Corruzione e malaffare. In Basilicata l’illegalità gode di ottima salute. Non è crollato alcun Sistema

Abbassare la guardia dell'opinione pubblica proprio adesso che, sembra, la magistratura stia agendo con decisione, sarebbe un delitto

“Crolla il Sistema.” La fine del Sistema di potere”. Scrivono alcuni immediatamente dopo l’ordinanza di arresto della Procura di Potenza nel quadro dell’inchiesta do ut des che ha segnato la cronaca in Basilicata in questi ultimi giorni. Immaginare che sia crollato o finito un Sistema di potere è un errore clamoroso. Non sappiamo quanto sia consapevolmente commesso, fatto sta che un’informazione dai contenuti entusiastici di tale portata è pericolosa.

Chi studia i meccanismi carsici degli intrecci illeciti tra politica, istituzioni, imprenditoria, banche, mondo delle libere professioni e dei media, sa benissimo che un’inchiesta giudiziaria centrata su episodi circoscritti di presunta corruzione non fa crollare alcun Sistema. Un’inchiesta giudiziaria, come quella svelata in questi giorni, semplicemente si conclude con l’arresto di alcune persone che, eventualmente, andranno a processo e forse saranno condannate o assolte. Ottimo lavoro della magistratura, senza dubbio. Un’altra bomba giudiziaria che fa bene alla salute della legalità, specie se destinata a colpire – l’inchiesta non è ancora conclusa – altri personaggi e altri settori.

Tuttavia, sul piano dell’opinione pubblica, i media dovrebbero essere più accorti evitando la narrazione di “traguardi” inesistenti. Per un motivo molto banale: il Sistema esiste, si espande, allunga continuamente le radici e si rigenera. Si rigenera come i tessuti di quelle lucertole che, se minacciate da un predatore, perdono parte della coda, lasciando l’aggressore alle prese con l’estremità mentre se la danno a gambe. Nel giro di un paio di mesi, la coda ricresce. Ecco, la coda del Sistema ricresce, sempre.

L’opinione pubblica è questo che deve sapere e di questo deve essere consapevole. Affinché chi si espone, chi denuncia, chi si oppone, possa avere uno sguardo realistico sul terreno in movimento. Le favole, non aiutano.

Il Sistema lucano del malaffare legato a faccendieri di ogni specie, a politicanti e funzionari pubblici con la tasca sempre aperta, a poteri piccoli e grandi di interesse economico e politico, è subdolo, seducente, accattivante, invisibile ad occhio nudo. Un Sistema capace di agire in un quadro di legalità apparente, su camminamenti segnati dal rispetto delle formalità ma, nella sostanza, al servizio degli arricchimenti illeciti.

Il Sistema in Basilicata è una rete perfetta di soprusi, di prevaricazioni, di minacce, di prepotenze, di collusioni, di malaffare. Ma ha bisogno di spazi sani, di luoghi di redenzione, di foglie di fico e di incenso, spesso forniti da pezzi della politica e delle istituzioni organicamente o sporadicamente agganciati ai suoi filamenti.

Per perpetuarsi, per rinascere ogni volta che subisce una sconfitta o una ferita, deve lavarsi con l’acqua pura della credulità, della fragilità e del consenso del popolo. Deve lavarsi sotto la doccia dei media specializzati nella manipolazione di fatti e notizie. Insomma, il Sistema ha le sue strade, i suoi luoghi invalicabili e oscuri, ma agisce spesso alla luce del sole, nei giardini della normalità, nei palazzi dell’ineccepibilità morale. Il Sistema è capace di manipolare il buono, usandolo in funzione dei suoi scopi cattivi. Il Sistema è così vasto, pervasivo, radicato, tanto da elevarsi a normalità, perciò paradossalmente invisibile.

È fatto di decine di “ragni”, ciascuno con le sue ragnatele ad occupare luoghi e spazi definiti dalle consuetudini o da oscuri accordi tra le parti. Ovunque questi filamenti tra loro si intrecciano quando le circostanze richiedono cooperazione e reciproche coperture. “Uccidere” un ragno o rompere una ragnatela non significa abbattere il Sistema complesso e labirintico dei filamenti sul territorio. Ferire non vuol dire uccidere.

Oggi il Sistema di malaffare, funzionale alle mafie e all’esercizio della corruzione, è più che mai in salute. Forte e radicato, in continua mutazione. In tutto questo crescendo Ndrangheta, Mafia e Camorra si sono accomodate a molte tavolate imbandite negli ultimi 20 anni. Dall’Eolico, alla gestione dei rifiuti, dal petrolio all’indotto dell’industria estrattiva, dalla gestione delle acque all’ortofrutta agli appalti,  con opache ramificazioni nelle stanze dei palazzi delle istituzioni. Altro che crollo del Sistema. Abbassare la guardia dell’opinione pubblica proprio adesso che, sembra, la magistratura stia agendo con decisione, sarebbe un delitto.