Gli anni della “disperazione nera” del Mezzogiorno

Da oggi commenteremo insieme alcune delle pagine dei saggi più rilevanti sul Sud e sull'Italia

Con queste sapide pillole commenteremo insieme alcune pagine dei più rilevanti saggi che parlano di Sud e di Italia (attualmente utilizzati nelle nostre università). Per capire qualcosa di più del Sud e del Paese in cui viviamo. Saliremo sulle spalle di studiosi accreditati, ne leggeremo pagine illuminanti. Forse, ne usciremo tutti arricchiti. A ciascuno è lasciato il dovere di approfondimento, su questi e altri libri. Iniziamo.

Negli ultimi anni, proprio in coincidenza con i 150 anni dell’Unità, sono stati pubblicati diversi testi che si occupano di Questione meridionale, ribadendone la centralità. Solo per citarne alcuni, senz’altro meritano particolare attenzione “La questione” di Salvatore Lupo, “La questione meridionale in breve” di Guido Pescosolido e, infine, “La questione italiana”, di Francesco Barbagallo.

Partiremo da quest’ultimo, che bene illustra la centralità della questione Mezzogiorno, rispetto alle vicende dell’intera Nazione. Il saggio contiene una disamina del rapporto tra Nord e Sud, dal 1860 a oggi. Barbagallo ci ricorda che alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Italia è ancora un paese largamente povero, in cui il 21% degli abitanti viveva in case sotto gli standard, nella quasi totalità prive di una vasca da bagno. Gli italiani alla fine del fascismo osservano una dieta povera, soprattutto di carne. Nel 1951, più di un quarto della popolazione ha un’età inferiore ai 15 anni, mentre soltanto l’8% della popolazione supera i 65 anni’

Il ventennio fascista, ci ricorda Barbagallo, “è il periodo storico in cui aumenta di più il divario tra Nord e Sud”. Il reddito netto per abitante caló nel periodo 1928-1938 da 1802 lire a 1718 lire. I consumi di energia elettrica del Sud erano il 25% di quelli del Nord. Il testo riporta alcune parole chiarissime di Manlio Rossi Doria: “sono stati quelli dal 1925 al 1935 gli anni della disperazione nera in tutto il Mezzogiorno”.

Apprendiamo, così, che nel 1939 Mussolini parlò della Questione Meridionale come di una “invenzione” di vecchi governanti, allo scopo di non risolverla mai. Infatti il suo governo ci mise del suo.