Basilicata. Evoluzione, scenari, epilogo del nuovo potere poggiato sul vecchio

L’attuale maggioranza che sostiene la Giunta di Vito Bardi è destinata a crollare prima del tempo

In Basilicata la costante storica che spiega il rapporto tra opinione pubblica e potere è nella polarità – per dirla con Machiavelli – tra realtà e apparenza. La realtà è ciò che solo pochi vedono, mentre l’apparenza è visibile a tutti. E dunque mentre i politici, sia di maggioranza sia di opposizione, inseguono la verità effettuale delle cose, ossia il funzionamento del potere, la gente insegue le apparenze e l’immaginazione. È in questa polarità che si crea la frattura profonda – e invisibile – tra comportamento politico e opinione pubblica.

La nuova maggioranza di centro destra, quella del cambiamento, si è trovata all’origine di fronte alla necessità di costruire un nuovo “Principato” dopo decenni del vecchio Principato ereditario dei governi di centro sinistra. All’origine, il tentativo, incontra molte difficoltà. Il nuovo governatore deve soddisfare le esigenze di coloro che lo hanno aiutato a conquistare il potere. Ci riesce in parte, ma capisce che non può andare fino in fondo. E così si crea nuovi nemici che si aggiungono a coloro che sono stati danneggiati dalla sconfitta nella lotta per la conquista del governo. Nascono così dispute interne che spingono alcuni sostenitori, delusi, del nuovo “principe” a mutare atteggiamento e a schierarsi con i vecchi detentori del Principato. D’altronde lo stesso nuovo principe ha beneficato dei favori di alcuni esponenti del vecchio Principato.

Una situazione del genere, nel quadro di una volontà di cambiamento, seppure dai contenuti condivisibili o non condivisibili, diventa insostenibile in una logica di potere. E dunque che si fa? Sia il nuovo principe sia una parte dei suoi sostenitori in seno alla maggioranza di governo cominciano a pensare che un Principato di natura mista sia la strada migliore per mantenere il potere.

In questa nuova condizione le strutture e le modalità di esercizio del potere, anteriori, restano ferme. Si governa allo stesso modo di quando al potere c’era il vecchio principe, magari con l’aiuto di qualche oppositore. Operazione facile in un territorio popolato di gente non abituata a vivere libera e dove l’apparenza è molto visibile. In pratica l’operazione è di non alterare le regole preesistenti e adattare il nuovo principato su quelle regole. Ed è quanto già accaduto con le nomine e con le operazioni trasversali di spartizione di colonie di potere.

Sul piano politico, dunque, questa Giunta regionale e la maggioranza che la sostiene, subiranno incerte evoluzioni dovute alle dispute interne, alle pressioni esterne e, probabilmente, a cause di forza maggiore che ne determineranno il crollo.

Questo epilogo poggerebbe su uno scenario reale e non apparente. Tuttavia all’orizzonte non si vede alcun tentativo di costruzione di un’alternativa politica. Sia l’opinione pubblica sia le potenziali energie di opposizione nella società, sembrano immobili nell’assistere allo spettacolo dell’apparenza. Il rischio che dopo il crollo di questa maggioranza i lucani si ritroveranno a fare i conti con un sistema di potere simile o identico, è molto, molto reale. Cambierà nuovamente il principe, ma il principato funzionerà allo stesso modo. Perché i sistemi di potere non hanno colori definiti, sono caleidoscopici.