Coronavirus, il Garante dell’Infanzia scrive alla Regione: test meno invasivi sui bambini

Sarebbe opportuno un piano regionale che prevedesse altre modalità di verifica della positività di Covid-19 per queste fasce di età in alternativa al test rinofaringeo

L’imminente riapertura dell’anno scolastico pone il problema, da un lato, del rientro a scuola in sicurezza e, dall’altro, di prevedere per i bambini a test il meno invasivi possibile.

In base ai protocolli sanitari adottati i bambini non potranno andare a scuola se la temperatura corporea supererà i 37,5 gradi. Dopo tre giorni di assenza verranno riammessi in classe solo dietro certificato del pediatra che compilerà l’autorizzazione dopo l’effettuazione del tampone.

Ma un po’ di raffreddore o qualche linea di febbre su un bambino piccolo possono essere considerati sintomi del Coronavirus?

Un bambino in età da nido o all’asilo in un anno scolastico può prendere un raffreddore a settimana, oltre a varie influenze intestinali, faringiti, febbre da denti, ecc.

Ciò significherebbe sottoporre i bambini ad analisi invasive per un raffreddore o qualche colpo di tosse.

In Lombardia, nella prima settimana di lezione, la positività accertata è stata del 6 per 1000, con sottoposizione ad esame di quei casi con sintomi poco rilevanti anche se compatibili con la malattia da Covid-19.

Sarebbe opportuno un piano regionale che prevedesse altre modalità di verifica della positività di Covid-19 per queste fasce di età in alternativa al test rinofaringeo.

La Regione Lazio è intenzionata, ad esempio, a sostituire i tamponi con i test salivari, più rapidi e meno invasivi e traumatici per i bambini.