I pendolari del Sud figli di un Dio minore

Crescono faglie invisibili tra di noi, profonde come ferite, percepite solo quando ci si debba recare fuori, obbligati, per lavoro, cura o studio

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Continuiamo a raccontare il nostro tempo dalla prospettiva del finestrino di un treno. Renato Matteo Imbriani è un insegnante pendolare di Foggia che insegna a Termoli, in Molise. I suoi alunni lo attendono in classe alle 7.55. L’ultimo tratto extra-regionale, circa 10 km di strada ferrata, rischia di costar caro ai pugliesi come lui, che in Puglia godono di alcune agevolazioni come Carta Tutto-Treno, che consente agli abbonati dei regionali, con un sovrapprezzo, di salire sui treni Freccia e Intercity.

Tuttavia, nella fascia del primo mattino (dalle 5.00 alle 6.39), i pendolari foggiani non hanno alternative all’Alta Velocità. D’altro canto, i bus impiegano due ore, per collegare Foggia a Termoli. Non hanno alternative al treno AV. Che, invero, nella zona da Lesina in su, procede a velocità media non proprio “alta” (al massimo 140 km/h circa, ci riferiscono), soprattutto per l’annoso limite infrastrutturale del binario singolo. È quello l’unico tratto ancora a binario unico della Direttrice Adriatica. Doppia, dunque, la beffa: i controllori chiedono l’integrazione Alta Velocità che tale non è, a causa di uno sforamento dei confini regionali di pochissimi chilometri. Ancora più complicata, la vita, per i pendolari che si recano, per esempio, a Pescara: le regioni interessate diventano tre. E tutto si complica ancora di più.

Questa storia fa riflettere sulla crescita di nuovi, invisibili confini nel nostro Paese. Il pensiero corre rapido alle difformi dotazioni degli altri servizi, dagli asili nido alla sanità. Crescono faglie invisibili tra di noi, profonde come ferite, percepite solo quando ci si debba recare fuori, obbligati, per lavoro, cura o studio. Il treno fu usato, dai primi decenni di Unità nazionale, come infrastruttura idonea a cucire il lungo Stivale. Stefano Maggi (Le ferrovie, Il Mulino, 2003) riporta la crescita del numero dei binari in Italia dal 1860 (2404 km), al 1870 (6429 km), 1900 (16429 km). Oggi, anche le ferrovie evidenziano la nascita di barriere regionali tra i cittadini italiani, che pur dovrebbero essere oggetto della tutela costituzionale. L’articolo 3 della nostra Costituzione recita molto chiaramente, nel suo secondo comma, che “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale…”. La parola impiegata, “ostacoli”, dal latino ob-stare esprime perfettamente la sollecitudine verso quei cittadini che, per ragioni sociali o economiche, pur titolari dei medesimi diritti, sulla carta, potrebbero non essere messi nelle condizioni di poterne fruire, nella sostanza. La parola greca corrispondente è ancor più evocativa: skàndalon, “impedimento”, “pietra di inciampo”, “scandalo”.

Se, in Italia, la Costituzione fosse davvero al centro della vita politica, la priorità sarebbe quella di “rimuovere gli ostacoli”. Invece, si punta a concentrare risorse dove ce ne sono di più, alimentando una perversa “geografia degli scandali”. Corrado Alvaro, che coltivava invece la speranza nella solidarietà nazionale, scriveva: “Il resto d’Italia s’è accorto che, non risolta la questione meridionale, non è risolto l’assetto della nostra società”. Lo speriamo anche noi.

 

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