Le persone con disabilità hanno diritto a non lavorare e non il dovere di morire di fame

Il dramma della povertà dei “non validi”, di cui si parla poco o niente, è una delle vergogne del nostro Paese

Va bene tutto, ma il primo diritto umano di una persona con disabilità è avere un reddito dignitoso. Affinché possa permettersi l’assistenza di qualità quando lo Stato gliela nega. Affinché possa avere la necessaria autonomia di reddito per non subire, come spesso accade, oltre il disagio della dipendenza fisica e piscologica dagli altri, anche quello della dipendenza economica. Il dramma delle pensioni e delle indennità da fame, concesse alle persone con disabilità in questo Paese, brucia da decenni sotto la cenere dell’ipocrisia privata e pubblica.

Nel mondo, accanto alla piaga della povertà delle persone con disabilità, si aggiunge la tragedia delle violenze fisiche e psicologiche, degli stupri, dell’odio cui sono sottoposte centinaia di migliaia di “disabili”, spesso anche bambini.

In molti Paesi occidentali la situazione è certo migliore, anche se c’è ancora molta strada da fare. Permangono tuttavia pregiudizi, sentimenti di odio e di disprezzo, che si traducono in forme di bullismo, di violenza gratuita e di discriminazione.

Ma quello che passa quasi per normalità, specie in Italia, è il sostegno economico da fame riconosciuto a questi nostri concittadini. A parte le eccezioni e le situazioni in cui fattori ambientali e individuali incidono diversamente sul reddito, il quadro è drammatico. Ancor più drammatico se consideriamo la scarsa qualità dell’assistenza pubblica e l’eccessiva marginalità delle esigenze e dei diritti delle persone con disabilità nella programmazione dello sviluppo, dell’urbanistica, dei trasporti, della scuola da parte delle istituzioni.

Non a caso in questo Paese la burocrazia – e non solo –  utilizza un linguaggio inquietante: invalidi, non validi per lavorare. Invalido è un aggettivo che assume un’estensione semantica fino a diventare sostantivo. Sei non valido. Ed è per questo che ti danno una pensione, anche se non lavori. Quanto? La miseria, quella miseria che, secondo alcuni, dovrebbe bastare a dare una sciacquata alla coscienza collettiva.

È, questa, una delle vergogne meno avvertite in Italia: ritenere che una persona con disabilità possa sopravvivere con 280 euro al mese. Pensateci bene, è incredibile. È dovuta intervenire la Corte Costituzionale che ha stabilito che a queste persone dovrà essere assicurato un assegno da 516 euro.

In un Paese dove lo Stato spreca all’incirca 200miliardi in spese inutili, dove la corruzione e l’evasione costano altrettanto, dove c’è gente ricca – quella sì invalida, nel senso che non lavora – grazie a rendite finanziarie e speculative, 516 euro confermano la vergogna. Non sono altro che uno sciacquo in più alla coscienza della politica. Tutti quelli che in questo Paese si attardano a spiegare che i soldi non bastano, che i soldi non ci sono, mentono, sapendo di mentire.