Presunte minacce a dirigente Lega: Pietro Camardi smentisce le affermazioni di Propati

“Non ho intimidito nessuno, non sono un criminale e mi sento leghista al punto che morirei per Salvini”

Pietro Camardi appare come un uomo mite, uno che ha pagato il suo conto con la giustizia, praticamente riabilitato e che vuole vivere in pace. Oggi fa l’allevatore. È intristito dalle dichiarazioni del responsabile giovani Basilicata della Lega, Gabriele Propati, rilasciate al nostro giornale sabato scorso 30 maggio. L’esponente leghista parla di “velate minacce” e nei suoi confronti da parte di Camardi il quale ha chiesto la tessera della Lega.

Pietro Camardi dal canto suo ci fa sapere che sì ha chiesto la tessera della Lega a Propati semplicemente perché gli hanno detto che è a lui che bisogna rivolgersi. “Io sono un vero leghista, morirei per Salvini, Propati no, non è un vero leghista”, ci dice l’allevatore di Montalbano Jonico. Perché Propati non è un vero leghista? Camardi ci parla di una vecchia vicenda che egli stesso avrebbe denunciato ai carabinieri, che riguarderebbe un favore che gli avrebbe chiesto Propati.

Per sostenere la sua buona fede, Camardi ci gira delle chat e scopriamo che sono le stesse già arrivate in redazione qualche giorno prima. Ma allora chi ci ha inviato quelle chat se Camardi non ne sa nulla? Ci racconta di averle girate ad altri due esponenti della Lega del territorio Metapontino “per essere aiutato nella mia richiesta di iscrizione e per dimostrare chi è veramente Propati”.

A questo punto il dubbio è che all’interno della Lega qualcuno voglia danneggiare qualcun altro, probabilmente per questioni di potere e di future candidature.

È evidente che Pietro Camardi è stato strumentalizzato, suo malgrado, per le beghe interne alla Lega. “Io – conclude Camardi – voglio solo iscrivermi alla Lega, ormai sono riabilitato, ho pagato per gli errori commessi e non sono un delinquente come vorrebbe far credere Propati”