Vito Bardi si dimetta. La Basilicata è a bordo di una nave malandata e senza bussola

Questa Giunta regionale e la sua maggioranza meritano compassione ma anche un incoraggiamento a togliere il disturbo

La narrazione di alcuni esponenti della maggioranza di centro destra che sostengono Vito Bardi nella sua opera “moralizzatrice e di cambiamento” provoca un sentimento di compassione.

La storiella è molto semplice. Il presidente della Basilicata è uomo simbolo della legalità e della trasparenza. Il suo impegno è fondato sulla purezza dello spirito di servizio verso la Basilicata e i lucani. Ha scelto di candidarsi e di fare il presidente senza secondi fini e la sua azione non è condizionata da desiderio di carrierismo o arrivismo. Lui, il purissimo Vito Bardi, vuole creare ad ogni costo le condizioni per un cambiamento radicale e repentino nel modo di fare politica nella nostra regione. E perciò non lo criticate, non lo attaccate, lasciatelo lavorare, dategli il tempo di rivoltare come un calzino questa terra martoriata da venticinque anni di amministrazioni di centro sinistra.

Questo è il senso della narrazione, a difesa del presidente, del consigliere regionale Piero Quarto. In soccorso, con una storiella meno sentimentale e più politica, arriva un comunicato stampa dell’assessore Francesco Cupparo, il quale respingendo le critiche dei media, fa sapere che nella maggioranza di governo è tutto a posto. Ammette alcune difficoltà legate alla situazione finanziaria, ammette “ostacoli di varia natura, anch’essi in parte prevedibili, anche se forse non considerati così forti.” Tuttavia, vietato criticare questa Giunta e il suo presidente, perché quelle critiche sono strumentali, artificiose, pretestuose.

Ebbene, qualcuno ci dovrebbe spiegare, nel merito, il caos di questi mesi nella sanità lucana. Qualcuno ci dovrebbe spiegare, nel merito, quali motivazioni morali, etiche, di servizio e per il bene della Basilicata abbiano spinto questa Giunta a mantenere al suo posto il direttore generale dell’ospedale San Carlo. Direttore che a sua volta nomina un inutile portavoce madre di un editore di un giornale che difende ad ogni piè sospinto l’operato indifendibile dello stesso direttore e della Giunta che lo tiene in sella. In base a quale principio etico il presidente Bardi ringrazia il direttore dell’ospedale per il grande lavoro che svolge.

In base a quale interesse dei lucani, la Regione non si presenta alla riunione della commissione ministeriale di valutazione della compatibilità ambientale per il parco eolico di Acerenza, dopo aver espresso parere sfavorevole.

Quali motivazioni etiche, morali, per il bene della Basilicata, abbiano spinto la Giunta a decretare le nomine negli enti sub regionali e nelle società partecipate in base a criteri di spartizione politico-elettorale.

In base a quali principi morali è avvenuta la nomina dello staff del presidente?

E dov’è finito il Piano strategico regionale che dovrebbe orientare Cupparo e gli altri nella loro azione di grande cambiamento e rivoluzione politica e economica della Basilicata?

E ci fermiamo qui, inutile ripetere quanto abbiamo già scritto in questi mesi sulle trattative con Eni e Total e su tutto il resto. A proposito di trasparenza, l’accordo con la Total è stato poi discusso in Consiglio Regionale?

Se avessero avuto un programma e avessero studiato prima di presentarsi alle elezioni avrebbero conosciuto in anticipo le condizioni del bilancio regionale, anziché accorgersene solo ora.

Tanto per fare qualche esempio, stiamo ancora aspettando di conoscere le idee, i programmi, le misure, le intenzioni circa le politiche di contrasto alla povertà e alla povertà educativa, circa il sistema regionale di welfare, circa la pianificazione di interventi di contrasto allo spopolamento, di riforma del sistema formativo, di programmazione delle risorse. La sensazione che si navighi a vista, su una nave malandata, è forte. E se “parlare di programmi è prematuro” – testuali parole di Bardi nel maggio 2019 – a febbraio 2020 è ancora prematuro? Chi lo sta scrivendo questo programma, Matusalemme?

Caro Piero Quarto, i lucani il sostegno a Bardi glielo hanno già dato alle elezioni del 24 marzo scorso. Adesso è vostro il compito di dimostrare di aver meritato quel sostegno.

La verità è che Bardi continua con la sua giaculatoria di frasi al gerundio e al futuro: “faremo, vedremo, proveremo, stiamo provando, stiamo facendo, stiamo predisponendo.” Una continua parantesi aperta sospesa nel caos delle aspirazioni e delle pressioni interne a una maggioranza che nei fatti non esiste.

Vito Bardi – garante della legalità – si è lasciato andare a certe forzature e ha accettato metodi di spartizione che nulla hanno a che fare con l’interesse generale e con il cambiamento.

Se Bardi è l’uomo che descrivono Cupparo e Quarto, allora il dubbio che sia ostaggio di logiche spartitorie, politicamente predatorie e di interessi a noi ignoti, è legittimo.

E se così non è, sarà il tempo a dirlo. Tuttavia, il tempo a disposizione non è infinito, né può essere usato come alibi per rinviare continuamente decisioni importanti.

In politica la lagna non porta bene. Piangere sulle difficoltà, sugli ostacoli imprevisti, sulle condizioni “lasciate dagli altri”, sulle critiche della stampa, sui problemi di bilancio, è un segnale che non ci rassicura sulla vostra capacità di governo. Credevate che amministrare la Basilicata fosse una passeggiata? Non lo è. Perciò, adesso che lo avete scoperto, Bardi farebbe bene a dimettersi.