1 Maggio: lavoratori sfruttati, invisibili e umiliati dietro la lotta dell’Italia al coronavirus

"Bisogna ridare dignità e riportare il lavoro ad essere centrale nella società"

Sono circa 50.000 le lavoratrici impegnate nel lavoro di cura e domiciliari in Basilicata, una buona parte in nero e prevalentemente migranti che si vanno ad aggiungere ai 20.000 stagionali che ogni anno raccolgono i prodotti agricoli e lavorano nel settore zootecnico. In Italia 2.000.000, oltre 1,2 milioni in nero nel lavoro di cura e 1,2 in agricoltura e nei servizi di logistica, 800.000 in nero, sostengono la catena alimentare e l’assistenza. Sono settori in cui lavorano anche italiani sottopagati ed in molti casi gestiti dal caporalato. Questi lavoratori e lavoratrici, che in questa fase contribuiscono al raccolto e all’assistenza sono la parte umile e invisibile. Assieme agli operatori della sanità e dei servizi , il commercio e la manifattura rappresentano l’asse principale della struttura economica del Paese in lotta contro il virus.

In questo 1 Maggio, oltre ai ringraziamenti, occorre preparare il terreno per liberare questa gran parte di persone, dallo sfruttamento, dalla invisibilità e per ridare dignità e riportare il lavoro ad essere centrale nella società. Una festa del lavoro incentrata sulla riconsiderazione delle priorità da perseguire a partire dal superamento delle diseguaglianze economiche e sociali ma anche nel godimento dei diritti. Ecco un’occasione per la regolamentazione dei migranti che sono precipitati nella clandestinità anche per gli effetti delle normative decise dal precedenti governi. E’ una misura urgente per assicurare la sicurezza e il lavoro in diversi settori e non solo in agricoltura.

In questo momento si parla molto dell’utilizzo della “risorsa migranti” che rimarrà tale nel tempo anche per questione legata alla demografia, allo spopolamento. Tutto questo comporta un rinnovato ed efficace impegno delle Istituzioni e delle parti sociali: proporre e rivendicare non basta, la lotta rimane, pur nell’ innovazione della strumentazione e delle modalità, la strada che assicura partecipazione e protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori.

L’industria della paura e della produzione dell’odio, l’individualismo sfrenato e l’illegalità assunti a sistema hanno prodotto danni notevoli e duraturi al sistema sociale democratico. La durezza dell’impegno per uscire vincenti dalla situazione data richiede forza e intelligenza inedite. Ecco la grande attualità del verso di Dante: ”di quell’umile Italia fia salute per cui morì la vergine Camilla”

Pietro Simonetti  Tavolo Nazionale Anticaporalato / Ministero del Lavoro