Basilicata Coronavirus. Attenti alle parole, possono far male

È evidente che in questa regione non solo non bisogna abbassare la guardia, ma bisogna alzarla ulteriormente. Perché adesso non è il panico che bisogna contrastare, ma la stupidità di chi ha appeso la mascherina al chiodo

Quando ci sono buone notizie, bisogna darle, senza dubbio. Tuttavia, sarebbe responsabile darle quando si verificano. Se un giorno i dati della Basilicata registrano zero contagi, non è responsabile rallegrare la popolazione in anticipo di tre giorni con titoli “Basilicata verso zero contagi”. Per carità ognuno è libero di fare i titoli che ritiene, ma bisogna sapere che un’informazione troppo zuccherata, di questi tempi, potrebbe far male alla salute. Il giorno del “contagi zero” è arrivato, il 13 aprile.

E qualcuno ha orgogliosamente pensato di averla azzeccata, quella previsione, nei giorni precedenti. Purtroppo o per fortuna la statistica è una scienza “bastarda”, può ingannarti specie quando non la conosci abbastanza. E se qualche esperto ha lasciato trapelare la previsione, sbagliata, in anticipo, deve assumersene le responsabilità. In seguito a quei titoli e a quella abbondanza di zucchero, in molti hanno allentato la presa pensando che “ormai, finalmente è finita o quasi”.

E invece no. Gli esperti con la testa sulle spalle continuano a dirci che non è affatto finita, anzi. Le trappole del virus che non conosciamo sono ancora tutte disseminate sui nostri percorsi. Gli esempi di questi giorni, ovunque, sono chiari. Si sappia, “contagi zero” non esiste, può essere la foto istantanea di un giorno, di più giorni, ma non è la scomparsa definitiva del virus.

In Basilicata, il giorno dopo “contagi zero” c’è stato un altro caso positivo accertato. E due giorni dopo altri 16, con il funesto contorno di altre vittime. Qualcuno si dondola sul fatto che si tratta di asintomatici, e non riesce a pensare che quella circostanza peggiora le potenzialità di diffusione del virus.

È evidente che in questa regione non solo non bisogna abbassare la guardia, ma bisogna alzarla ulteriormente. Sorveglianza sanitaria a tappeto, test diagnostici veloci. C’è gente che aspetta da oltre una settimana l’esito dei tamponi, compresi operatori di strutture socio-sanitarie.

In questa fase sarebbe opportuno pesare le parole. Meglio aggiungere un mezzo cucchiaino di amaro che un cucchiaio di zucchero. Perché adesso non è il panico che bisogna contrastare, ma la stupidità di chi ha appeso la mascherina al chiodo. Una sana paura e una civile preoccupazione sono necessarie. Non si tratta di essere pessimisti o ottimisti. Si tratta di mantenere i contatti con la realtà. E l’ultima ordinanza, ma anche l’ultima intervista di Vito Bardi appaiono, in questa fase, un’azzardo.Qui l’ordinanza qui l’intervista