Coronavirus. La Basilicata regione test per la fase due del Paese

La proposta della giornalista Carmen Lasorella che affiderebbe al territorio lucano la sperimentazione per l’uscita dall’emergenza

Ben 150 scienziati ed accademici lanciano l’appello sul Sole24 ore del 2 aprile: “Dobbiamo subito preparare la ripartenza, il tempo stringe, occorre agire rapidamente. Le prossime settimane saranno decisive sotto ogni profilo e le scelte che le istituzioni si apprestano a fare lasceranno il segno per mesi ed anni. Proprio per questo non è consentito sbagliare”. Insomma, dal momento che è possibile un ritorno dell’epidemia in autunno, è fondamentale preparare e attivare fin da subito una fase 2 che garantisca la tutela della salute dei cittadini e la sostenibilità dell’intero sistema sociale e produttivo.

La giornalista Carmen Lasorella, dalle colonne nazionali della Gazzetta del Mezzogiorno di ieri 4 aprile, prende la palla al balzo e lancia una proposta. È necessario testare modalità, procedure, interventi, tecniche di monitoraggio del virus, per avviare la fase due. La Regione Test potrebbe essere proprio la Basilicata. Perché? Lasorella scrive: “Proprio il Sud che sa soffrire e che ha la cultura della resilienza, ma che per fortuna è rimasto lontano dalle aree aggredite dal virus, oggi potrebbe fare la sua parte, nonostante le strutture clientelari sempre al collasso. Il Sud potrebbe dare una mano al Nord, perché già sconta da oltre 100 anni sfruttamento e sudditanze, dunque sarebbe capace di affrontare questa esperienza di pochi mesi. L’area test ideale potrebbe essere la Basilicata, che ha appena avuto con Matera una capitale europea della cultura, giusto nel cuore del Sud, tra la Campania e la Puglia e sul confine con la Calabria. Popolazione limitata e un’area scarsamente contagiata. Un monitoraggio digitale, che migliorerebbe la sicurezza del territorio non solo contro il virus. Naturalmente, sarebbe affidata al governo la regia, che vigilerebbe da subito sulla ripresa delle attività economiche locali, con l’impegno dichiarato a potenziarle, mentre sarebbe regionale il concorso delle realtà intorno, in tutte le forme di collaborazione possibili.”

Sarebbe bene che su questa proposta si aprisse un dibattito serio e costruttivo. La fase due dell’emergenza coronavirus richiede un lavoro complicato, con il concorso di tutti, nel quadro di un’organizzazione tecnica e politica, evitando errori che potrebbero essere fatali. Un test preliminare, da realizzare in una regione come la Basilicata che ha tutte le caratteristiche per essere un laboratorio di verifica, sarebbe necessario. E se ciò avverrà, come auspica Lasorella, la Basilicata, il Sud, saranno protagonisti di una nuova stagione di solidarietà e di cooperazione tra le diverse aree del Paese.

Tuttavia, la Basilicata ha anche le sue fragilità, emerse soprattutto in questa fase di emergenza. Lacune e debolezze nell’amministrazione regionale, nell’apparato burocratico, nelle infrastrutture digitali, nel sistema sanitario. Occorrerebbe, dunque, un investimento del Governo finalizzato a colmare alcune carenze e a dotare il territorio della strumentazione necessaria all’eventuale sperimentazione di una fase due da replicare, con i dovuti accorgimenti, in tutto il Paese. Ma c’è un altro limite che andrebbe superato prima dell’avvio del possibile test: la regia, il coordinamento, il comando non devono in alcun modo essere interferiti dai poteri politici e amministrativi locali, altrimenti sarebbe il disastro. Occorrerebbe una regia tecnico-scientifica a livello nazionale, e magari internazionale, che abbia le mani libere. Insomma, un paio di mesi di “dittatura” della scienza che i lucani, saprebbero sopportare, anche perché, come dice la stessa Carmen Lasorella, hanno già sopportato di peggio.

Il dibattito è aperto.