Coronavirus. Le bugie dei vertici lucani e la cialtronesca gestione dell’emergenza

Nonostante i nostri richiami a dire la verità, Bardi e i suoi seguaci continuano a mentire

Hanno mentito sin dall’inizio. E peggio ancora, durante. L’assessore Rocco Leone, minimizzava, già all’origine dell’epidemia, con arroganza e superficialità quella che sarebbe diventata una vera tragedia. Aveva dichiarato, nelle settimane successive, che i medici di Medicina generale erano tutti dotati di dispositivi di protezione, smentito a più riprese dagli stessi medici. Il suo direttore generale, nonché capo della Task force, Ernesto Esposito, aveva dichiarato, sempre a questo giornale, che la Basilicata era in grado di processare 250 tamponi al giorno. Smentito dai fatti e dai loro stessi dati forniti ogni giorno. Il presidente Vito Bardi, in un messaggio del 4 aprile dichiara che i tamponi “saranno somministrati in 48 ore e processati in 48 ore”. Smentito anche lui dai fatti. Il capo ufficio stampa Massimo Calenda, si lascia andare a dichiarazioni non solo “imbarazzanti” ma del tutto prive di fondamento.

Questi ultimi tre “eroi” della gestione dell’emergenza covid, hanno dimostrato in più occasioni di non conoscere la Basilicata, il suo territorio, la collocazione geografica dei paesi, e neanche la struttura del sistema sanitario che dovrebbero gestire, o riformare, o cambiare. Quando Bardi nomina capo ufficio stampa un signore del suo circolo di amici e parenti,  e quando il direttore generale dell’ospedale San Carlo nomina addetto stampa la madre un suo amico editore, perdiamo la bussola del cambiamento. Dov’è il cambiamento?

La maggioranza di governo che sostiene questa Giunta regionale ha provato ad evitare “le accuse” dell’opinione pubblica dividendosi tra chi balbetta qualche critica e chi si ostina a difendere l’indifendibile. Spaccata anche nei giudizi sulla gestione di questa crisi.

I vertici regionali hanno provato in tutti i modi a scaricare le responsabilità sui medici e sul personale sanitario in trincea. Prima hanno puntato il dito contro i medici di base, poi ignobilmente hanno messo alla gogna il reparto di rianimazione dell’ospedale San Carlo, facendo passare un messaggio che delegittima e colpevolizza il gruppo che gestisce l’emergenza in terapia intensiva. E bene hanno fatto gli operatori sanitari di quel reparto a controbattere con una lettera aperta.

Ormai lo sanno tutti, molti decessi sono conseguenza dei ritardi nella diagnosi e nell’ospedalizzazione. Il buco quindi è nell’organizzazione del sistema sul territorio e negli strumenti a disposizione del sistema. E questi buchi sono responsabilità dei vertici regionali e dei vertici delle strutture sanitarie.  Molti direttori generali e loro nominati dovrebbero tornare a casa immediatamente. Stanno umiliando un’intera popolazione.

Hanno mentito sulle corsie preferenziali per la somministrazione dei tamponi: test diagnostici agli amici, parenti e affini, senza sintomi. Hanno annunciato indagini interne senza la trasparenza necessaria circa gli atti che le dispongono.

Insomma, un governo regionale, incapace di assumersi le proprie responsabilità e di informare con trasparenza i cittadini sulla gestione dell’emergenza, non rassicura nessuno neanche dopo che la crisi sarà superata.