Fuori i caporali dalle nostre terre

Fabbris e Sagnet: Metapontino non è solo il luogo della crisi ma anche quello di storiche iniziative contro lo sfruttamento

E’ interesse delle nostre aziende agricole cacciare i caporali come tutti i mafiosi. Basta con l’immagine di una agricoltura stracciona con le aziende rassegnate alla crisi ed al fatto che, siccome non ci pagano il giusto i prodotti, dobbiamo rassegnarci. Cacciamo i caporali, cacciamo gli speculatori che quei prodotti non ci vogliono pagare, costringiamo le istituzioni alle risposte che ci devono: servizi, trasporti, una gestione pubblica, trasparente ed efficiente nel rapporto domanda offerta di lavoro, norme e controlli altrettanto rigorosi per impedire che i prodotti siano sottoipagati. Basta col vittimismo: è il tempo che gli agricoltori siano protagonisti del Riscatto delle proprie aziende”.

A parlare sono Yvan Sagnet, presidente dell’Associazione internazionale contro il Caporalato NoCap e Gianni Fabbris (Presidente della Rete PerlaTerra e di Altragricoltura e Presidente regionale di Basilicata di LiberiAgricoltori) che domani, 13 giugno, terranno una conferenza stampa congiunta, in diretta streaming, dopo gli arresti e le confische per caporalato che ha coinvolto nelle ore scorse il Metapontino e la piana di Sibari.

“Il metapontino- sostengono Fabbris e Sagnet-  che chiamano all’alleanza fra agricoltori e braccianti in nome dei comuni interessi, non è solo il luogo della crisi ma anche quello delle iniziative storiche e presenti contro il caporalato di cui noi stessi siamo stati promotori in questi anni. E’ anche il luogo in cui tante aziende scelgono la strada dei percorsi positivi come dimostra il lavoro che proprio la Rete PerlaTerra e l’Associazione NoCap stanno facendo. Diverse sono le aziende lucane coinvolte e diverse quelle meridionali nella produzione di un cibo etico e sociale che sta togliendo i braccianti migranti dai ghetti e dal comando dei caporali grazie all’accordo con la distribuzione consapevole  e alle aziende che si stanno impegnando a gestire rapporti di lavoro etici e corretti”.

Da mesi ormai le due associazioni (NoCap e Rete PerlaTerra) in accordo con il Gruppo Megamark sono impegnate nella realizzazione di “un cibo giusto, etico e garantito per il rispetto dei diritti” che viene distribuito nei supermercati meridionali con il marchio Iamme e per cui diversi braccianti immigrati sono stati inseriti al lavoro secondo la più piena e trasparente integrazione.

“E’ la dimostrazione- concludono- che si può fare e che, grazie all’alleanza fra soggetti diversi a partire dai produttori, dai lavoratori e dai distributori fino a coinvolgere in scelte consapevoli i cittadini, è possibile costruire percorsi su cui coinvolgere i soggetti proponendo loro alternative all’unico destino della crisi.