Petrolio in Basilicata. Total, la Regione e la trasparenza che acceca

I profitti sull’oro nero e il furto dell’oro blu. A noi la siccità a loro i dollari

Da novembre 2019 a gennaio 2020 il personale lucano assunto al Centro oli di Tempa Rossa è passato dal 79 percento all’84 percento. Nello stesso periodo c’è stato un aumento di 79 persone assunte di cui il 42 percento residente nei comuni della concessione. Ad oggi in totale sono 387 i lavoratori di cui 326 lucani dei quali 133 residenti nei comuni della concessione.

È quanto è emerso nel corso del tavolo della trasparenza svoltosi nel pomeriggio di ieri 17 febbraio nella sala Verrastro della Regione alla presenza del presidente, Vito Bardi, degli assessori Cupparo e Rosa, dei rappresentati delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, e dei comuni interessanti. Applauso.

Nel frattempo quei 326 lavoratori lucani valgono miliardi di profitti per la Total a fronte di un costo del lavoro che si aggira intorno ai 9 milioni di euro all’anno. Nel frattempo sia Total sia Eni, prelevano grandi quantità di acqua pulita dai fiumi e dagli invasi. Albina Colella e Massimo Civita nel libro “L’impatto ambientale del petrolio” scrivono: …l’estrazione convenzionale di petrolio ha storicamente richiesto dai 0,1 a 0,3 barili di acqua per un barile prodotto. L’estrazione di 1 barile di petrolio dalle sabbie bituminose può richiedere invece da 2 a 4,5 barili di acqua. Quando invece vengono usati i metodi di recupero assistito del petrolio, il numero di barili di acqua può salire in media oltre i 35 per 1 barile di petrolio prodotto…Ingenti quantità di acqua vengono usate per le tecniche di stimolazione dei pozzi…”

Una stima precisa del rapporto tra quantità di acqua prelevata e produzione di petrolio è roba da tecnici e da scienziati. Tuttavia, è legittimo ipotizzare che la quantità di acqua pulita prelevata dalle due multinazionali – Total e Eni – sia e sarà enorme. Il valore non solo economico del consumo di acqua è dunque altissimo.

A questo si aggiunga il “danno collaterale” delle contaminazioni delle acque sotterranee, dell’inquinamento delle risorse idriche che causano una riduzione della disponibilità di acqua potabile e un aumento dei costi di gestione.

Non a caso l’Onu parla di crisi dell’acqua che rappresenta il problema più serio tra quelli ambientali.

Il prelievo di acqua dagli invasi e dai fiumi è di grandi proporzioni ed ha un valore enorme.

E mentre loro consumano il nostro “oro blu”, sottratto ai cittadini e ai bisogni dell’agricoltura, la Basilicata deve fare i conti ogni anno con la carenza di risorsa idrica e in alcuni casi con vere e proprie stagioni di siccità.

 

Sul piatto della bilancia la Basilicata perde tutto, mentre lor signori del petrolio guadagnano tutto.

Altro che tavolo della trasparenza. La trasparenza deve illuminare non accecare. Da queste parti, a quanto pare, siamo diventati ciechi.