Amianto all’ex Materit di Ferrandina, Cillis (M5S) presenta interrogazione al ministro Costa foto

"Affinché possa essere definitivamente risolta questa triste vicenda italiana"

Già ero intervenuto poco più di un anno fa (ndr 20/06/2018) in Assemblea alla Camera sulla triste ed ormai vecchia vicenda che riguarda la Materit, un’azienda che produceva manufatti in amianto a Ferrandina (Mt) – zona industriale della Val Basento – in attività dal 1973 al 1989 e chiusa dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri a causa della mancanza di una discarica autorizzata per lo smaltimento dei propri rifiuti.

La scorsa settimana ho depositato un’interrogazione scritta al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare affinché possa essere definitivamente risolta questa triste vicenda italiana che ancora una volta vede il Sud vittima di espropri dei propri diritti e i cittadini dell’area a grave rischio di salute.

Nella interrogazione chiedo: se non ci sia eventuale sussistenza di estremi di rilevanza penale; se siano stati individuati e perseguiti i responsabili delle attività illecite; se si è a conoscenza del perché dei ritardi della Regione Basilicata; se e quando si procederà per la bonifica dell’ex Materit e della discarica abusiva lungo la Basentana, a pochi km di distanza dell’ex opificio. 

Nella stessa interrogazione ho ricordato che dal 2013, sempre sulla questione della Materit in Valbasento – a prescindere dall’amianto della ex fabbrica di manufatti in eternit – esiste un esposto/denuncia presentato congiuntamente da Piergiorgio Duca e da Mario Murgia, all’epoca dei fatti rispettivamente, presidente nazionale e rappresentante legale pro tempore di Medicina Democratica e vicepresidente nazionale AIEA

La grave situazione inquinante dello stabilimento Materit s.r.l. di Macchia di Ferrandina, con centinaia di “big bag” e di sacchi contenenti amianto (ancora abbandonati e lasciati incustoditi), è nota all’intera nazione poiché oggetto anche di servizi televisivi, tra cui ricordo quelli di “Striscia la Notizia” a marzo 2013 e di TV 2000 a giugno 2018.

In particolare, risulta che, all’interno del capannone, siano stoccati quantità imprecisate: di crisotilo o amianto bianco, stivato in big bags e di crocidolite o amianto blu, confezionata in sacchi (che è la forma di amianto più pericoloso perché le sue fibre hanno un aspetto aghiforme e si frazionano longitudinalmente con maggiore facilità).

Il sito presenta condizioni di rischio per la salute pubblica e l’ambiente, a causa della contemporanea presenza di amianto, polveri di asbesto e silicio (residui della precedente lavorazione), fanghi e liquami, “conservati” in centinaia di big-bag. Rifiuti pericolosi conservati in un pessimo stato in questi sacchi che pur contenendo polvere di amianto, sono esposti al vento poiché la struttura ha vetri e porte rotte ed è quindi reale il rischio di favorire la diffusione di queste polveri di amianto anche al di fuori dell’impianto.

L’area non è ancora in sicurezza, perché i lavori di bonifica sono iniziati ma non sono stati portati a termine in quanto, seppure il Comune di Ferrandina abbia correttamente espletato ogni suo compito, la Regione Basilicata non ha ancora completato il percorso burocratico.

Oramai sono trascorsi molti anni, durante i quali sono morti 10 operai (degli 86) che ci lavoravano e 16 si sono ammalati di patologie asbesto collegate mentre tutti gli altri vivono sottoposti a costanti e frequenti controlli medici.

Luciano Cillis, portavoce M5S Camera deputati