Coronavirus, l’allarme dei benzinai: Aperti ma senza clienti, falliremo

La perdita in termini di fatturato complessivo (comprese le tasse e imposte destinate allo Stato) ammonta a 2,9 miliardi di euro

Sono rimasti aperti ma non hanno clienti da oltre un mese. Sono i distributori di carburanti, che lamentano un crollo del fatturato con effetti micidiali sulla tenuta dei punti vendita e dei gestori: i ricavi sono crollati a 300 euro al mese, denuncia la Faib Confersercenti, l’associazione di categoria. Il lockdown causato dalla necessità di contenere la diffusione del Coronavirus con la conseguente epidemia di Covid-19, con il crollo delle vendite di carburanti «stanno mettendo in ginocchio i gestori, e migliaia di impianti sono a rischio fallimento», denuncia la Faib. «Al momento, però, il confronto con il governo, aperto la scorsa settimana a seguito di una denuncia lanciata dalle Federazioni di categoria nazionali, seppur positivo nelle affermazioni e proponimenti, non si è concretizzato». La Faib lamenta allontanarsi di soluzioni fiscali ed economiche che pure erano state ipotizzate nel corso del confronto.

In Italia sono attivi circa 21.500 punti vendita carburanti, di cui circa l’80% circa ancora regolarmente in funzione. Le perdite stimate nel mese di marzo per i benzinai sono del 90%, sottolinea l’associazione. In termini di erogato, le perdite sono di circa 1,95 miliardi di litri di carburante per il periodo che va dalla seconda settimana di marzo fino al 6 aprile. «La distribuzione di carburanti — dichiara Martino Landi, presidente nazionale Faib Confesercenti — è tutt’ora attiva e garantisce i rifornimenti sia in sola modalità self-service, con accettatore di banconote o carte, sia in modalità servito. Ma siamo allo stremo».

La perdita in termini di fatturato complessivo (comprese le tasse e imposte destinate allo Stato) ammonta a 2,9 miliardi di euro. Mentre le perdite di reddito lordo per i gestori sono stimabili in circa 60 milioni di euro, ricavando mediamente meno di 300 euro di ricavo lordo mensile per punto vendita, neanche sufficienti ad onorare le utenze.

«Alcuni costi fissi di gestione, utenze e servizi ed il costo sostenuto per il personale rappresentano un peso economico insopportabile per le gestioni. Oggi i nostri impianti hanno un ricavo lordo che potremmo stimare in poco più di 10 euro al giorno derivante dai carburanti. In queste condizioni, senza interventi del governo e l’accesso a tutte le possibili forme di difesa del reddito, fiscali e non, sostegni economici concreti, non credo che riusciremo a continuare a garantire il servizio pubblico ancora per molto», conclude Landi.