In piena pandemia società rinnovabili e Anev chiedono proroga per evitare scadenze

Associazione Ehpa Basilicata chiede di eliminare gli incentivi, di preservare le aree agricole produttive, vietare l’espansione di impianti contrastanti con le vocazioni territoriali

Mentre imperversa la pandemia e noi tutti abbiamo perso il sonno per il dolore collettivo che ci pervade, le società del settore energetico rinnovabile e l’Anev, (Associazione nazionale energia del vento) per evitare scadenze che potrebbero compromettere l’accaparramento degli incentivi GSE, hanno chiesto “una proroga dei termini e di tutti gli adempimenti connessi alla produzione, gestione, autorizzazione, costruzione, connessione alla rete, incentivazione, ecc.”

Sconvolge la franchezza dell’Anev che, nella richiesta e nel comunicato stampa di ringraziamento del 25/3/2020, così motiva la propria iniziativa “Mettere in sicurezza un intero settore, tra l’altro senza necessità di risorse economiche, ma solo differendo i termini e semplificando la burocrazia”. Tutto verissimo, infatti, allo Stato non costa niente, i cospicui incentivi provengono esclusivamente dalle bollette dei cittadini, privilegio riconosciuto solo alle imprese di questo settore, in violazione del principio di Uguaglianza ex art.3 della Costituzione. Quanto alla semplificazione, cos’altro pretendono? Grazie all’indifferibilità e all’urgenza, gli impianti rinnovabili hanno avuto corsie preferenziali nei procedimenti autorizzativi, le eccessive semplificazioni hanno sacrificato, violato i diritti fondamentali dei singoli alla salute, alla sicurezza e alla libertà personale, disattendendo l’art.41 della Costituzione che vincola l’iniziativa economica privata al rispetto di tali diritti e all’utilità sociale.

Negli ultimi dieci anni nel Sud d’Italia e in Basilicata, molte aziende eoliche, approfittando degli incentivi del Gse, hanno devastato territori produttivi, distrutto Paesaggi naturali e biodiversità, impiantato aereogeneratori su terreni gravati da usi civici, invaso tratturi regi e storici, pregiudicato sorgenti d’acqua e compromesso un razionale e potenziale sviluppo economico/sociale. A fronte di un consumo di suolo, ormai, irreversibilmente recuperabile, vi è stato un arricchimento di aziende, il più delle volte, con sede fuori regione o all’estero e tassazione a favore di altri territori. In Basilicata, Eni e Total estraggono l’80% di petrolio nazionale, le autobotti percorrono strade promiscue con l’uso civile e ad esse si sono aggiunte le aziende eoliche con mega-trasporti di impiantistica. La circolazione di tali mezzi compromette quotidianamente il patrimonio stradale, già di per sé precario, eppure, nessuno provvede alla sua manutenzione. Siamo stanchi di finanziare chi ci distrugge, il peso delle bollette, tra le più care di Europa, mai come adesso, va alleggerito, se lo Stato vuole finanziare le imprese lo faccia per progetti che riguardano gli Ospedali e le infrastrutture a servizio della collettività. In Basilicata, vogliamo investimenti che proteggano il nostro territorio, bonifichino i canali, consolidino l’assetto idrogeologico, proteggano la biodiversità.

L’ Italia sta rischiando un procedimento di infrazione, annunciato dalla Commissione UE a febbraio, per il non coinvolgimento delle Comunità territoriali, l’inesistente valutazione delle osservazioni, presentate dalle Associazioni e questi segnali preoccupanti esigono maggiore cautela da parte degli organismi che dovrebbero sovrintendere al rispetto della legalità. In questi giorni, abbiamo appreso dalla stampa di un sequestro conservativo per un valore di 44,9 milioni di euro nei confronti di un gruppo di società operante in Basilicata nel settore del fotovoltaico che ha causato un danno erariale di oltre 65 milioni di euro per l’indebita percezione di contributi pubblici erogati dal Gse.

Alla luce di ciò, desta stupore la solerzia e la clemenza del Gse per l’Anev e le altre organizzazioni operanti nel settore delle fonti rinnovabili. In Basilicata, si è materializzata tutta la contraddizione possibile tra il codice etico dell’Anev e l’operato di molte aziende sul territorio.

Infatti, tra i principi elencati nel Codice etico, l’Anev si richiama a “comportamenti corretti con le comunità, a tutela della sicurezza, della salute, dell’ambiente e dei valori del territorio, senza compromessi”, nulla di tutto ciò è avvenuto in Basilicata.

La pandemia ci insegna che occorre cambiare paradigma esistenziale, pertanto, i destinatari della richiesta dell’Anev ricordino che la Basilicata è satura di eolico, di fotovoltaico e di tutte quelle fonti energetiche che per il territorio si sono trasformate in assedio selvaggio. La scrivente Associazione, con la presente, chiede, espressamente, ai soggetti istituzionali competenti di eliminare gli incentivi, di preservare le aree agricole produttive, vietare l’espansione di impianti contrastanti con le vocazioni territoriali e consentire lo sviluppo delle rinnovabili solo sulle aree marginali e sui tetti, al fine di consentire una reale democrazia energetica. Ci vuole poco per aiutare gli Italiani, si cominci con bollette meno onerose promuovendo uguaglianza e sviluppo.

Porzia Fidanza Associazione Ehpa Basilicata