Basilicata, malcostume. La compagnia dei mangioni e le chiacchiere sull’etica

Un fenomeno corruttivo-concussivo carsico, sornione, alla chetichella, che ha bisogno di complicità diffuse

Ricordo un episodio di qualche anno fa quando un medico venne beccato con le banconote, frutto di concussione, nelle mutande. A fare quadrato un giro di altri mangioni che lo coprivano. Ricordo anche che quel medico venne poi premiato con scatti di carriera. Premiato per aver coperto a sua volta i suoi compagni di merenda.

È qualcosa che appartiene alle relazioni corte e cortissime tra “amici” con la merenda degli altri. Una consuetudine, un vizio che insinuano la legalità e la giustizia nella normale quotidianità, un’abitudine che si prende gioco degli onesti.

Un malcostume che consiste nel distribuire una parte del denaro legalmente percepito da Tizio ad altre persone o Società e viceversa. Legalmente ma non sempre giustamente percepito. In genere si tratta di piccole cifre che nel tempo diventano anche importanti. Forme anomale di piccola e media corruzione (e concussione) nel quadro di affarucci che si sviluppano tra i corridoi dei palazzi delle istituzioni, degli ospedali, dei tribunali, degli enti pubblici e privati.

Società piccole e grandi che ricevono contributi pubblici grazie alla spintarella di Caio sapendo che Caio chiederà un obolo.

L’obolo non sempre è per Caio, ma per i suoi amici consulenti, giornali, tecnici, progettisti e così via. “Fai un po’ di pubblicità su quel giornale”, “per quella pratica fatti aiutare dall’avvocato Sempronio”, “per quel corso di formazione chiama questi esperti e docenti”, “per quel lavoro chiama questi progettisti”, e così via.

Un fenomeno corruttivo-concussivo carsico, sornione, alla chetichella, che ha bisogno di complicità diffuse e di una particolare interiorizzazione del reato derubricato a consuetudine. Proprio per questo non facile da scovare e da denunciare: perché è tutto in regola, le carte sono a posto. Una sintesi perfetta la troviamo nell’affermazione – comune in alcuni ambienti –  per cui “tutti devono mangiare”.

Il problema è che a mangiare sono solo loro: tre, cinque, dieci amici di merenda che annusano l’affare e si buttano a capofitto. E su ogni “affare” ci sono altri cinque, dieci, malfattori. Nel mercato del maltolto sono centinaia i “professionisti della corruzione e concussione alla chetichella”.

E questo accade tra migliaia di pagine scritte e divulgate sui siti della Pubblica Amministrazione, di documenti anticorruzione, codici etici, organismi indipendenti di valutazione, regole della trasparenza e codici deontologici. Un vespaio di chiacchiere in cui sguazzano decine di cinture nere di bla bla bla. Chiacchiere che – uso citazione – privilegiano certe orecchie e vanno come le mosche alle latrine. La situazione è grave: la luce delle ciance acceca la realtà e il silenzio oscura la verità.

 

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