Basilicata prigioniera. I lucani a rischio rassegnazione tombale

Siamo sempre punto e a capo. Per quanto tempo ancora questa regione sarà ostaggio dell’alternanza tra la padella e la brace?

I segnali che arrivano dall’invasione elettorale della destra leghista in Basilicata, si confermano preoccupanti in questi ultimi giorni. Da un lato c’è la riprova che al Comune di Potenza, l’amministrazione è assolutamente inadeguata ad affrontare la sfida da città Capoluogo. Gestione improvvisata dell’ordinario, nessuna visione, si naviga a vista e si gioca alla politica, o meglio, all’esibizione del potere. Insomma, l’amministrazione Guarente appare sempre più come una scatola vuota di contenuti e piena di scaramucce e pettegolezzi. Ci sono assessori che girano tra uffici e corridoi senza fare nulla perché nulla sanno fare. Un sindaco che non si rende conto della delicatezza del ruolo e della gravità dei problemi della città, che prova a campare alla giornata con qualche fraseggio retorico contornato da ovvietà in stile Massimo Catalano: è meglio avere una città pulita che una città sporca.

Sul versante della Regione, il presidente Vito Bardi, continua con le sue immaginarie prospettive di grande sviluppo della Basilicata grazie ai soldi del petrolio: “Stiamo mantenendo le nostre promesse, con i proventi del petrolio iniziamo a creare sviluppo sostenibile e lavoro”. È evidente che questa maggioranza, non avendo una visione né una strategia chiara di sviluppo, si affida all’immaginazione e, ormai più spesso, alle allucinazioni.

E se provi a dire che il petrolio è solo tragedie e che le concessioni per lo sfruttamento delle acque minerali sono un regalo ai predatori delle nostre ricchezze, ti rispondono che sei un nemico dello sviluppo e dell’occupazione. Insomma, sei un imbecille datato. Come se la storia non avesse confermato che i nemici dello sviluppo e dell’occupazione sono proprio quelli che hanno governato la Basilicata dai tempi dei Borbone fino a oggi 2 luglio 2020.

Il presidente del Consiglio regionale, si conferma ogni giorno, Carmine Cicala, assolutamente inadeguato nel suo ruolo. È sempre più sofferente, vittima di se stesso e della sua scarsissima autorevolezza. Poverino ha appena dichiarato che “tenere conto delle tante sensibilità e colori politici diversi è complesso”. Prendiamo atto che non lo sapeva.

L’assessore alla Sanità, Rocco Leone, sventola da mesi i fogli bianchi di una proposta di riforma socio-sanitaria, anche questa frutto di allucinazioni e di desideri campanilistici che nulla hanno a che fare con la tutela del diritto alla salute. Intanto, la realtà, libera dagli allucinogeni, ci racconta fatti drammatici. La sanità in mano a direttori generali e dirigenti che i problemi li creano anziché risolverli. La riorganizzazione delle prestazioni, delle cure e dei ricoveri post-covid, è un caos calmo. I cittadini trattati come palle da ping pong senza il tavolo e senza rete. Tutti sanno che la sanità lucana è allo sbando, tranne l’assessore Leone.

Sul versante ambientale, mentre le compagnie petrolifere continuano a fare quello che vogliono, l’assessore ogni mattina annuncia un controllo o una richiesta di chiarimenti. Chiarimenti che arrivano puntuali: “tutto sotto controllo”. Gianni Rosa continua a recitare il ruolo di Zorro. A parte la maschera, i dubbi che sappia usare la spada e la frusta restano tutti. Ancora non sappiamo, a parte le note ufficiali della Total, che cosa stia accadendo a Tempa Rossa.

Siamo sempre punto e a capo. Per quanto tempo ancora questa regione sarà ostaggio dell’alternanza tra la padella e la brace? Quando anche le speranze di cambiamento finiscono in una pasticca allucinogena, il rischio di rassegnarsi all’arroganza del Potere, che sia mediocre e cialtrone, che sia cinico e calcolatore, è elevato. Quella frase, “tanto non cambia nulla”, è un’arma che ogni cittadino che la pronuncia punta contro se stesso. Ed è quello che vogliono: annichilirci per sfinimento.