Bologna laboratorio del Mediterranean Jazz, c’è anche il lucano Pippi Dimonte

Nella città delle Due Torri diverse le collaborazioni del contrabbassista originario di Bernalda

Più informazioni su

Qual è la differenza fra il jazz americano e quello europeo? E’ una querelle che si trascina da anni ma che forse ha trovato una possibile risposta: il jazz americano affonda le sue radici nel blues, quello europeo nella musica classica. Sembra l’uovo di Colombo,  ma proviamo a ragionarci su e capire perché.

Il jazz è nato negli Stati Uniti agli inizi del secolo scorso e il termine, verosimilmente, deriva dal francese jaser (fare rumore) e tale ovviamente doveva apparire ai primi ascoltatori questa nuova musica completamente diversa dai canoni classici o popolari cui erano abituati. Il nuovo genere si innestava sul blues cantato dai negri americani che denunciavano le sofferenze cui erano costretti e più che un canto era un vero e proprio struggente lamento. Nel corso degli anni per via di grandi musicisti e compositori quali Armstrong, Ellington, Coltrane, Parker. Monk, Evans, Davis, Gillespie, Mingus, Gershwin, per citarne solo alcuni fra i più importanti, ha acquisito una struttura musicale propria ed ha trovato la sua espressione massima nella tecnica dell’improvvisazione che poi è la caratteristica fondamentale del jazz. Fra il 1930 e il 1950 si espande in tutto il mondo con un successo inarrestabile  destinato a continuare all’infinito.

E in Europa? Molti musicisti si lanciano in questo nuovo genere imitando i loro omologhi d’oltreoceano e quando scrivono brani propri lo fanno in perfetto american style.  Si distingue Django Reinhardt  che nel 1920 s’inventa il gypsy jazz mescolando lo swing con la musette francese  e la musica gitana. Sul finire degli anni cinquanta provano a coniugare jazz e musica classica i pianisti Giorgio Gaslini e Jacques Loussier ma solo negli ultimi tempi il jazz europeo torna alla ribalta con compositori e musicisti di calibro come il contrabbassista francese Renaud Garcia Fons, il sassofonista norvegese Jan Garbarek, il pianista polacco Leszek Mozdzer, tanto per citare qualche nome.

E in Italia? Anche da noi tantissimi eccellenti musicisti si rifanno al jazz dei colleghi americani sia nella tecnica che nella composizione. Urbani, Pieranunzi, Cerri, Marcotulli, Rava, Gatto, Bosso, Fresu ecc. sono tutti nomi di primissimo piano  con l’eccezione di Stefano Bollani che ama definirsi  un musicista senza  aggettivi.

E’ Bologna però che negli ultimi anni diviene una vera e propria fucina per il Jazz Made in Europa. Qui sul pentagramma si forgiano le note del Mediterranean Jazz, la corrente musicale che cattura ritmi e suoni provenienti da tutte le sponde del Mediterraneo  per fonderli con la musica classica e con quel jazz di matrice nord europea di cui parlavamo prima. Non poteva essere diversamente dal momento che la nostra penisola è il cuore stesso del Mediterraneo e il naturale crocevia di suoni provenienti da luoghi lontani: Andalusia, Balcani, Grecia, Turchia, Armenia, Paesi Arabi e, naturalmente, dalla musica popolare italiana. 

Musicisti e compositori che operano nella città delle Due Torri navigano proprio su queste rotte per fare la loro musica. Tolga During con il suo quartetto OttoMani, Pippi Dimonte con i suoi Trio Mezcal e Majara, Francesco Paolino, Alessandro Predasso e Stefania Megale delle Lame da Barba, Yalcin Ozgur e Vaggelis Merkouris dei Karagunes, Jacopo Barone dei Zagara, Claudio Cadei con Les Touches Louches sono fra i più attivi e creativi. Il contrabbassista lucano Pippi Dimonte collabora con tutte queste formazioni ed anche con altre. Sonorità e ritmi che si possono ascoltare sui loro Cd, su YouTube,  sulle piattaforme digitali e sui rispettivi siti web. Questo non poteva non accadere che a Bologna, città dove il Nettuno del Giambologna da secoli rappresenta un laboratorio di idee, di scienza e di cultura a tutto campo.  Vuoi vedere  che il dio del mare  s’intenda ora anche di Mediterranean Jazz?

Post scriptum. Queste brevi note non hanno alcuna pretesa di essere esaustive dell’argomento. Vogliono solo essere un piccolo sasso gettato nello stagno. Opinioni diverse naturalmente sono tutte benvenute e legittime. La querelle può continuare.

Più informazioni su