Furti d’auto nel Potentino, decapitata banda che aveva messo a segno decine di colpi foto

Cinque persone, quattro di Cerignola e una di Melfi, arrestate dai carabinieri

Un banda specilizzata in furti d’auto è stata sgominata all’alba di oggi a seguito di indagini condotte dalla Procura di Potenza. Cinque persone, quattro residenti a Cerignola e una a Melfi sono state arrestate dai carabinieri poiché ritenute responsabili, in concorso fra loro, di decine e decine e di furti aggravati consumati o tentati avvenuti tra il gennaio ed il maggio 2019 nei comuni di Melfi, Lavello, Rionero in Vulture, Barile e Rapolla.

Dalle indagini è emerso che tutti i furti erano riconducibili ad un’unica organizzazione criminale promossa e gestita da due pregiudicati cerignolani (padre e figlio) con il concorso degli altri tre indagati. In particolare, a seguito di un tentato furto commesso a Barile (Potenza) il 7 maggio 2019, l’attività investigativa aveva consentito di identificare gli indagati e individuare l’autovettura utilizzata.

Il gruppo è stato così monitorato e, in data 13 maggio 2019, due dei cinque indagati venivano arrestati mentre tentavano di impossessarsi di un’autovettura in Melfi (Potenza).

Le indagini, condotte attraverso l’incrocio di tabulati e celle telefoniche, esame di immagini estrapolate da sistemi di videosorveglianza, analisi di dati e plurimi riscontri operativi, ha permesso di ricostruire l’intera attività criminosa e delineare la responsabilità dei cinque relativamente ad ogni singolo furto commesso dall’inizio del 2019.
Le macchine oggetto di furto erano tutte connotate da un elemento in comune; difatti, dei circa trenta furti commessi nel territorio del Vulture-Melfese, le autovetture oggetto di sottrazione erano sempre di quattro modelli. Il furto dei veicoli avveniva con centraline decodificate che, sostituite a quelle originali, permettevano di eludere il sistema di sicurezza c.d. “immobilizer’ (caratterizzato da chiavi crittografate), così come alcune chiavi passepartout artigianali utilizzate per la messa in moto.

Tutti i furti ed i tentati furti commessi venivano posti in essere con un’unica modalità: gli autori, prima, aprivano o forzavano con arnesi da scasso le portiere delle macchine, disarticolavano i fili di accensione – come emergeva dalle denunce dei proprietari e degli utilizzatori dei veicoli rubati da cui si rilevava come i fili fossero stati estratti dalla parte collocata al di sotto del volante – aprivano il cofano delle macchine, nonché, avvicinandosi al body computer, staccavano i fili di accensione che collegavano, poi, alla centralina modificata.

La misura cautelare è stata eseguita con l’impiego di 30 militari del Comando Provinciale di Potenza, che hanno arrestato gli indagati, sottoponendoli agli arresti domiciliari.