Il giallo del rave party nel nido del Capovaccaio

Ecco i fatti. Dov’erano quelli che dovrebbero proteggere l’area protetta?

Un rave party, durato tre giorni, in piena area protetta. Siamo nel Parco Nazionale della Val D’Agri, presso le Murge di Sant’Oronzo (zona SIC -Sito di interesse comunitario e ZPS-Zona di protezione speciale): circa 400 le persone che nei giorni scorsi hanno preso parte all’evento (200 per i carabinieri).

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L’area è l’unico sito di nidificazione, nell’Italia peninsulare, del Capovaccaio, un uccello che rientra in una specie protetta.

L’associazione “I Custodi del capovaccaio” di Gallicchio si è mobilitata ottenendo, almeno, l’attenzione della stampa. Quella delle istituzioni, ci raccontano, non è pervenuta. “Le autorità preposte- spiegano- pur sollecitate, non sono intervenute”.

Perché?

Per la verità sono intervenuti i Carabinieri già nella giornata del sabato, solo i carabinieri i quali hanno potuto all’istante fare poco. Centinaia di persone, alcune anche sotto l’effetto di droghe, contro una o due pattuglie di uomini dell’arma.

Alcuni esponenti dell’associazione ci dicono che i carabinieri hanno provato immediatamente a indentificare i partecipanti alla “festa” i quali si sarebbero rifiutati di mostrare i documenti. Dinanzi alla possibilità di incidenti e di reazioni violente, i carabinieri avrebbero preferito rinviare l’operazione di identificazione.

Le forze dell’ordine hanno svolto dunque un lavoro di contenimento e di controllo nel corso delle giornate fino al lunedì alle 11 quando il party era ormai chiuso.

Un controllo necessario anche sulla strada statale dove alcuni partecipanti al rave avrebbero fatto i loro bisogni corporali con il rischio di venire investiti dalle auto in corsa.

L’evento, non autorizzato, era in corso nel territorio del Comune di Gallicchio, in una zona periferica, distante dal paese, sotto le “Murge di Sant’Oronzo”, su di un terreno privato, che ricade all’interno del Parco Nazionale dell’”Appennino Lucano Val d’Agri – Lagonegrese”, a ridosso della S.S. 598.

Nessuno ha fermato il rave

I partecipanti si sono insediati nell’area venerdì scorso e il giorno successivo, sabato, sono stati allertati oltre i carabinieri, intervenuti all’istante, anche i vigili del fuoco e l’Ente Parco. I responsabili del Parco non si sarebbero fatti vivi, e neanche le istituzioni locali. In altre occasioni, come accaduto in provincia di Parma alcuni anni fa, il sindaco del Comune interessato da un rave party non autorizzato, a cui partecipavano circa 700 persone, ha emesso un’ordinanza di sgombero, immediatamente eseguita dai carabinieri, senza incidenti.

Perché nel caso del Parco val d’Agri nessuno ha ritenuto di intervenire? Si è lasciato che il rave finisse e che per quattro giorni causasse gravi danni alla flora e alla fauna del luogo?

Siamo in un Parco protetto, protetto da chi?

Anche sul ripristino dello stato dei luoghi avremmo dei dubbi. Tra portare due sacchi di immondizia e ripristinare un prato dopo che hanno stazionato mezzi pesanti per 4 giorni, c’è qualche differenza.

Ripetiamo: l’area è l’unico sito di nidificazione, nell’Italia peninsulare, del Capovaccaio, un uccello che rientra in una specie protetta.

In quell’area da venerdì 23 a lunedì 26 agosto è stato commesso un delitto contro la natura. Ci sarà pure qualche responsabile?

Rimane il fatto che senza la vigilanza dell’Associazione “I Custodi del capovaccaio”,  quel delitto sarebbe stato perfetto.