Baragiano (Potenza). Sciopero ad oltranza dei lavoratori IN.CA. S.p.a.

Fillea-Cgil e Filca-Cisl: "L'azienda nonostante l'accordo sottoscritto, non ha anticipato la Cassa Integrazione ai dipendenti per i mesi di marzo e aprile"

Le organizzazioni sindacali FILLEA-CGIL e FILCA-CISL hanno proclamato uno sciopero ad oltranza dei lavoratori dello stabilimento di produzione di prefabbricati in cemento IN.CA. S.p.a. (ex INPES) operante nell’area industriale di Baragiano Scalo (Potenza) a partire dal 10 luglio e che si protrarrà fino al pagamento da parte dell’azienda di tutte le retribuzioni arretrate, riferite ai mesi di aprile, maggio e giugno.

L’attuale proprietà opera attualmente con un contratto di fitto stipulato con la curatela fallimentare della INPES (Martorano) e possiede un altro impianto con sede legale a Battipaglia. La IN.CA. S.p.a. ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali di settore FILLEA-CGIL, FILCA-CISL e FENEAL-UIL un accordo per la Cassa Integrazione Guadagni per COVID-19, impegnandosi ad anticipare ai lavoratori l’importo della cassa integrazione che l’INPS doveva riconoscere agli stessi, importo sicuramente inferiore alla normale retribuzione, ma comunque utile a permettere un minimo di sussistenza durante il periodo di lockdown.

L’azienda invece, nonostante l’accordo sottoscritto, non ha anticipato la Cassa Integrazione ai dipendenti per i mesi di marzo e aprile e quindi i lavoratori hanno ricevuto oltre al danno anche la beffa, non avendo ricevuto nemmeno la retribuzione di maggio e giugno, mesi in cui lo stabilimento ha ripreso la produzione e i dipendenti hanno lavorato regolarmente.

Verificheremo presso l’INPS se l’azienda IN.CA. S.p.a. ha già compensato l’importo della Cassa Integrazione che spettava ai lavoratori, perché se tale importo fosse stato già compensato dall’azienda, rappresenterebbe un’appropriazione indebita da parte della stessa.

Pur essendo il periodo non favorevole in quanto a occasioni di lavoro alternative, i lavoratori sono determinati a proseguire la lotta, stanchi oramai dei continui e costanti ritardi nel pagamento delle retribuzioni e convinti a non cedere di fronte a un’azienda che li usa come “banca” da cui farsi prestare le retribuzioni o la “Cassa Integrazione”.

Per il momento l’azienda non ha manifestato alcuna volontà di incontrare le organizzazioni sindacali e pertanto non vi sono trattative in corso, ma le richieste da parte dei lavoratori sono state avanzate in maniera estremamente chiara: si rientrerà al lavoro solo quando tutte le retribuzioni arretrate saranno regolarizzate.

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