Ospedale San Carlo, lavoratori in assemblea

Promossa da Fials, Fsi, Usb e Nursind per discutere della vertenza fasce e della carenza di personale

L’assemblea dei lavoratori del San Carlo convocata per domani, 14 luglio 2020, dalle 8 alle 11, è promossa da Fials, Fsi, Usb e Nursind. Si terrà all’auditorium dell’ospedale per affrontare due questioni centrali come la vertenza fasce e la carenza di personale.

Si tratta di due facce della stessa medaglia- spiegano i sindacati-, la condizione di profondo stress e frustrazione in cui da tempo vive gran parte del personale ospedaliero e da cui non si vedono vie di uscite per un atteggiamento di totale chiusura da parte della direzione aziendale.

La recente assegnazione della progressione economica orizzontale ha lasciato delusione e malcontento tra tanti lavoratori che ancora una volta hanno subito le conseguenze dell’accordo che Cgil Cisl e Uil prima hanno siglato per poi accorgersi che i criteri adottati erano sbagliati. Errori a cui ora è difficile porre rimedio.

Tant’è che, confermando le perplessità da noi espresse- proseguono le organizzazioni sindacali- il collegio Sindacale ha bocciato la proposta emersa nell’incontro di inizio luglio sull’allocamento di nuove risorse per far scorrere la graduatoriaCon l’inizio del periodo ferie la strutturale carenza di organici in alcuni reparti particolarmente stressanti (dalla geriatria all’Utin, per restare a due dei casi oggetto in queste settimane di iniziative specifiche) oltre al Presidio Ospedaliero di Melfi rischia di precipitare in una situazione fuori controllo.

Da mesi le sigle autonome denunciano le carenze di organico che determinano disagi per i pazienti e i cittadini utenti ai quali non possono essere assicurati gli ottimali livelli di Assistenza.

Nei reparti e nei Servizi, vi sono difficoltà a garantire turni stabile con infermieri e Oss sufficienti a garantire un buon andamento delle pratiche quotidiane e dei protocolli assistenziali. Per altro, in particolare, la mancanza di Oss costringe sistematicamente gli infermieri a svolgere compiti che non competono per rispondere ai bisogni essenziali dei pazienti. Questo demansionamento sistematico, oltre a violare le norme, produce rischi per la salute fisica e mentale dei dipendenti chiamati a un lavoro dequalificato e a cui non sono addestrati.

Ora il rischio concreto è la chiusura e gli accorpamenti di reparti che già da mesi sono a mezzo servizio. Le organizzazioni sindacali hanno lanciato l’allarme in tempi non sospetti, ora lo diciamo con estrema preoccupazione. Sarebbe un’ulteriore beffa -concludono-a danno di tutti gli Operatori Sanitari, già provati da sovraccarico e ulteriori motivi di stress, quale quello dell’emergenza Covid-19, un altro caso in cui a mirabolanti attese di incentivi e premi ha fatto seguito una realtà desolante e misera, con Regione e aziende decise a cavarsela con una manciata di fave, secche.