Regolarizzazione braccianti: se non ora quando?

Usb: La ricerca disperata di braccianti per la raccolta di prodotti agricoli e non solo, si fa sempre più incalzante. Adottare misure anti covid negli insediamenti rurali diventati veri e propri ghetti

La ricerca disperata di braccianti per la raccolta di prodotti agricoli e non solo, si fa sempre più incalzante. Gli stagionali dall’Africa non arrivano più e quelli che sono rimasti in Italia sono costretti a vivere nei ghetti o in abitazioni di fortuna e rimangono “invisibili”. In Basilicata la situazione non è diversa dal resto dell’Italia. Anche qui fra pochi giorni inizia la raccolta di ortaggi e fragole nel Metapontino e nella zona di Policoro. Inoltre nell’area nord iniziano i lavori per la preparazione del terreno e semina dei pomodori. Allo stato a tutti i problemi legati al lavoro vi è anche quello riferito alla pandemia in atto.

Come USB braccianti già il 17 marzo scorso è stata inviata una PEC a tutte le istituzioni riferita alle misure da adottare negli insediamenti rurali diventati veri e propri ghetti al fine di evitare eventuali contagi da covid-19, data la cronica mancanza di livelli minimi essenziali di sicurezza sanitaria che caratterizza questi luoghi, al fine di garantire la maggior sicurezza per la salute personale e pubblica, si richiedono misure urgenti per attuare l’inserimento abitativo delle persone lì residenti in altre strutture, a partire dagli immobili privati e pubblici del territorio in stato di abbandono.

In ogni caso tali strutture dovranno consentire di rispettare le misure di sicurezza stabilite nei vari decreti, evitando sovraffollamenti e alta concentrazione di persone, ma non risultano riscontri in questo senso. In un momento cruciale come quello attuale le Pubbliche Amministrazioni continuano a non rispondere ai numerosi appelli che vengono rivolti. USB attraverso Aboubakar Soumahoro ha lanciato a livello nazionale sulla piattaforma GoFundMe una campagna nazionale per la raccolta di fondi per l’acquisto di generi alimentari e presidi sanitari per i Braccianti migranti la gran parte dei quali non possono accedere ai provvedimenti adottati dal Governo Centrale e dai Comuni perché “invisibili”.

La fame è diventata il problema principale di questi lavoratori che sono costretti a condurre una vita le cui condizioni sono al limite della sopravvivenza e dimenticati da tutte le istituzioni. Tutto questo a seguito del decreto sicurezza che ha fatto diventare carta straccia la protezione umanitaria e quindi non è stato più possibile rinnovare i permessi di soggiorno. Ora in tempo di pandemia i braccianti per decreto sono diventati sulla carta “lavoratori essenziali” nei settori che non si possono fermare. Ma senza contratti e senza diritti non ci si può spostare e rimangono bloccati nei casolari di fortuna e nei ghetti o nelle tendopoli e pertanto la filiera dell’agroalimentare è bloccata.

La cosa più semplice da fare e anche la più urgente ed immediata è una sanatoria che permetterebbe a questi “invisibili” di ritornare alla vita consentendo loro di tornare a lavorare e regolarizzare la posizione sanitaria senza vivere più nella condizione di clandestini o irregolari e in situazioni di marginalità. Con gli ultimi decreti sono state prorogate le scadenze dei permessi fino al 15 giugno, ma è solo un palliativo per risolvere l’emergenza, ma il problema resta tutto. Il Governo ha paura di fare una sanatoria e non prende la decisione di abolire le leggi Salvini, mentre dalle Organizzazioni datoriali vi è il grido di allarme per la raccolta dei prodotti. Si potrebbe seguire l’esempio del Portogallo che regolarizzato gli immigrati in attesa di permesso di soggiorno. Bisogna intervenire con immediatezza: se non ora quando?

Per il Coordinamento

Francesco Castelgrande