Arrestato procuratore capo di Taranto: pressioni su inchiesta e truffa

Nell'indagine, coordinata dalla Procura di Potenza, arrestati anche un ispettore della Polizia e tre imprenditori

Il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo è stato arrestato (ai domiciliari) questa mattina nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Potenza.

Capristo è indagato per presunte pressioni a indirizzare l’esito di un’indagine. L’inchiesta della procura potentina sarebbe nata da un fascicolo aperto dalla procura di Trani poi trasferito ai magistrati lucani.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, dopo avere coordinato e diretto complesse investigazioni riguardanti delitti in materia di reati contro la pubblica amministrazione, contro il patrimonio, contro la fede pubblica e contro l’amministrazione della giustizia, nella mattinata odierna — delegando il Nucleo di Polizia Economico – Finanziario di Potenza, la Sezione di Polizia Giudiziaria Aliquota Guardia di Finanza di Potenza e la Squadra Mobile della Questura di Potenza, che avevano svolto con professionalità le indagini delegate – ha dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di Capristo Carlo Maria, Procuratore della Repubblica di Taranto, Scivittaro Michele, Ispettore della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Taranto, distaccato presso gli Uffici della locale Procura, di Mancazzo Giuseppe, Mancazzo Cosimo e Mancazzo Gaetano, imprenditori operanti nella provincia di Bari.

Gli indagati sono stati ritenuti dal Giudice della Indagini Preliminari di Potenza, gravemente indiziati, in concorso, di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità.

Le indagini. Dalle indagini, è emerso che gli indagati, in concorso e previo accordo fra loro, Capristo in qualità di Procuratore della Repubblica di Taranto (e già di Procuratore della Repubblica a Trani), Scivittaro quale Ispettore della Polizia di Stato utilizzato dal Capristo per la materiale esecuzione del reato, i Mancazzo quali imprenditori pugliesi, legati al Capristo, mandanti dell’azione delittuosa, avrebbero commesso atti idonei diretti in modo non equivoco ad indurre un giovane Sostituto Procuratore della Repubblica in servizio nella Procura di Trani, a perseguire in sede penale, senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e diritto, la persona che loro stessi avevano infondatamente denunciato per usura in loro danno, in modo da ottenere indebitamente i vantaggi economici ed i benefici di legge conseguenti allo status di soggetti usurati.

Il reato non si perfezionava in ragione della ferma opposizione del giovane magistrato di Trani avvicinato per “aggiustare” indebitamente il processo. Proprio il giovane pm, aveva denunciato i fatti contestati e la sua decisiva collaborazione ha permesso alla Procura potentina di sviluppare le indagini sfociate nelle misure cautelari eseguite in data odierna.

La vicenda processuale, peraltro, dopo la denuncia del giovane Pubblico ministero era stata direttamente trattata dallo stesso Procuratore della Repubblica di Trani dell’epoca, che aveva chiesto di archiviare la notizia di reato. Di seguito, in ragione dell’infondatezza di tale richiesta, l’indagine veniva avocata dalla Procura Generale di Bari che la trasmetteva per competenza funzionale alla Procura di Potenza che avviava le investigazioni circa un anno fa.

Inoltre, gli indagati Capristo e Scivittaro, sono stati ritenuti dal Gip, gravemente indiziati anche del delitto truffa in danno dello Stato e falso per avere falsificato ideologicamente la documentazione attenstante la presenza, per ragioni lavorative, presso la Procura di Taranto dello Scivittaro, che era stato distaccato dalla Questura alla Procura di Taranto.

Dalle indagini è emerso che Scivittaro, con l’avallo del Procuratore Capristo, che avrebbe controfirmato le sue presenze in scrvizio ed i suoi straordinari mai prestati, anziché lavorare presso la Procura o nell’interesse della Procura, rimaneva presso il proprio domicilio, o si occupava di adempiere ad incombenze di tipo personale o sbrigava faccende d’interesse del dott. Capristo.

Nei confronti dei cinque soggetti, sopra indicati, è stata applicata la misura cautelare della custodia agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni.

Sono state svolte le perquisizioni locali e personali presso le abitazioni e i luoghi di lavoro degli indagati, nonché di altri soggetti ed altro indagato appartenente all’Ordine Giudiziario, nei cui confronti si procede per abuso di ufficio e favoreggiamento personale.