Basilicata, coronavirus. Perché i “debolmente positivi” ci portano al caos?

La task force chieda più chiarezza ai laboratori e regoli meglio il flusso informativo

È vero che le macchine che processano i tamponi hanno diversi valori di sensibilità. Ed è proprio per questo che quella sensibilità non può determinare l’esito, in prima battuta, di un’analisi. Sul piano statistico il debolmente positivo, dopo che è stato revisionato per ben due volte ed è risultato negativo, come lo trattiamo? Falso Positivo? Negativo? Guarigione miracolosa? Quelle quisquilie devono appartenere alle interlocuzioni mediche e fermarsi lì, non devono diventare oggetto di comunicazione pubblica. La gente, e i sistemi statistici, vogliono sapere se una persona è positiva o negativa al test, punto. E nessuno può permettersi di trattare un dato incerto come certo.

E il dato incerto è dovuto ai diversi valori di sensibilità della macchina? E chi ci dice che siano state adottate procedure di qualità e di sicurezza adeguate? Chi ci dice con certezza che non si siano verificate contaminazioni dei campioni? Ma a parte questo, chi giustifica gli esiti contraddittori di verifica con la “debolezza della positività” giustifica se stesso. Perché quella eventuale debolezza non ha nulla a che vedere con l’informazione pubblica. E, ripetiamo, è un dato statisticamente insignificante. Anche se segnala qualche carenza nelle procedure di analisi.

Dopo l’errore di comunicazione, dei giorni scorsi, da parte della task force regionale, sui casi di negatività accertata in seguito a revisioni delle analisi dei tamponi a Villa d’Agri, Ernesto Esposito avrebbe chiesto, giustamente, chiarimenti all’Istituto Zooprofilattico di Foggia. Non conosciamo l’eventuale risposta, ma è certo che chi ha trasmesso l’esito ha dato per certa la positività dei campioni analizzati. E lo stesso Esposito, che probabilmente aveva già sentito telefonicamente qualcuno dell’Istituto, è caduto nella trappola dei debolmente positivi, per giustificare l’accaduto. Ci aspettiamo che il responsabile della task force chieda chiarimenti anche ai laboratori dove sono stati analizzati i campioni di Tolve e Anzi. Anche qui “debolmente positivi”? E se sono debolmente positivi, perché trasmettete il dato trattandoli come casi positivi?

Eppure, la faccenda è molto semplice: se un caso è “debolmente positivo”, il laboratorio lo deve sapere prima non dopo le verifiche. E se lo sai prima non devi comunicarlo come certamente positivo, taci e basta. Aspetti l’esito delle verifiche e poi rendi pubblica l’informazione. Se, invece, scopri che si trattava di un debolmente positivo dopo le verifiche, allora cambia mestiere, o cambia la macchina, o fai le verifiche sulle cause.

Ancora oggi, i casi risultati falsi positivi, spesso vengono considerati guariti dal virus. E questo è un problema dei laboratori e non della task force.

Dunque la task force chieda più chiarezza ai laboratori e regoli meglio il flusso informativo.