Petrolio, Eni. La Regione si difende e complica il papocchio foto

Imbarazzante la maggioranza di centro destra schierata in conferenza stampa

Abbiamo assistito, in diretta streaming, alla conferenza stampa indetta stamane, 29 ottobre, dalla Giunta regionale lucana e dai consiglieri di maggioranza, sulla vicenda Eni. Tutti schierati al tavolo di fronte ai giornalisti i politici nostrani ci hanno svelato le “magagne” di quelli di prima. Ce lo aspettavamo, ormai è un mantra. Che quelli di prima abbiano svenduto la Basilicata ai petrolieri l’opinione pubblica lo grida da anni. E noi per primi. Che la nuova maggioranza abbia cambiato atteggiamento nei confronti dell’Eni e della Total, assumendo posizioni più intransigenti, l’assessore Gianni Rosa ce lo spiega in tutte le salse da settimane. Nell’attaccare la minoranza consigliare, ossia “quelli di prima”, per difendersi dall’opinione pubblica, la Giunta regionale e i partiti che la sostengono hanno finalmente detto qualcosa.

Tra le solite banali argomentazioni e le frecciatine da osteria indirizzate all’opposizione di centro sinistra, con un linguaggio imbarazzante, almeno abbiamo capito a grandi linee la strategia adottata dalla Giunta Bardi nei confronti delle due multinazionali del petrolio. Il metodo: prima chiudere le trattative con Total e poi avviare quelle con Eni. I contenuti: condividere con le due compagnie un percorso comune con l’obiettivo di tracciare un progetto complessivo di sviluppo del territorio che vada oltre il petrolio e che preveda investimenti in altri settori strategici finalizzati all’occupazione e alla crescita economica della Basilicata; rivedere in rialzo le cifre per la compensazione ambientale. Bene.

Per quanto riguarda il metodo, lo stesso assessore si smentisce quando svela un suo cattivo pensiero in merito al comportamento di Eni che, pur continuando ad estrarre, si ostina a non mollare il malloppo per le compensazioni ambientali, in attesa del rinnovo della concessione. Il “cattivo pensiero” – così si esprime Rosa – è che Shell, seduta al tavolo Total e socia anche di Eni, abbia svelato al cane a sei zampe i contenuti dell’accordo con i francesi. Eni, dal canto suo, per evitare di trattare gli stessi contenuti, sgraditi alla Società italiana, avrebbe adottato una tattica finalizzata a prendere tempo. Se così fosse, la scelta di incontrare Eni successivamente alla conclusione dell’accordo con Total è stata un errore di metodo.

Per quanto riguarda i contenuti, la strategia, per come è stata accennata, sembra avere sullo sfondo, a grandi linee, il documento dello Studio Ambrosetti sul progetto Tempa Rossa e le prospettive per la Basilicata. Si tratta in sostanza di un progetto di rilancio del territorio fondato su un consenso forte, a partire dalla classe dirigente e dalla business community su strategie di sviluppo che puntino in particolare all’energie rinnovabili, all’industria manifatturiera, al turismo. Ma gira e rigira al centro ci sono i soliti settori capital intensive come l’industria estrattiva, la manifattura ad alta tecnologia, l’eolico e il solare, che – secondo alcuni – in Basilicata avrebbero un impatto economico-occupazionale importante.

Questa roba assomiglia molto alle promesse di Marcello Pittella nella relazione programmatica di insediamento nel 2014. Che aveva un problema, uguale a quello che ha di fronte la Basilicata oggi e che ha sempre avuto in passato: una visione di sviluppo elaborata per via esogena e senza identità. Altri soggetti, legati a grandi gruppi industriali e alle multinazionali, propongono ed esportano visioni e strategie di sviluppo che la classe dirigente lucana è sempre pronta ad importare. La storia economica di questa regione probabilmente non ci ha insegnato nulla. Continuiamo ad essere terra alla mercé di famelici predatori, specie nei settori dell’energia sporca e pulita. Ad ogni modo, sui contenuti ci ritorneremo, quando la Giunta Regionale sarà più chiara e più generosa di dettagli.

Rimane il fatto che nella conferenza stampa di stamane non è emersa alcuna soluzione concreta al problema. Eni continua a estrarre e a inquinare, le compensazioni ambientali al momento se le risparmia, mentre il tavolo delle trattative è sospeso in attesa che il Governo nazionale si dia una scossa. Tuttavia il tentativo da parte della Giunta regionale di giustificare i suoi fallimenti pare in parte riuscito. Il messaggio, “inconscio”, agli osservatori più attenti è arrivato: “abbiamo fatto il possibile, adesso nulla o quasi dipende da noi, chi ci attacca è in malafede e non combatte contro Eni ma contro la Basilicata”. Bene. Adesso che vi siete sfogati sappiate che non è di giustificazioni che ha bisogno questa regione. La Basilicata ha bisogno di fatti. Al momento abbondano le chiacchiere. Stiamo ancora aspettando una dichiarazione di Matteo Salvini sulla vicenda.

Per concludere, una domanda. L’anno scorso il Mise ha sospeso tutte le attività di prove d’esercizio funzionale degli impianti di Tempa Rossa e la Regione il giorno prima diffidò Total dalla esecuzione delle prove. Si parla di soldi, di occupazione, di compensazioni. Ma le criticità per le quali erano scattate la diffida e la sospensione, sono state rimosse?