No Triv scrivono alle Sardine lucane: “Siete disponibili a lavorare insieme a noi contro le multinazionali oil&gas?”

L'appello in vista della manifestazione prevista il 18 gennaio a Potenza

In vista del vostro secondo appuntamento pubblico in Basilicata, previsto sabato 18 gennaio a Potenza in Piazza Sedile, dopo l’iniziativa del 27 dicembre scorso a Matera, proprio perché condividiamo la necessità di immaginare e costruire un futuro di speranza per noi Lucani; proprio in quanto anche noi da diversi anni proviamo a creare un canale di dialogo e di ascolto per i cittadini della Basilicata, vorremmo utilmente porvi alcune domande. Anche noi siamo animate/i da sentimenti empatici e di amore per le nostre genti e per la nostra terra, sperimentando purtroppo sulla nostra pelle quanto possa essere duro e difficile essere ottimisti sul fatto che la nostra terra “ in un periodo molto vicino torni ad essere un posto felice e pieno di opportunità”.

Consapevoli del fatto che in Basilicata poter parlare di cultura,di sviluppo, di inclusione, vuol dire anzitutto saper conquistare la precondizione di essere libere/i ; nel quotidiano, nell’economia, in politica, nelle amministrazioni, dal giogo del primato delle multinazionali energetiche e dell’estrattivismo, ci rivolgiamo a voi proprio perché affermate che “siamo cittadini della Lucania e se siamo di nuovo qui è perché crediamo che la nostra voglia, la nostra curiosità e i nostri sogni alimenteranno il cambiamento”.

Nel ribadire con determinazione l’intenzione di mettere in campo tutte le azioni possibili, con critiche costruttive e migliorative, avanziamo suggerimenti e proposte per imprimere la necessaria accelerazione ad un processo di transizione energetica fondato sulla eliminazione degli sprechi, sulla riduzione ragionata dei consumi, sulle rinnovabili pulite e non impattanti, privilegiando il modello democratico e decentrato di generazione distribuita, informata e partecipata.

E’ ineluttabile dover superare ogni ambiguità insita nell’abusato concetto di “sostenibilità ambientale”, in quanto l’agenda della drammatica emergenza climatica ci impone di dover necessariamente e definitivamente abbandonare ed oltrepassare il modello socio economico fondato sui combustibili fossili, sullo sfruttamento dei tanti “Sud” del Pianeta e sul dogma della crescita infinita.

Le perentorie conclusioni cui è pervenuto l’International Panel Climate Change (premio Nobel 2007), organismo dell’ ONU, nel suo ultimo Report pubblicato prima del grande fiasco della COP 25 tenutasi lo scorso Dicembre a Madrid, impongono senza indugi scelte tempestive e risolute, le stesse che reclamiamo a difesa delle prerogative dei Territori e dei diritti dei Cittadini.

Constatiamo altresì, purtroppo, che anche quest’anno, malgrado la prima bozza del Decreto Clima andasse nella giusta direzione, il taglio dei sussidi diretti ed indiretti alla filiera delle fonti fossili è stato rimandato sine die, nonostante l’impegno programmatico iniziale dell’attuale Esecutivo di riduzione del 10% annuo per i prossimi 10 anni.

I contribuenti lucani ed italiani, infatti, continueranno ad essere costretti a foraggiare le filiere del petrolio, del carbone, del gas e dei relativi derivati, con buona pace di chi chiede a buon diritto di respirare aria pulita senza polveri sottili (almeno 20 milioni di abitanti nel nostro Paese), di bere acqua salubre, di vedere realizzate le indispensabili opere di bonifica dei siti inquinati.

Nonostante gli annunci di svolta economica in senso ecologista, la politica dell’attuale governo, ispirata al progetto di Green New Deal made in Italy, con la legge di bilancio di quest’anno si pone in realtà in sostanziale continuità con l’operato dei precedenti governi. 

In cosa si differenzia concretamente la politica energetica dell’attuale compagine governativa dalla Strategia Energetica Nazionale di Passera/Monti/Clini, dalla SEN di Renzi/Gentiloni/Calenda, entrambe fondate sul rilancio delle concessioni per prospezione, ricerca, coltivazione di idrocarburi, non solo a parità di sussidi alle multinazionali che estraggono e raffinano, finalizzate all’incremento della fiscalità derivata da royalties e canoni concessori, mentre affidano a cordate di multinazionali finanziarie e fossili il monopolio di mega opere devastanti quali TAP, East-Med Poseidon, dorsali Snam, rigassificatori, hub di stoccaggio del gas e della Co2 dalla Lombardia alla Sicilia, una supposta transizione energetica fondata sul metano, fossile più climalterante della Co2?

E’ quanto da circa un anno ormai si vanno chiedendo tutte le Regioni italiane interessate dalla sospensione temporanea (ad Agosto scadranno i 18 mesi previsti per la redazione e condivisione di un Piano Aree di cui gli Enti Locali ad oggi non hanno modo di conoscere sviluppi e criteri) di permessi di ricerca e di nuove istanze di permessi a mare e a terra, mentre in Basilicata non solo la concessione Val d’Agri gode dello scandaloso meccanismo delle “proroghe automatiche”, ma è in partenza (per i prossimi 30 anni almeno!) l’attività di coltivazione del progetto interregionale Tempa Rossa.

Nel 2018 sono stati 18,8 i miliardi di Euro regalati a tutto il settore delle fonti fossili, tra sussidi diretti ed indiretti. Si tratta di una scelta politica che continua a produrre enormi danni ambientali ed ingenti perdite per le casse dello Stato.

Nel rapporto “Tutti i sussidi alle trivellazioni”, Legambiente dimostra, con dovizia di dati e numeri, come l’Italia continui a privilegiare le fonti fossili ad un nuovo sistema energetico basato su prosumers, autoproduzione, reti smart, comunità energetiche, e soprattutto, come ai tanti annunci fatti non siano seguite azioni concrete per cancellare i sussidi alle fonti fossili.

Tutto ciò mentre enormi interessi sovranazionali ci impongono il TAP, le atomiche nelle basi Nato, il MUOS a Niscemi, lasciando il Governo col cerino acceso in mano nella polveriera libica e nel ginepraio della rideterminazione degli equilibri geopolitici che coinvolgono l’intero Nord Africa, il Vicino Oriente, il Mediterraneo.

Tutto ciò mentre resta in piedi una gara da parte delle multinazionali del fossile a cercare e trovare nella BEI nuovi finanziamenti pubblici.

Molti progetti già autorizzati dalla Commissione UE saranno infatti esclusi dalla “svolta verde”, definiti di interesse comune (Pic), tra cui i gasdotti Tap e Poseidon.  La Commissione UE continuerà dunque a garantire linee di finanziamento ai progetti ed alle opere che usufruiranno del mix energetico con il gas naturale come fonte di transizione, come ampiamente richiesto da Italia e Germania.

Per i prossimi 20/30 anni, la principale fonte energetica resterà pertanto il metano, alla faccia del timing di 10 anni indicato dagli scienziati dell’IPCC Panel dell’Onu!

Se c’è una cosa che ci ha insegnato l’esperienza No Triv, è che non si deve dar credito alla buona fede della classe dominante, per lo più ventriloqua dei forti interessi lobbystici.

Non si potrà immaginare e tantomeno mettere in atto una vera riconversione ecologica ed energetica, se non abbandonando lucidamente l’illusione di un capitalismo “progressista” e “green”.

Con la determinazione di continuare a coinvolgere nelle lotte territoriali le popolazioni locali, continueremo a chiedere al governo italiano di andare oltre le dichiarazioni di principio e di trovare la forza per eliminare subito tutti i sussidi diretti ed indiretti alla filiera del fossile, anche mostrando il coraggio di radicali revisioni normative, che hanno finora garantito alle multinazionali dell’Oil&Gas nel nostro Paese vantaggi e privilegi da Bengodi.

Solo così potrà aprirsi una prospettiva razionale ed equilibrata di sviluppo di politiche di sostegno alla riconversione produttiva, a partire dalle aziende agricole e turistiche.

Nell’ottica di un “fare” virtuoso, fattivo e stringente, per favorire l’accelerazione di quel processo di decarbonizzazione della Basilicata Hub energetico e del sistema – Italia,

Chiediamo se siete disponibili a lavorare insieme per: 

Una Moratoria effettiva riguardante nuove attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio di idrocarburi liquidi e gassosi;

L’elaborazione e l’approvazione partecipata di un Piano delle Aree che veda protagoniste anche le Regioni a Statuto Speciale;

Il ripristino dell’Intesa “in senso forte” tra Stato e Regioni, con abolizione dei meccanismi decisori dello Stato sostitutivi della volontà delle Regioni

L’abrogazione delle norme che hanno introdotto il concetto di “vita utile dei giacimenti”;

Il rispetto della volontà della maggioranza dei votanti al Referendum No Triv del 17 aprile 2016 (ricordiamo che la Basilicata è l’unica Regione ad aver superato il quorum richiesto);

L’approvazione di un nuovo Disciplinare-tipo;

Una riforma delle norme sulla Valutazione di Impatto Ambientale;

L’approvazione di un Piano Nazionale per lo smantellamento delle infrastrutture “petrolifere” non più produttive/eroganti ed il conseguente ripristino ambientale

L’abrogazione del meccanismo delle “proroghe automatiche” in materia di concessioni

Tempi e finanziamenti certi per la bonifica delle Aree SIN e dei pozzi incidentati/sterili/abbandonati

Impegnarsi per sollecitare le delibere dei Consigli Comunali per essere ricevuti dal MISE e da Minambiente per conoscere i criteri di redazione del PiTESAI;

L’abrogazione delle norme (riforma a costo zero) che intralciano lo sviluppo della generazione distribuita e finalizzata all’autoconsumo (energia a Km 0) ed all’eliminazione della povertà energetica.

Contrastare ogni forma della cosiddetta “Autonomia Differenziata”, foriera di drammatiche ed irreversibili divisioni territoriali, di sottrazione di diritti fondamentali, soprattutto ai danni delle regioni meridionali. In Basilicata l’aggravante maggiore sarebbe inoltre considerarne la possibilità sulla base dell’utilizzo delle royalties e delle compensazioni dalle forniture dell’acqua e dalle attività estrattive di petrolio e gas.

Coordinamento No Triv