Ospedale San Carlo, un padre scrive: voglio pensare e penso che mia figlia guarirà

Scrivo questa lettera in primis come padre di una figlia affetta da problemi di salute e ricoverata attualmente presso il Nosocomio San Carlo di Potenza e, naturalmente, come cultore del diritto. No ai licenziamenti del personale

Scrivo questa lettera, in primis come padre di una figlia affetta da problemi di salute e ricoverata attualmente presso il Nosocomio San Carlo di Potenza e, naturalmente, come cultore del diritto.

È di qualche giorno la notizia del licenziamento di parte del personale sanitario precario dell’AOR San Carlo di Potenza che, certamente, comporterà, anzi già comporta, la riduzione, se non il collasso, di parte dell’attività sanitaria del pubblico Nosocomio.

Il personale in servizio, con le carenze in essere, certamente non può, anche con la buona volontà da sempre dimostrata, sopperire a mancanze numeriche di tal genere.

Come padre di una figlia, in giovane età, ricoverata presso il reparto di ematologia dell’Ospedale San Carlo, mi chiedo se è stata giusta la scelta di raggiungere la Lucania per le necessarie ed improrogabili cure.

Per la qualità delle cure certamente sì, per quello che sta accadendo ora, con il rischio della sospensione delle prestazioni sanitarie o almeno la loro riduzione, mi assale qualche dubbio.

Si perché il tempo la fa da padrona in molte patologie, che devono seguire un corretto calendario di interventi mirati alla agognata guarigione.

Voglio pensare e penso in questo modo: mia figlia guarirà.

Poi mi ritrovo nel pieno di una crisi politico/economico/istituzionale, in cui chi dovrebbe garantire i servizi, per questioni forse di ordine economico o chissà meramente politico, decide della vita delle persone, senza rammentare che in Ospedale potrebbe esserci un proprio figliolo bisognoso di cure ed assistenza continua, tali da potergli salvare la vita.

I politici e i burocrati di turno sembrano aver dimenticato che, il Servizio Sanitario Nazionale è nato per garantire la salute dei cittadini e il libero accesso alle cure, nel rispetto dei principi costituzionali.

Eppure, come sempre accade al Sud, ci si piange addosso, con la naturale ed ingiustificata spinta a quella migrazione sanitaria verso il Nord, che tutti dicono di non volere.

Ed allora mi chiedo: è mai possibile che, per motivi prettamente economici e politici, si tagli indiscriminatamente il personale ,senza tener conto di accordi , condizioni e necessità?

In diritto, come nella vita quotidiana esiste il comportamento dettato dal buon padre di famiglia che ha l’obbligo di garantire il benessere dei propri consorziati.

Ma in questo caso mi domando dove sia finito il buon padre di famiglia? quali siano i motivi contingenti, gravi e concordanti che abbiano indotto il burocrate o politico di turno a sopprimere posti di lavoro, senza tener conto delle esigenze precise, chiare ed univoche di una struttura sanitaria?

L’art. 340 c.p. così recita:

“Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, è punito con la reclusione fino a un anno…”

Si tenga conto di ciò, allorché si procede, in modo inconsulto, a tagli di personale, forse formalmente corretti, ma che nella sostanza violano le norme di legge.

Ribadisco che, il personale del reparto ove è in cura mia figlia, con abnegazione, qualità e forza di volontà, tenta di sopperire alle mancanze di personale,ma già si prospettano riduzioni dei ricoveri ed assistenza a singhiozzo.

È inaccettabile!

Con i numeri giocano solo i matematici…i medici ed il personale sanitario operano per LA SALUTE DELLE PERSONE… e non è certamente la stessa cosa.

“Le due più grandi sventure nella vita sono una cattiva salute e una cattiva coscienza”. (Lev Tolstoj)

Resto con la speranza, che chi di dovere, si impegni a trovare una pronta soluzione al problema.

Deferenti ossequi.

Avvocato Giuseppe D’Alvano

Teggiano,24 novembre 2019