. Ha bisogno di apparire e far notare la sua presenza: ama i tacchi, gli ombretti colorati, i glitter, gli abiti succinti e i rossetti prorompenti. Dietro questi “colori” vivaci si nasconde una fragilità disarmante provocata anche dalla non accettazione della sua famiglia. Essere Stella è farsi penetrare dalle emozioni”. Per fare Stella ho dovuto lavorare sulla fisicità e sull’interiorità, cercando di avvicinarmi al mondo femminile. Mi sono documentato attraverso i film e le interviste di chi aveva completato la transizione. Ho imparato a camminare sui tacchi e a truccarmi da solo. Ho tagliato anche i capelli. La cosa più difficile è stato quello di ascoltare e vedere le donne dal loro punto di vista”.

Ripetendo lo spettacolo più volte alla settimana mi capitava di uscire truccato, vestito in un certo modo e con lo smalto alle unghie. Cercavo di andare bene o male sempre in luoghi “protetti”. Ho ricevuto molto più avance nel modo in cui ero che da uomo: gli occhi addosso, sguardi ammiccanti e curiosi da parte degli uomini e anche molti sorrisi. Un’esperienza unica nonostante tutto”.

Importante è il complesso legame che Stella ha con i genitori: mamma Margherita e papà Salvatore.

Armando Quaranta veste i panni di Salvatore e racconta: “Salvatore è un padre di famiglia come tanti: un uomo che ha come sue uniche certezze la famiglia e il lavoro e rifiuta categoricamente di accettare che il figlio Gerardo possa sentirsi una ragazza di nome Stella. Le aspettative di Salvatore e del resto della famiglia sul primogenito svaniscono con il passare degli anni combattendo con la sua realtà molto diversa. Salvatore è un padre incapace di vedere davvero il proprio figlio e di comprenderne la vera natura e quando si trova davanti la realtà cerca di risolvere quello che per lui è un problema: l’identità di una figlia di nome Stella”. Credo – continua Armando – sia molto difficile dare un consiglio a un genitore che si trovi in una situazione del genere. Sono convinto però che il miglior modo per affrontare una qualsiasi problematica legata a un figlio che si sente di vivere in una condizione di diversità è svincolarsi dal giudizio degli altri e da certe convenzioni sociali, specialmente estetiche”.

L’attrice Martina Montini (mamma Margherita): “Margherita è una donna semplice, innamorata di suo marito ed è una casalinga. Margherita cerca di creare la “famiglia del mulino bianco”, perfetta, allegra e felice, in realtà nessuno in famiglia è libero di esprimere quello che è realmente. Non riesce – continua Martina – ad accettare che il figlio sia diventato donna perché non ha i mezzi e gli strumenti né per vedere l’altro e né per comunicare realmente. Pensa che a lei una situazione del genere non potrebbe mai capitare perché è un tema così lontano”.

Per questo motivo – conclude – non bisogna mai avere delle aspettative, non bisogna aspettarsi niente dalle persone e dagli altri perché nessuno deve niente a nessuno, ognuno deve essere sempre responsabile della propria vita e delle proprie scelte. Non vorrei essere retorica e banale però se io davvero amo una persona la devo accettare e vedere per quella che è partecipando a uno scambio di accettazione e di condivisione”.

L’attrice Sarah Nicolucci (zia Imma). Zia Imma è colei che accudisce, che si prende cura della famiglia e la nutre di affetto e attenzioni. È lei che dà voce al desiderio di mamma Margherita e papà Salvatore di riabbracciare Stella, tirando le fila di un percorso di accettazione che è comunque faticosamente compiuto”.

 Tra Stella e zia Imma – continua Sarah – c’è un rapporto di accettazione e complicità incondizionate. Zia Imma dà corpo e voce all’accoglienza e all’affetto senza condizioni, è una donna semplice e fantasticamente libera da ogni pensiero precostituito. La zia o lo zio possono assumere in questa situazione un ruolo, per così dire, di “valvola di sfogo”, di mediazione e di riequilibrio nella relazione tra genitori e figli”.

 I genitori – conclude Sarah – hanno, sostanzialmente, il compito principale di far sì che i figli siano felici. I figli hanno il diritto/dovere di essere sé stessi, qualunque cosa questo comporti. È una dialettica complessa, che passa per l’ascolto, per la rinuncia ai propri pregiudizi, per il dialogo. Ed è prezioso il supporto delle “Zie Imme”, siano esse figure amicali o parentali, con quella loro domanda: “E allora? Che male c’è?”.

Gloria interpreta da Giorgia Berti è la migliore amica di Stella. “Gloria – ci racconta Giorgia – ha vissuto insieme a Stella la sua transizione, è stata una delle prime persone a notare che Gerardo era diverso e ciò lo rendeva speciale ai suoi occhi. Tra i due si crea un’amicizia indissolubile che prosegue anche quando Stella decide di lasciarsi alle spalle la sua famiglia”. 

Per Gloria – continua Giorgia – è stato facilissimo l’accettazione della transizione a differenza della famiglia di Stella anzi Gloria non affronta nemmeno un percorso ma “vede e accetta”. Non ha pregiudizi, sa guardare oltre l’apparenza e ama Stella come quando era Gerardo. Anche Gloria crescendo cambia ma spontaneamente: è il naturale fluire degli eventi”.

L’accettazione da parte degli amici dipende dai vari punti di vista che non possiamo giudicare a prescindere. Il tema che trattiamo nello spettacolo è proprio non condannare chi ha difficoltà nell’accettare ma lo comprendiamo”.

L’attrice Barbara Bricca (Tantarobba). Lo spettacolo inizia in un camerino dove Stella e Gloria si preparano per esibirsi sul palco del locale gestito da Tantarobba interpretata da Barbara Bricca che descrive Tantarobba “come un personaggio felliniano, dalle tinte forti. Delusa e arrabbiata con la vita e con chi, pur guardandola, non riesce a vederla. Stella e Gloria, come in un gioco di specchi, le ricordano chi è e da dove viene: c’è un conflitto costante e incalzante con le ragazze. La fragilità luminosa è motivo di riflessione profonda per Stella”.

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