Potenza. Droga e spaccio: “costretti a chiuderci in casa, siamo stanchi di questo degrado”

I cittadini residenti al rione Rossellino, in una lettera aperta alle Autorità, denunciano le gravi condizioni di insicurezza e disagio in cui vivono

Di seguito la lettera aperta del comitato spontaneo di cittadini del rione Rossellino di Potenza, inviata al Prefetto, al Questore e al sindaco della città sull’emergenza droga nel quartiere.

“È con estremo senso civico e di responsabilità che sentiamo di rivolgere queste parole a Sua Eccellenza il Prefetto, al Questore, al Sindaco, e alle autorità cittadine. È con piacere che abbiamo appreso, in data 12 maggio, dell’intervento effettuato dalle forze dell’ordine che ha portato a diversi arresti e a vari provvedimenti nei confronti di chi, da quanto si apprende, era dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti in diverse zone della città.

Un’operazione che non dona sollievo agli abitanti del quartiere Rossellino e Via della Tecnica, in particolare a quelli che vivono nei pressi della chiesa e della struttura (ex Hotel Vittoria) che da tanti anni è adibita a centro di accoglienza immigrati. Ospiti del centro che, lo precisiamo, sono sempre stati accolti dagli abitanti con grande affetto e con iniziative volte all’integrazione, alla fratellanza, alla condivisione di spazi e di tempo. Basti pensare, a solo titolo di esempio, ai corsi gratuiti di italiano organizzati e svolti presso la parrocchia qualche anno fa, agli incontri per arricchirsi reciprocamente di storie e di esperienze, alla piena disponibilità del campetto parrocchiale, alle parti della messa recitate in inglese e a molto altro ancora. Mai, lo possiamo garantire, nessuna occasione in cui sia venuta fuori la paura del diverso, dell’altro, di chi arrivava da lontano.

La grande preoccupazione degli abitanti, invece, è nata da quando, nel novembre 2019, alcuni degli ospiti della struttura, come confermato dall’operazione del 12 maggio, hanno cominciato a dare vita ad un vero e proprio commercio di sostanze stupefacenti, invadendo varie strade del quartiere, sia nei pressi della struttura sia lungo Via della Tecnica, sia lungo la strada che collega il quartiere con le strutture del Pala Pergola, sia nei pressi della vicina scuola elementare e, in alcune occasioni, della vicina chiesa del quartiere.

Gli abitanti, sempre pienamente collaborativi con le forze dell’ordine e con le autorità, hanno osservato, segnalato, denunciato, fotografato e filmato, annotando macchine, targhe, individui e quant’altro, nella speranza che quelle sensazioni potessero rivelarsi false. Ma, purtroppo, il passare del tempo ha solo avuto l’ardire di trasformare quella preoccupazione in un vero e proprio allarme sociale. È stato devastante, emotivamente, rinvenire, qualche tempo fa, alcune siringhe nel vano per l’attacco dell’idrante della scuola del quartiere a pochi centimetri dalla finestra di una classe, in cui le maestre cercavano di formare e far crescere gli uomini del domani, c’erano delle siringhe con del veleno, pronte ad arricchire qualcuno e ad ammazzare qualche altro.

Per non raccontare di quelle rinvenute a terra, lungo la strada, e degli strani movimenti che, di continuo, gli abitanti della zona hanno dovuto subire davanti alle loro finestre, alle loro case, con episodi incresciosi e allarmanti di persone che hanno osato bussare al citofono di alcuni abitanti per chiedere un cucchiaio in prestito. Capite? In una società normale può essere tollerabile che qualcuno, sconosciuto, bussi alla porta di gente perbene per chiedere un cucchiaio?

Per non parlare della paura che attanagliava gli abitanti già da molto tempo e che negli ultimi mesi si è acuita con l’aumentare della frequenza degli episodi, nonostante l’emergenza sanitaria legata al Corona Virus che costringeva tutti a stare a casa. E, a tal proposito, ci chiediamo, se chi spaccia non ha avuto alcun rispetto del noto #Iorestoacasa, come è stato possibile tanta libertà anche per chi si recava ad acquistare? E, trattandosi spesso di giovani, dove dicevano di andare ai loro genitori, alle loro famiglie, in quei giorni di chiusura totale?

Non sentirsi sicuri di far andare i propri figli, quando si poteva e quando si potrà, a fare un giro in bici, a trovare un amico, a giocare al parco del quartiere, avere paura, e non per pregiudizio o per razzismo ma per sola consapevolezza della realtà, di recarsi a piedi a comprare il pane, è qualcosa che lede, davvero, i diritti primari di un cittadino e, ancor di più, di una comunità, di una famiglia, di un bambino. Sì, i bambini, già fortemente segnati e provati dall’emergenza sanitaria, hanno dovuto subire, in alcuni casi, anche questa grave emergenza sociale. Alcuni di essi hanno raccontato ai genitori di voler andare via, in un’altra zona, in un’altra città, e questo non può essere accettato da chi, come noi e come voi, crede nella bellezza e nell’importanza della legalità e della giustizia.

Per una comunità che ha sempre cercato di fare del proprio meglio per accogliere ed integrare, poi, il tutto è apparso e appare ancora più crudele. Gli sforzi e la buona volontà messa in campo, da ormai tanti anni, non sono stati ripagati con un’attenzione, da parte della struttura, al comportamento degli ospiti. Senza generalizzare, ovviamente, poiché all’interno della struttura c’erano e ci sono anche tanti bravi ragazzi che sono anche in buoni rapporti con gli abitanti, che sono perfettamente integrati e che rispecchiano, davvero, il senso dell’accoglienza e della condivisione.

Ma non vi può essere convivenza senza rispetto, reciproco, delle regole. Non vi può essere tolleranza se qualcuno vuol vendere veleno ai giovani, non vi può essere integrazione se non si rema nella stessa direzione, quella del rispetto della legge, dell’altro, del luogo in cui si vive. Se è vero, infatti, che l’operazione delle forze di polizia rappresenta un bel segnale di presenza e di azione dello Stato e delle autorità, e di questo siamo enormemente grati a tutti coloro che l’hanno permessa, non senza ulteriore fatica visto il periodo complesso, è anche vero che i problemi alla base, e quindi quelli legati alla facilità con cui alcuni soggetti hanno potuto commerciare, conservare sostanze illegali e muoversi (anche quando tutti gli altri erano, giustamente, chiusi in casa) sembrano ancora in essere e rappresentano, quindi, un “vulcano” pericolosissimo e che potrebbe tornare nuovamente in attività. Insieme al sentito e sincero ringraziamento da parte dell’intera comunità e di tutti i cittadini e abitanti, quindi, rivolgiamo alle autorità un accorato appello affinché si continui nelle indagini, nei controlli, negli approfondimenti e si giunga ad una soluzione davvero definitiva dell’emergenza, che non può considerarsi ancora risolta.

I cittadini e gli abitanti, da sempre favorevoli all’integrazione rispettosa delle leggi e alla condivisione che non mini la salute, la sicurezza e la tranquillità di ciascuno, ringraziano sentitamente le forze dell’ordine, le istituzioni, le autorità, e si riservano qualora non vi siano le necessarie e indispensabili condizioni di sicurezza per gli abitanti del quartiere, attendendo la radicale soluzione del problema e speranzosi che episodi e atti lesivi della sicurezza e dei diritti di ogni cittadino possano non avvenire mai più, di intraprendere ulteriori iniziative, volte alla verifica del rispetto della normativa vigente da parte del centro di accoglienza. 

Comitato Spontaneo Cittadini per la sicurezza