Petrolio. Parte il progetto Tempa Rossa ma senza ascoltare realmente i cittadini e le associazioni, perché?

A oggi nulla sappiamo di quelle prescrizioni e se la Total ha adempiuto oppure no

Il 4 agosto 2018 la Regione Basilicata aveva diffidato la Total del “mettere in esercizio, anche in forma di prova temporanea, il centro oli di Tempa Rossa” perché non aveva ottemperato ad alcuni obblighi contenuti negli atti di autorizzazione ministeriale.
In sostanza mancava il piano di monitoraggio ambientale dell’impianto con la relativa definizione del punto zero e la distribuzione delle centraline di rilevamento e del piano di emergenza esterno (mancata ottemperanza alle prescrizioni riportate nella Dgr di autorizzazione n.1888/2011 e nell’allegato 1 della Delibera Cipe n.18/2012).
A oggi nulla sappiamo di quelle prescrizioni e se la Total ha adempiuto oppure no.
Eppure i comitati e le associazioni ambientaliste, lo scorso 9 settembre (Comitato “La Voce di Corleto” assieme ai comitati Mediterraneo No Triv e Osservatorio per la Val d’Agri) avevano espresso le proprie preoccupazioni durante un incontro che si è svolto presso il Ministero dell’Ambiente e organizzato per discutere, tra le altre cose, anche di Tempa Rossa con particolare riferimento al progetto di trattamento in loco delle acque di produzione e il loro smaltimento nel torrente Sauro, torrente che va a riversarsi nell’invaso di Monte Cotugno.

Oggi le preoccupazioni rimangono e troviamo inaccettabile l’affermazione della società che per i primi anni le acque di produzione non saranno smaltite nel Torrente Sauro. Riteniamo che il progetto sia pericoloso comunque pericolo per la salute pubblica atteso che la Total intende sperimentare per la prima volta in Europa un processo di trattamento delle acque di produzione, progetto che a nostro parere non potrà però eliminare le concentrazioni di sostanze radioattive contenute nelle acque di scarto.

In effetti, se consideriamo che Total abbia previsto un regime di produzione pari a 50.000 barili al giorno è facile comprendere il volume, rilevante, di acque di scarto che dovranno essere trattate in loco e poi smaltite nel Sauro.

Inoltre, a nostro parere e come eccepito anche per il progetto Syndial a Viggiano, l’impianto di trattamento e smaltimento delle acque di strato poiché asservito al Centro Oli (impianto sottoposto alle norme dettate dalla c.d. Direttiva Seveso III) imponeva il rilascio delle autorizzazioni da parte del Ministero.

Inoltre, i fanghi derivanti dall’attività estrattiva e come tali molto impattanti, dove saranno smaltiti?

Il progetto Semataf, in altre parole la discarica per rifiuti speciali che insiste a breve distanza dal centro abitato di Guardia Perticara e dove potrebbero essere smaltiti i fanghi derivanti dalle attività estrattive, presenta molteplici criticità.

In effetti, la Regione Basilicata ha approvato il progetto: “La sezione di trattamento, disidratazione e inertizzazione, con l’aggiunta di nuovi codici di rifiuti da destinare a trattamento o recupero, indicati nelle appendici n. 2, 3 e 4 del Rapporto Istruttorio A.I.A.; l’installazione di un nuovo impianto di lavaggio; l’ampliamento del piazzale da destinare ad attività di deposito preliminare e messa in riserva; la costruzione del IV lotto di
discarica, per una volumetria complessiva pari ad ulteriori 340.000 mc. che si aggiungeranno ai 150mila m3 già autorizzati per un totale complessivo di mezzo milione circa di mc di rifiuti, con una capacità di trattamento autorizzata pari a 110mila tonnellate/anno. Complessivamente la nuova piattaforma, a ultimazione degli interventi, occuperà una nuova superficie di tredici ettari mentre sono 25 gli ettari totali impegnati”.

All’impatto di Tempa Rossa, dei pozzi di estrazione, del trasporto del petrolio con l’oledotto che attraversa l’intero territorio della Basilicata (oleodotto, che presenta diverse criticità cit. memoriale Griffa), del trattamento delle acque di produzione e poi sversate nel Sauro, come se non bastasse, si deve anche aggiungere lo smaltimento dei fanghi industriali nella discarica Semataf.
Questi aspetti estremamente critici e impattanti per la salute di tutti i Lucano, e non solo, non appare esistere traccia nei vari incontri istituzionali. Si è parlato solo di occupazione, di posti di lavoro e di soldi.

Ecco, allora, che l’incontro disposto e organizzato per Mercoledì 4 a Corleto e alla presenza del Presidente della Regione Basilicata appare farlocca, vuota di contenuti al pari di una mera propaganda che non rassicura e anzi finisce per incrementare i dubbi e le preoccupazioni, priva di reale e fattiva partecipazione dei cittadini e delle associazioni, privati anche solo del diritto e della facoltà di presentare domande legittime e dovute in un normale Paese democratico. Ma la Basilicata è tutto fuorché una Regione normale. E’ per questo motivo, per le mancanze sopra elencate e molte altre che esistono sul territorio e sul progetto TEMPA ROSSA, che abbiamo deciso di non partecipare all’incontro sapendo già, e com’è stato puntualmente confermato dagli accadimenti, che sarebbe stata solo una mera passarella priva di quei reali contenuti che solo un aperto, libero e democratico dibattito avrebbe potuto garantire. L’incontro di ieri, quindi, non ha alcuna valenza, nessuna utilità, nessuna rilevanza ed efficacia. La nostra, quindi, è un’assenza di protesta nei confronti di chi dice di rappresentare i Lucani senza però cercare realmente di tutelarne la salute e senza dargli mai facoltà di parola e di dibattito aperto nonostante il giorno 21 ottobre 2019 cittadini e associazioni hanno protocollato in Regione una formale richiesta di audizione al Presidente Bardi, richiesta che sino a oggi è rimasta inevasa.

 

Mediterraneo No Triv

Mamme Libere

Comitato La Voce di Corleto

Comitato per la difesa della salute, dell’ambiente e della Costituzione

Cova contro

Medici per l’Ambiente Isde