Operatori socio sanitari San Carlo di Potenza: “Noi lasciati a casa, nonostante le rassicurazioni della Regione”

Sono nove le persone per cui è stato interrotto il rapporto di lavoro pur non avendo completato i 36 mesi

Mandati a casa, prima dell’emergenza Coronavirus, al contrario di altri colleghi stabilizzati. Sono nove gli operatori socio sanitari dell’Azienda ospedaliera San Carlo, rimasti senza lavoro nonostante le rassicurazioni della Regione. Di loro avevamo già scritto lo scorso febbraio. Oggi tornano a chiedere attenzione sottolineando di essere stati “discriminati rispetto ad altri colleghi”. 

L’azienda ospedaliera di Potenza, infatti, il 31 gennaio scorso, ha confermato, dal 1 febbraio 2020, la cessazione del personale Operatore socio sanitario attinto dalla graduatoria stilata con DDg 991 del luglio 2008 pur non avendo questo personale raggiunto il limite di legge dei 36 mesi, con la motivazione dell’immissione in servizio, con pari decorrenza, del personale stabilizzato di pari profilo. Tali stabilizzazioni secondo l’azienda avrebbero soddisfatto le esigenze assunzionali per tale profilo.

“In realtà, spiega Giuliana Pia Scarano, segretaria Fp Cgil, così non è perché con Delibera 433 del 17 aprile 2020 l’azienda smentiva se stessa disponendo l’assunzione a tempo determinato, per 12 mesi, di 18 operatori socio sanitari attinti da un’altra graduatoria.

La determinazione 124 del 31 gennaio 2020 quindi contrasta palesemente con le dichiarazioni espresse dalla Regione Basilicata, attraverso l’assessore alla Sanità, nell’incontro del 1 ottobre 2019 in cui era stata sottolineata l’esigenza aziendale di tali figure professionali e conseguentemente l’indirizzo regionale di consentire al  personale almeno il completamento dei 36 mesi.

Questo purtroppo non è avvenuto. Peraltro -spiega Scarano- tale decisione manifesta pure una disparità di trattamento nei confronti di quel personale, avendo l’azienda San Carlo, con il medesimo atto, disposto la proroga dei contratti a tempo determinato per altre figure professionali fino al compimento dei 36 mesi”.

Per questo motivo la segretaria Fp Cgil ha scritto all’azienda ospedaliera invitandola (e diffidandola) alla prosecuzione del rapporto di lavoro e auspica un intervento dell’assessore alla Sanità per risolvere la questione che riguarda padri e madri di famiglia rimasti senza lavoro.

La proroga dei nostri contratti-ricordano i diretti interessati- ci era stata assicurata con l’accordo siglato nell’autunno 2019. L’assessore regionale alla Sanità, Rocco Leone, in un incontro con i sindacati aveva infatti annunciato “la copertura finanziaria anche per il 2020 per tutto il personale a tempo determinato che non ha completato il periodo di 36 mesi“. Evidentemente ciò non è avvenuto ed ora gli Oss rimasti a casa si sentono “figli di un Dio minore”.

Tra noi -spiegano-ci sono colleghi a cui mancava un giorno per raggiungere i 36 mesi, c’è chi è alla soglia della pensione. Ci sono madri che con questo lavoro portavano avanti una famiglia”.

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