Coronavirus. Vincenzo Barile, medico dirigente Asp: fare immediatamente i tamponi a tutti è impossibile

Se si rispettano le regole di contenimento e l'uso puntuale dei DPI e si agisce con la dovuta celerità sulle situazioni cliniche la possibilità di diffusione del contagio anche qui può essere contenuta

Vincenzo Barile, direttore dell’UOC Radiologia dell’Asp, è stato nominato il 2 aprile scorso, responsabile della piattaforma informatica che raccoglie i dati forniti dalla Unità speciali di continuità assistenziale anti covid-19. Lo abbiamo intervistato.

Ci risulta che a spingere per la creazione di questa piattaforma che in sostanza è un sistema di sorveglianza epidemiologica sia stato lei, conferma?

No. Sono stato chiamato dal Direttore generale del Dipartimento regionale Politiche della persona che mi ha chiesto un aiuto in questa fase dell’emergenza e mi ha prospettato la necessità di implementare una bozza di piattaforma in embrione.

Io ho condiviso questa necessità ed ho chiesto di poter lavorare su uno strumento gestionale oltre che epidemiologico in quanto, un progetto informatico corretto consente anche di orientare correttamente tutti gli attori del sistema nella fase di emergenza che attraversiamo. Dunque una piattaforma di analisi ma anche di organizzazione del sistema limitatamente alle azioni sanitarie.

Ci spiega come funziona esattamente il flusso informativo e la metodologia di raccolta dati?

Il flusso può essere alimentato con richiesta del tampone e/o della quarantena dal medico di medicina generale per motivi clinico-epidemiologici, la richiesta viene presa in carico e validata dall’ufficio sanitario competente per territorio che contemporaneamente valuta la situazione epidemiologica e viene disposta l’esecuzione del tampone.

Effettuato il tampone nel tempo massimo di 3 giorni dalla richiesta si carica l’esecuzione del tampone e si invia al laboratorio deputato alla fase analitica che poi inserisce l’esito sulla piattaforma.

Il medico di Igiene e Sanità pubblica che inserisce i tamponi per motivi di prevenzione su personale o popolazione esposta salta il passaggio della validazione e passa direttamente all’esecuzione dei tamponi. Il medico di struttura ospedaliera altrettanto. Quando dall’ospedale risulta una positività parte l’allarme per il medico di igiene e sanità pubblica che attiva le verifiche epidemiologiche. La piattaforma gestisce anche i percorsi di guarigione con la lista dei guariti.

La prossima settimana ci sarà la cartella di osservazione e trattamento delle USCA per inserire tutti i dati relativi alla presa in carico dei pazienti in quarantena e successivamente si rilascerà una cartella ospedaliera con finalità di mera raccolta dati per alimentare i flussi ministeriali e monitorare gli esiti costruendo indicatori di processo.

La piattaforma dunque, è funzionale all’attività delle Unità speciali e viceversa, quanto pesa sulla prevenzione dei contagi?

Le unità speciali attingono e attingeranno sempre più le informazioni dalla piattaforma e, come è facile intuire, la piattaforma è uno strumento anche di analisi puntuale e tempestiva sulle condizioni di salute dei cittadini lucani ancor prima dell’esecuzione dei tamponi con strumenti di analisi che verranno perfezionati comune per comune.

Il sistema della piattaforma è partito in tempo o sarebbe stato auspicabile attivarlo prima di aprile?

Certo sarebbe stato utile avere questi strumenti prima ma, probabilmente, si sarebbe anche scontata una scarsa conoscenza del fenomeno e delle sue dinamiche e non so quanto si sarebbe concretamente potuto anticipare per avere un prodotto affidabile.

Secondo lei, adesso, siamo al 18 aprile, la macchina organizzativa anti covid nel suo complesso sta funzionando oppure ci sono ancora delle lacune, se sì, quali?

La macchina nel suo complesso sta funzionando, siamo sempre al corrente di tutti i casi positivi, della loro provenienza e delle catene epidemiologiche ma dobbiamo ancora molto migliorare, più si è precisi, più si è tempestivi e meglio è. Ed è volontà e interesse comune che questo si realizzi. Le criticità sono ancora presenti e riguardano il flusso dati che non è ancora messo a regime ma siamo vicini alla soluzione.

C’è stato un ritardo nell’attivare un sistema diffuso di sorveglianza sanitaria? Per esempio nelle strutture residenziali sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali?

Le strutture sanitarie residenziali sono un elemento fragile del sistema come sappiamo dalla drammatica esperienza lombarda e si sta inseguendo l’obiettivo di monitorarle tutte. Ovviamente sappiamo che fare immediatamente i tamponi a tutti è impossibile per limiti oggettivi e dunque bisogna utilizzare criteri di priorità sugli aspetti epidemiologici e clinici.

Tutti devono dare un contributo segnalando le situazioni di particolare criticità, dobbiamo tutti essere disponibili 24 ore su 24 per affrontare ogni potenziale emergenza.

Dalla casistica che ho potuto osservare posso dire con tranquillità che se si rispettano le regole di contenimento e l’uso puntuale dei DPI e si agisce con la dovuta celerità sulle situazioni cliniche la possibilità di diffusione del contagio anche in queste realtà è contenuta.