Cia-Agricoltori: le aree rurali devono essere parte integrante di ogni progetto per la ripartenza

Le aree interne e montane, soprattutto per effetto della pandemia, stanno vivendo un momento d’emergenza specie in Basilicata

Le aree interne e montane, soprattutto per effetto della pandemia, stanno vivendo un momento d’emergenza specie in Basilicata dove quattro-quinti dei nostri comuni sono classificati in aree montane-interne. Dagli Stati Generali della Montagna è emersa la necessità di investire in modo cospicuo e mirato a favore delle politiche di coesione e sull’ammodernamento delle infrastrutture fisiche e sulla reale capillarità delle reti digitali fino a sanare il gap sull’ultimo miglio. A sostenerlo è la Cia-Agricoltori di Potenza e Matera sottolineando che nel Progetto “La Basilicata-il Paese che vogliamo” le aree svantaggiate rivestono un aspetto centrale da affrontare.

“La crisi economica che stiamo vivendo -ha commentato il vice presidente Mauro Di Zio- sta indebolendo indiscriminatamente le piccole come le grandi aziende e comunità, ma rafforza con tutta evidenza, la consapevolezza che non si possa procedere in ogni caso, in modo disgregato. Le filiere restano, soprattutto nel settore agricolo e agroalimentare una leva strategica unica per uscire da un’emergenza così impattante sul tessuto socioeconomico”.

“A tal proposito -ha precisato- abbiamo risorse importanti cui guardare come le nostre foreste, da rispettare e valorizzare. L’avanzare delle aree boschive sulla superficie agricola utilizzata, può farci ragionare sulla possibilità di creare economia dalla gestione delle foreste stesse, agevolando la nascita di rapporti di filiera per lo sviluppo dell’industria del mobile italiano puntando su legni pregiato e per la produzione di energia da biomassa”.

Poi il passaggio sulla gestione della fauna selvatica su cui Cia richiama l’attenzione da anni e tra le priorità rilevate dal progetto dell’organizzazione sulle aree interne. Questione portata sul tavolo di Via XX Settembre più e più volte con tanto di proposta Cia per una riforma della Legge 157 del 92. “Dopo il lockdown che ha lasciato animali selvatici liberi di circolare e fare danni -ha sottolineato Di Zio- la gestione della fauna selvatica è ora problema da affrontare inderogabilmente. A rischio la sicurezza e la convivenza soprattutto nelle località di montagna. Sul superamento della Legge del 92 assai datata, siamo disponibili a lavorare. Ripartiamo dall’ultima sentenza n°160/2020 della Corte Costituzionale che ha aperto alla possibilità, per tutte le Regioni, di seguire l’esempio delle Marche che con legge regionale aveva autorizzato gli agricoltori muniti di licenza di caccia a partecipare all’abbattimento di cinghiali all’interno delle proprie aziende”. “Bene -ha commento, inoltre, il vicepresidente di Cia, Mauro Di Zio- che sia stato deciso di tornare a riflettere con una nuova sessione degli Stati Generali dedicati alle aree montane, anche alla luce di scelte imminenti per il rilancio del Paese e tenuto conto dei piani nazionali legati al Recovery Fund. Le aree rurali devono essere parte integrante di ogni progetto per la ripartenza”.

Per questo i distretti del cibo e i distretti rurali sono importanti perché vanno verso la direzione della cooperazione e dell’integrazione tra le varie forze che vivono il tessuto sociale ed economico di questi territori. E’ chiaro che pensare che ognuno possa andare avanti per conto suo all’interno di un mercato globale diventa difficile, se però si comincia a fare sintesi, anche attraverso questi nuovi strumenti, integrando le forze del territorio, ecco che questa è l’unica arma per superare questo momento storico. Ma – sottolinea la Cia – i distretti vanno riempiti di contenuti ed infrastrutturati.