Covid-19. Riduzione della nocività del virus e problemi organizzativi. La parola all’esperto

In Basilicata esiste un problema di organizzazione dell’emergenza, perché e in quale misura? Lo abbiamo chiesto al dottor Sabino Tota, Consulente di organizzazione e pianificazione sanitaria

In Basilicata esiste un problema di organizzazione dell’emergenza, perché e in quale misura? Lo abbiamo chiesto al dottor Sabino Tota, Consulente di organizzazione e pianificazione sanitaria

Questa quarantena sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario ed economico. Quali sono, oggi, le prospettive di questa lotta

I dati suggeriscono l’impostazione di una strategia, che ci consenta di convivere per un tempo più lungo con l’infezione senza però sostenerne i costi attuali in termini di vite umane ed economici. Perciò bisognerebbe agire sul grado di letalità del virus e sul tasso di ospedalizzazione.

Come?

Occorre applicare i protocolli terapeutici tempestivamente, appena si manifestano i sintomi dell’infezione. Perché ciò avvenga è innanzitutto necessario l’allargamento della disponibilità di test diagnostici, renderne ampia e capillare l’offerta, attingere alle risorse di tutti i laboratori del Sistema sanitario, pubblici e privati, così come avvenuto in altre regioni. E, allo stesso tempo, agire sulla medicina territoriale per il coordinamento della valutazione dei pazienti, nonché della prescrizione ed erogazione dei presidi farmacologici.

Che cosa intende quando dice che bisogna agire sulla medicina territoriale?

È necessaria una rimodulazione degli obiettivi: bisogna attenuare gli effetti dell’infezione (decessi e ricoveri in terapia intensiva). Questo obiettivo dovrebbe essere perseguito con la stessa convinzione e con lo stesso impegno dedicati alla riduzione del numero dei contagi. Insomma, bisogna ridimensionare la nocività del virus, in modo da ridurre significativamente il rischio di morte e di ricovero in acuzie (approssimandolo a quello di una polmonite comune). Così per averne vantaggi anche i tempi di ripresa delle attività economiche e sociali seppure in mancanza di una definitiva scomparsa dell’infezione.

La soluzione può essere a portata di mano ed è la “domiciliazione” della patologia. Ancora una volta, il territorio risparmierebbe pazienti agli ospedali. Per il bene dei pazienti e degli operatori sanitari (gli ospedali possono fungere da focolai dell’infezione), il paziente potrebbe fruire della terapia presso il proprio domicilio o mediante prestazione ambulatoriale ospedaliera ma senza ricovero.

Certo, potenziare il domiciliare, ma con quali terapie e con quali farmaci?

L’Oms (con il progetto “Solidarity”), l’Aifa e, da ultimo, l’Unione Europea, nonché alcune agenzie di ricerca internazionale, hanno autorizzato numerosi trials su protocolli terapeutici farmacologici sia ospedalieri sia domiciliari contro l’infezione. Si tratta di farmaci non ancora validati specificatamente per l’infezione da SARS-CoV-2 secondo gli ordinari protocolli di ricerca (e non potrebbe essere altrimenti, vista la sua recentissima scoperta). Sono però farmaci che sono già utilizzati per altre patologie e hanno sortito effetti sui pazienti affetti da SARS-CoV-2, ovvero hanno già superato i test di sicurezza e sono in fase di verifica dell’efficacia.

L’autorizzazione di questi trials ha seguito l’utilizzo “off-label” del primo farmaco, l’ormai noto Tocilizumab, nella prevenzione e riduzione della fibrosi polmonare conseguente all’infezione virale. Questo farmaco, già approvato per l’uso nell’artrite reumatoide, ha riscontrato efficacia nel trattamento di pazienti in terapia intensiva; può forse supporsi, ma non vi sono dati disponibili in proposito, che la riduzione dei ricoveri in intensiva si sia registrata proprio in esito alla sua recente introduzione. Sta di fatto che sono numerose le evidenze della sua validità e appare sempre più chiara la maggior efficacia di una somministrazione precoce di questo e degli altri trattamenti autorizzati.

Perché queste nuove terapie non sono ancora diffuse, è anche un problema organizzativo?

L’efficace utilizzo dei farmaci in questione, alcuni dei quali agiscono direttamente contro il virus, altri sulle complicanze dell’infezione, è subordinato alla soluzione di due ordini di problemi organizzativi.

Il primo è relativo alla gestione dell’erogazione delle terapie sul territorio, che richiede il tempestivo coordinamento dei medici di medicina generale, dei pediatri e delle neonate unità speciali di continuità assistenziale, nonché le opportune azioni dirette alla pronta disponibilità dei farmaci inclusi nei protocolli.

Il secondo è inerente alla necessità della precoce somministrazione dei farmaci, al fine di massimizzarne l’efficacia prevenendo, così, il ricovero ospedaliero. Perché ciò sia possibile occorre una diagnosi tempestiva, che sia eseguita in corrispondenza della manifestazione dei primi sintomi.

Alcune regioni hanno ampliato l’offerta di prestazioni diagnostiche per SARS-CoV-2, estendendo ai laboratori privati accreditati questa possibilità. In Piemonte e Liguria, per esempio, la riduzione dei tempi di attesa ha consentito, ai soggetti sintomatici e paucisintomatici, il tempestivo avvio dei protocolli terapeutici domiciliari.

Poter fruire della capillarità dei punti di prelievo di tutti i laboratori di analisi cliniche, anche sulla scorta dell’esperienza delle altre regioni, unitamente a misure organizzative che consentano l’immediata segnalazione dei casi positivi ai medici di medicina generale, ai pediatri e alle unità speciali di continuità assistenziale, può condurci verso la precoce individuazione dell’infezione e la tempestiva ed efficace erogazione delle terapie domiciliari.

In definitiva, dobbiamo combattere il virus su due fronti…

Si, già in un certo senso lo facciamo. Ma mentre sul primo fronte, quello del contagio, siamo ormai coesi, sul secondo, quello del ridimensionamento degli effetti dell’infezione, disponiamo di risorse e potenzialità ma non siamo ancora organizzati. Occorre un impegno più rapido e poderoso, abbiamo bisogno di liberare tutte le nostre potenzialità da schemi e preconcetti per risparmiare sofferenze, per salvare vite umane e per tornare alla normalità.